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Juventus ultras ndrangheta: il club conosce l’articolo 12 codice giustizia sportiva, perciò si agita

L’attacco di Uva e dei parlamentari juventini rendono bene il clima di nervosismo. Basta leggere il codice per capire di cosa stiamo parlando.

Juventus ultras ndrangheta: il club conosce l’articolo 12 codice giustizia sportiva, perciò si agita
Andrea Agnelli

Il disperato attacco di Uva

Un colpo al cuore. Un  scricchiolio sinistro che racconta di uno smottamento che rischia di travolgere il castello. Ecco perché i cortigiani hanno fatto una chiamata alle armi brandendo il vessillo della Juventus, inviolabile e intoccabile. Se dovesse cadere per mano di un “Prefetto Mori” della giustizia sportiva, il procuratore federale Giuseppe Pecoraro, non si salverebbe più nessuno.

Che impressione quel campanello sinistro che ha portato venerdì un disperato attacco del Direttore generale della Federcalcio, Michele Uva, che ha lanciato un avvertimento: non trovando parole sagge da dire, se ne è uscito censurando l’Antimafia che non dovrebbe occuparsi di vendita di biglietti di calcio. E i politici tifosi della Juve, hanno diversificato gli obiettivi dell’attacco prendendo di mira anche il procuratore federale Pecoraro.

Segnali della fine di un Impero, o reazione aggressiva e determinata di un mondo che mal sopporta incursioni di contropoteri che lottano per il ripristino del principio di uguaglianza e legalità?

L’articolo 12 del codice della giustizia sportiva

Impressiona che questa campagna per il potere faccia carta straccia della giustizia sportiva buttando nello sversatoio delle nefandezze il Codice della giustizia sportiva aggiornato nel luglio del 2014. Recita l’articolo 12 che si occupa della prevenzione di fatti violenti: «Le società sono tenute all’osservanza delle norme e delle disposizioni emanate dalle pubbliche autorità in materia di distribuzione di biglietti di ingresso, nonché di ogni altra disposizione di pubblica sicurezza relativa alle gare da esse organizzate».

Ma soprattutto, secondo le norme della giustizia sportiva, alle società «è fatto divieto di contribuire con interventi finanziari o con altre utilità alla costituzione e al mantenimento di gruppi, organizzati o non, di propri sostenitori, salvo quanto previsto dalla legislazione statale vigente».

Hanno riflettuto i dirigenti che hanno intrattenuto i rapporti con la curva infiltrata dalla ndrangheta nella gestione di pacchi di biglietti? «Ai tesserati è fatto divieto di intrattenere rapporti con esponenti e/o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società».

Cosa interessa alla giustizia sportiva

Le intercettazioni telefoniche (e non solo, c’è la dichiarazione pubblica dell’avvocato di Rocco Dominello) inchiodano il presidente della Juve e i suoi dirigenti ad aver avuto rapporti e incontri con gli esponenti ritenuti dalla Procura di Torino vicini alle cosche della ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro. Paura? Motivi di lucro? Scelta politica per ottenere la garanzia che la curva non creasse problemi di ordine pubblico? Motivi indicibili? Per la giustizia sportiva tutto questo non interessa. Il suo credo ė scritto nell’articolo 1 bis del Codice: «Tutti devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva».

Che venga da Nord che ha fatto e disfatto campionati, il segnale dello smottamento di un sistema ė soltanto l’inizio di un processo di liberazione che vede squadre del profondo Sud, come il Napoli, poter dimostrare di avere le carte in regole. Ma proprio per questo lo scontro sarà aspro.

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