Dopo aver consolidato la prassi del contatto con gli agenti prima che con il club proprietario dei cartellini, Marotta invita a «calmierare questi professionisti».

Le parole alla Gazzetta
Suona strano, l’ammonimento di Beppe Marotta sulla Gazzetta dello Sport. L’ad della Juventus interviene sul caso della settimana, o comunque su un argomento correlato. Da Donnarumma ai procuratori in senso generale, il passo è breve. E quello degli agenti è una vera e propria giungla, anche se rigogliosa nel senso di ricchissima: come riporta proprio la rosea, «tra il 2013 e il 2016, sono stati spesi 1,1 miliardi di dollari per le commissioni agli agenti nei trasferimenti internazionali monitorati con il TMS (Transfer Matching System), e in quell’arco di tempo i club italiani hanno sborsato 256 milioni di dollari, meno solo dei club inglesi (361)».
Marotta parla proprio di questo, e lancia un allarme: «Quando una società si trova a confrontarsi con altre concorrenti, soprattutto con le big europee, giocoforza è costretta ad accettare richieste fuori da ogni logica. Bisogna calmierare il ruolo di questi professionisti, che sono seri ma anche molto esosi».
Parole condivisibili, certo. Ma perché suonerebbero strane? È presto detto: perché la Juventus segue la prassi, oramai consolidata, di contattare prima gli agenti e poi i club. Lo ha scritto La Stampa, non è che ce lo stiamo inventando noi. Poi lo sappiamo anche per esperienza diretta, il caso Higuaìn e il lavoro a braccetto con Nicolas, fratello e agente di Gonzalo. Lo abbiamo visto con Raiola e Pogba, in senso inverso. Come dire: che questa cosa la dica un importante dirigente di Serie A, ci sta. Ci può stare. Che lo dica Marotta, proprio Marotta, fa un effetto un po’ straniante.