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Gegè Maisto il giornalista che ha narrato Dennerlein e gli Abbagnale

Lutto nel mondo del giornalismo. Si è spento a 94 anni. Cronista sportivo, arbitro di pallanuoto e soprattutto uno sportivo

Gegè Maisto il giornalista che ha narrato Dennerlein e gli Abbagnale
Gegè Maisto

Cronista sportivo a tutto campo

Carissimo Gegè, voglio salutarti raccontando quello che mi è capitato ieri mattina, poche ore prima che tu decidessi di lasciarci più soli. Abitiamo a pochi metri di distanza, in via Caravaggio, venivo spesso a cercarti oppure ci incontravamo alla fermata del 181 e tu avevi sempre le mani impegnate dalle buste della spesa, c’era come una tacita intesa tra di noi, ma ieri, di colpo, questo incantesimo si è rotto. E non riesco a darmene pace. All’altezza del piccolo bar dove tu, appesantito dagli anni (94) e dagli affanni, eri solito trascorrere gran parte della mattinata coccolato da tutti, ho detto a mia moglie Maria Teresa: «Sono preoccupato, non vedo Gegè da troppo tempo».

Non ti vedrò più, Gegè Maisto, ma ti avrò sempre nel cuore. E con me tutti i napoletani che in sessanta anni hanno imparato a frequentare la tua firma, che si parlasse della Pattison, della quale sei stato il massimo esperto, o dei fratelloni di Castellammare di Stabia che hai fatto conoscere al mondo o di Fritz Dennerlein l’airone che hai accompagnato nel suo splendido volo. Sei stato un cronista sportivo a tutto campo e a tutta piscina. Una razza ormai estinta. E sei stato un arbitro di pallanuoto molto stimato dagli appassionati di questo sport bellissimo ma difficile da “vedere” perché in larga parte giocato sotto il pelo dell’acqua.

Arbitro di pallanuoto

Tu, invece, vedevi tutto e poi regalavi un sorriso al giocatore espulso. Nessun atleta ti ha mai “odiato”, sapevamo che i tuoi fischi erano onesti; lo capì anche il cronista che ti abbracciò quando lo mandasti fuori campo durante un torneo amatoriale nello specchio d’acqua del bagno Leonelli a Sorrento. Tanto tempo fa, quando la pallanuoto era molto più a misura d’uomo, l’ideale per un arbitro che non ha mai amato vestirsi d’autorità. Sessanta anni sempre all’ombra della stessa testata che hai frequentato fin quando ti è stato possibile. Ora hai deciso di andartene lasciando nella disperazione tua moglie e le vostre due figlie alle quali va tutto il nostro affetto. Doveva accadere, ma si fa fatica ad accettarlo.

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