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La vera notizia (anche per Napoli) è che Milano è tornata

L’auspicio di Tavecchio si sta concretizzando. Una città in fermento e in evoluzione, attira gli investitori stranieri. Il Napoli resta più forte sul campo, ma in prospettiva…

La vera notizia (anche per Napoli) è che Milano è tornata
Piazza Gae Aulenti, a Milano

Da Higuain a Bonucci

A una prima lettura, l’estate calcistica del 2017 segna la rivincita del Napoli e dei suoi tifosi. Un anno dopo, la Juventus si trova a vivere le stesse sensazioni provate in città per la fuga di Higuain. E reagisce in malo modo. Auguri di morte al figlio di Bonucci, insulti alla moglie. Insomma quel triste armamentario che ben conosciamo. I social trasformati in sfogatoio, con l’aggravante che al tifoso pare che tutto possa essere concesso.

È quasi una lezione di vita per chi, di questi tempi, lo scorso anno pontificava sugli eccessi della piazza di Napoli. In più, dettaglio non trascurabile, il Napoli di De Laurentiis realizzò l’affare del secolo: vendere Higuain alla Juventus per novanta milioni di euro. Bonucci, bandiera dei bianconeri nonché difensore più forte d’Italia, svenduto al Milan per meno della metà.

L’auspicio di Tavecchio

Ma questa prima lettura può essere archiviata. E passare alla seconda, ahinoi più interessante e probabilmente con conseguenze più durature. Come in maniera inconsueta augurato dal presidente della Federcalcio Tavecchio, Milano è tornata. Al momento, ed è una sorpresa visto quel che avevamo letto fino a qualche settimana fa, è tornata soprattutto la Milano rossonera. Il Milan dei cinesi, e soprattutto del Fondo Elliott, è l’assoluto protagonista di questo calciomercato. In Italia come in Europa.

Scrive stamattina sul Corriere della Sera Mario Sconcerti (che ha preferito concentrarsi sul Milan e glissare sulla Juventus) che «l’acquisto di Bonucci è stato come un grido, una chiara volontà di potenza per ufficializzare a se stessi, alla città e alla squadra, che il Milan è tornato alla vecchia dimensione. E alla sua efficienza». Milano è tornata. E leggendo i retroscena, sembra difficile che possa dissolversi rapidamente. Potranno sparire i cinesi, ma alle spalle c’è il Fondo Elliott che considera questa campagna acquisti alla stregua di un investimento. Domani sarà più facile piazzare un club con Donnarumma, Bonucci e magari Belotti  invece che una squadra con Lapadula, De Sciglio e Kucka.

Il declino delle vecchie famiglie milanesi

Milano in questi anni è cresciuta molto. Sì, ha vissuto il declino delle storiche famiglie, come i Moratti, i Berlusconi, potremmo aggiungere i Ligresti (milanesi acquisiti). Nel frattempo, però, ha consolidato il proprio ruolo di una città realmente europea d’Italia. Milano è un cantiere, come lo sono le città tedesche. Quelle città in cui la progettazione del proprio futuro non si ferma mai. Basta farsi un giro in piazza Gae Aulenti il simbolo della nuova Milano, a due passi dall’Isola e dalla casa natia di un certo Silvio Berlusconi. Qualche tempo fa lì erano sterpaglie, case occupate e baracche dei rom. Ora è un biglietto da visita della città e dei suoi principali istituti di credito.

Gli investitori stranieri guardano a Milano

Non è un caso che grandi gruppi stranieri, come Suning e il Fondo Elliott, abbiano guardato a Milano per i loro investimenti nel pallone italiano. Nemmeno a Roma, dove Pallotta e gli americani non convincono del tutto e per ora somigliano più a una versione riveduta e imbolsita di Alberto Sordi. È Milano la capitale d’Italia. È Milano che devi conquistare se vuoi farti notare. Il resto d’Italia, almeno Roma e Napoli, è fondamentalmente immobilismo. A Napoli stiamo ancora a emozionarci per la firma sul progetto Bagnoli (non c’è nulla di concreto), ventitré anni dopo. E a discutere velleitariamente di un progetto per lo stadio che è stato accantonato da un giorno all’altro senza che nessuno dicesse nulla, tranne allusioni da ascensore.

Calcisticamente, Milano ha vissuto anni bui. Che poi hanno coinciso con lo strapotere della Juventus. E non è un caso che proprio uno scippo alla Juve ha decretato il definitivo salto di qualità, almeno nell’immaginario, del Milan. Non stiamo parlando di campo. Sul campo, al momento, il Milan è ancora dietro. Ma ruba la scena. Si impone. E decreta la fine di un periodo e l’inizio di un altro.

Il piccolo Napoli contro i giganti

Un periodo in cui il Napoli di De Laurentiis sembra un asino in mezzo ai suoni. Una piccola-media impresa ha i suoi vantaggi. Non sarà mai affetta da gigantismo. E ha già dimostrato di farsi valere. Sul campo, il Napoli resta la seconda favorita per lo scudetto. Ha la squadra più organizzata, il gruppo più affiatato, il gioco più armonioso e ormai metabolizzato. Ma non ha né i grandi capitali né alle spalle una città in grado di attrarne. Né tantomeno un apparato mediatico in grado di competere. Anche perché Napoli è quasi sempre rivolta a sé stessa, incapace di fare squadra e orchestrare un’azione di alleggerimento.

Oggi il figlio di De Laurentiis, Luigi, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport in cui ha annunciato una app che consentirà ai tifosi del Napoli di vivere più a stretto contatto con i loro beniamini. È un passo. Vedremo. Gli altri, ad esempio, hanno già, e da tempo, un canale tematico che funziona H24. Il Napoli deve curare sempre di più e meglio i dettagli. E provare a guardare e a parlare anche oltre Napoli. Ad avere uno sguardo più ampio per vedere e capire come sta cambiando il mondo, anche quello del calcio. Altrimenti saranno dolori. I giganti si stanno risvegliando.  

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