Luinedì sarà testimone al processo penale “Alto Piemonte”, poi all’Antimafia e il 26 al via il processo sportivo. Mentre Michele Uva guida il pensiero del Palazzo sportivo
Il processo sportivo si apre il 26
Nessuno che si indigna, che denuncia, che sollecita interventi censori. Il «grande insabbiatore» è all’opera per condizionare l’esito del processo che si apre il 26 maggio. A marzo, Michele Uva, direttore generale della Federcalcio, aveva attaccato la Procura federale e l’Antimafia. Una offensiva mai smentita e che ancora oggi sta portando si suoi frutti.
E intanto si avvicina il giorno del processo, della prima udienza davanti ai giudici sportivi. Il presidente della Juve, Andrea Agnelli, è uno degli imputati che dovranno difendersi e che rischia la sospensione della carica per almeno un paio d’anni. È il processo per i rapporti della società con gli ultrà della curva, con gli esponenti della criminalità organizzata e della ‘Ndrangheta.
Lunedì 15 sarà sentito al processo ‘ndrangheta
È una settimana di via Crucis per Agnelli, quella che si apre lunedì quando, nell’aula del Gup del Tribunale di Torino, dovrà rispondere alle domande del giudice, dei legali degli indagati, della pubblica accusa. Successivamente sarà sentito dalla commissione Antimafia che indaga sul calcio e la mafia. Infine, il 26 maggio la prima udienza davanti ai giudici sportivi.
La linea della Figc tracciata da Uva
Dunque per il Direttore generale della Figc Michele Uva questa inchiesta «non fa bene né al calcio né all’Italia». «Si sta facendo un processo mediatico. Occorre che la giustizia ordinaria faccia il proprio corso con la massima serenità». Velatamente, il dirigente federale attacca la Procura federale del prefetto Giusepppe Pecoraro, colpevole di aver voluto imbastire un processo mediatico. È la stessa accusa che Uva rivolge alla presidente dell’Antimafia, a Rosy Bindi: «Mi sembra che Antimafia stia facendo un processo molto mediatico e questo non fa bene né a, Calcio né tantomeno all’Italia. C’è un’attività della Procura federale dove sono state violate delle norme».
La Juventus muove le sue pedine
Ecco l’Uva pensiero: «Penso che i problemi dell’Italia e dell’Antimafia dovrebbero essere rivolti verso attività ben diverse da quella dei biglietti a una curva». Più realisti del re, i tifosi della Juve che ricoprono cariche istituzionali, federali, sportive, non hanno alcun ritegno a essere imparziali. Di fronte a dei magistrati che dovranno pronunciarsi con una sentenza e a una commissione parlamentare d’indagine, i vertici del calcio fanno quadrato per difendere Andrea Agnelli. Una vergogna.