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In attesa di un santo patrono, a Scampia un ambulatorio medico grazie al volontariato

Paipais, 36 anni, di origine greca, presidente di municipalità: «Mancano il lavoro e i soldi, il Parco delle Colline è ancora chiuso, senza volontariato che faremmo?»

In attesa di un santo patrono, a Scampia un ambulatorio medico grazie al volontariato

A cosa servono le Municipalità?

«Dopo dieci mesi di presidenza, mi sono reso conto che le Municipalità non hanno ragione di esistere. A Napoli non è mai stato avviato un vero processo di decentramento. Siamo enti inutili, quindi, condannati all’inerzia. È questo che si vuole»?

Poche ma sentite parole che si possono ancora sintetizzare: diamoci una mossa o chiudiamo baracca. Se poi a pronunciarle è un ragazzo di trentasei anni, greco di origine ma napoletano per nascita e per sentimento, acquistano più significato. Diventano denuncia. Apostolos Paipais, trentasei anni, ingegnere come il padre Volos che venne a Napoli per studiare al Politecnico, è presidente di Scampia dal luglio scorso: per la statistica è un pivello ma mostra di avere le idee chiare.

«Scampia sembra diventato il crocevia del mondo»

Subito dopo essersi insediato, per dirne una, si è messo in aspettativa («Non si possono servire due padroni») e qualche giorno fa ha scritto al premier e a Cantone chiedendo che venga nominata una commissione che vigili sul modo con cui verranno spesi i soldi che verranno per l’abbattimento delle Vele e la definitiva sistemazione della città-quartiere che si è liberata della piazza di spaccio, ma non sa cosa farà da grande.

Troppa carne a cuocere, Scampia sembra essere diventato il crocevia del mondo, ma il fuoco del progetto non è stato acceso, le idee sono tante ma nessuna decolla e manca principalmente il lavoro. I quartieri tutt’intorno, poi, stanno addirittura peggio del nostro con il rischio di dover fare i conti, di qui a poco, con il problema della periferia delle periferie.

Il volontariato

E già da solo questo è un argomento che dovrebbe obbligare la politica a fare un passo indietro e a interrogarsi sul ruolo e sulle regole del gioco. Dal basso, però, si può fare poco. «Nelle condizioni in cui siamo – si è detto Apostolos cresciuto nell’orbita del centrosinistra ma sempre più critico verso la politica – l’unica è tentare di rimboccarsi le maniche e fare qualcosa da soli». E qualcosa ha fatto ispirandosi alla cultura dell’associazionismo (Unicef e Club Leo a Ponticelli) alla quale si è formato: «Scampia, dice, si tiene in piedi grazie al sudore del volontariato, ma dobbiamo fare rete e creare situazioni che favoriscano lo sviluppo e il miglioramento del livello di efficienza dei servizi fondamentali».

“La Napoli che vorremmo”

La salute, innanzitutto, e in questo settore è pronto un annuncio importante del presidente: «Sono disponibile a concedere alcuni locali della Municipalità, a Scampia o a Ponticelli per ospitare degnamente il servizio medico che ci è stato offerto da un pool di professionisti in pensione e pronti a dare una mano. Siamo pronti a partire».

Accanto a noi, ad ascoltare, c’è il chirurgo Gianni de Lisa, quaranta anni di esperienza e negli ultimi tempi responsabile del pronto soccorso dell’ospedale, che ha tenacemente inseguito questa possibilità. «Ho bussato a tante porte, ho scritto decine di volte al sindaco De Magistris, sono stato anche ricevuto e ho incassato promesse mai mantenute e risposte sempre evasive e infastdite. Ringrazio, quindi, il presidente di Scampia che ci dà la possibilità di dare un senso compiuto alla nostra associazione alla quale abbiamo dato un nome significativo: la Napoli che vorremmo. Siamo pronti a partire con i servizi di medicina generale, cardiologia e diabetologia e se le cose andranno per il verso giusto potremo effettuare anche un censimento delle persone che hanno bisogno di assistenza a casa. È molto importante e, quel che conta, l’impegno non ci spaventa».

Apostolos prende atto e conferma: «Faremo un protocollo d’intesa con i Lions e il servizio avrà, all’inizio, cadenza quindicinale». Che è quasi un sogno perché si affiancherebbe al lavoro preziosissimo della struttura messa in piedi con grande abnegazione da padre Valletti e dal presidio dei gesuiti di Scampia.

L’Auditorium De Andrè

Le buone intenzioni, tra l’altro, non si fermano qui e si dà grande importanza al contributo delle attività culturali. «Abbiamo ottenuto dopo cinque anni l’agibilità definitiva dell’Auditorium Fabrizio De Andrè, grazie all’interessamento dell’assessore Nino Daniele, e finalmente può partire il progetto di integrazione con il Teatro dell’Area Nord (Tan) che già tanto bene ha operato». Diciamo al presidente che le associazioni presenti sul territorio vorrebbero una presenza più costante e ravvicinata della Municipalità e Apostolos mostra di esserne consapevole.

«È vero – dichiara -, sono in tanti a protestare e hanno tutti ragione, pensi che con tanto spazio a disposizione non ho un fazzoletto di terra da destinare agli allenamenti di Anna Carrasco campionessa mondiale di tiro con l’arco e non riusciamo ad ottenere che venga riaperto a Chiaiano il parco delle Colline che è un’oasi meravigliosa dove il 16 e 17 giugno celebreremo la festa delle ciliegie alla quale tutti i napoletani sono invitati».

Manca un santo patrono

Apostolos, come abbiamo detto, ha le idee chiare ed è pronto a dare battaglia. «Abbiamo invitato ventidue aziende ed abbiamo chiesto di investire nel territorio di Scampia. Aspettando l’Università, però, dobbiamo muoverci perché i giovani chiedono con sempre più insistenza: dopo la scuola cosa faremo»?

Vuole dirci che Scampia non ha santi in paradiso. «Ecco, è proprio così. Vorrei incontrare il cardinale Sepe e chiedergli di nominare un santo protettore della nostra municipalità, spero che mi accontenti altrimenti continueremo ad andare avanti, come ha scritto il Napolista, aggrappandoci a San Ghetto martire». Eminenza, la parola a lei.

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