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Davvero Nainggolan vale sessanta milioni?

È un altro caso Higuain, a quella cifra va impacchettato e portato a Milano sponda Inter. Il teorema del prezzo giusto di Monchi (e quindi della Roma)

Davvero Nainggolan vale sessanta milioni?

Un altro caso Higuain

Se il principio guida di Monchi è vendere e acquistare a un prezzo congruo – o, se volete, al televisivo prezzo giusto – di fronte alla presunta offerta dell’Inter di 55-60 milioni, bisogna prendere Radja Nainggolan, improfumarlo ben bene, acquistare uno scatalone con un bel fiocco e portarlo fino alla Pinetina a piedi. L’affare del secolo. In concorrenza con quello di Gonzalo Higuain per 90 milioni. Non tutti al Napolista sono d’accordo, le voci dissonanti avranno la loro tribuna. Nainggolan a sessanta milioni di euro è una rapina, un furto con destrezza, è la rapina al treno Glasgow-Londra. La Juventus lo scorso ne ha spesi la metà per Pjanic.

Un’offerta che non si può rifiutare

Impossibile rifiutare una simile offerta. Per un calciatore che piace a tanti, che quest’anno ha segnato undici reti in campionato ed è andato per la prima volta in doppia cifra. Un cagnaccio che ha anche qualità, non c’è dubbio. Anche un calciatore che fin qui non ha mai vinto nulla. Né con la Roma (non proprio una squadretta) né con la Nazionale (anche in questo caso, non una squadretta). Transfermarkt lo valuta quaranta milioni di euro. PlayRatings 35 milioni scarsi.

Il ritorno di Milano

E quindi eccoci al teorema Monchi. Il punto è il rapporto qualità/prezzo. Come per Higuain. Higuain è un signor centravanti, lo sappiamo. Ma a novanta milioni va venduto. E meno male che c’era la clausola, altrimenti De Laurentiis non avrebbe mai potuto venderlo. Anche Nainggolan è un ottimo centrocampista. Ma francamente quaranta milioni sono decisamente ben pagati. Sessanta sono un prezzo rischioso. Molto rischioso. L’Inter mette sul tavolo l’intera stagione. Fa capire che comincia a sentire il fiato del Milan sul collo. E, allargando il ragionamento, si potrebbe cominciare a parlare del ritorno di Milano. A quel punto, Monchi e la Roma sarebbero con le spalle al muro. E con un bel gruzzolo in cassaforte.

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