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La vergogna dei finti giornalisti sportivi imparziali (e di Tavecchio triste a San Siro)

Discettano facendo finta di essere super partes e invece sono tutti tifosi. Ci vorrebbe il Manuale Cencelli del giornalismo sportivo. E anche un presidente della Federcalcio imparziale

La vergogna dei finti giornalisti sportivi imparziali (e di Tavecchio triste a San Siro)

Meglio di Buster Keaton

E chi la dimentica quella espressione. Una maschera. Meglio di Buster Keaton ai tempi del cinema muto. Prendete un «cummenda» milanese di una certa età. Bassino e un po’ tarchiato. Completo grigio e pastrano di ordinanza. Accompagnato con la moglie. Pausa tra primo e secondo tempo. Tribuna super vip (grazie assai all’amico che ci ha concesso di sederci nell’Olimpo milanese). Dunque il «cummenda» rientra dalla pausa, fa per sedersi quando scorge un paio di file di poltrone indietro una batteria di persone note. Il nostro alza gli occhi al cielo, contrae i muscoli della faccia paciona. Come un atto di condoglianze, del tipo «Signore mie che disgrazia ci è capitata».

Eppure Tavecchio rappresenta tutti

Può starci che Il nostro signore di mezza età (che ricorda il tipico del Signore di mezza età di Marcello Marchesi, tv anni Sessanta) fosse triste, visto la performance dei suoi amati giocatori dell’Inter. Peccato che attualmente Carlo Tavecchio, è lui il «cummenda», ricopra la carica di presidente della Federcalcio e dovrebbe rappresentare tutte le società e squadre.

Insomma, lunga vita all’ipocrisia del calcio? Prendete la mia categoria, i giornalisti. Vergognosi, ipocriti, faziosi. Io, a differenza di tanti maestri della deontologia professionale, non ho mai creduto ai giornalisti modello anglosassone. Ovvero quei giornalisti imparziali, freddi, professionali che di fronte anche a una catastrofe, a una strage rimangono impassibili.
Per dirla tutta, noi giornalisti possiamo essere di parte ma a condizione di non essere faziosi. Cioè di piegare la realtà ai propri convincimenti.

Ci vorrebbe il manuale Cencelli per i giornalisti sportivi

Tirate il fiato e pensate a tutti quegli scienziati che discettano di calcio e guadagnano ville al mare quante ne vogliono. Sono tutti tifosi. Che vergogna ieri sera. Non farò nomi per non rischiare querele, ma quei deficienti che continuano a offendere la verità? Ne vogliamo parlare?
Sarebbe molto più onesto, per esempio, che la Rai applicasse il Manuale Cencelli per i giornalisti sportivi.
Diciamo subito che fino alla Prima Repubblica, un quarto di secolo fa, i giornalisti Rai erano lottizzati dai partiti. Meglio dire una parte sennò la categoria si offende. Poi sono stati assunti i lottizzati delle scuole di giornalismo (altro bubbone purulento).

Napoli non è mai rappresentata in tv

Tenetevi. Propongo ufficialmente al Presidente della Rai Monica Maggioni di nominare Carlo Alvino conduttore della Domenica Sportiva. Ah già dimenticavo il manuale Cencelli. Va spiegato a chi non mastica di politica e di Prima Repubblica.
Massimiliano Cencelli era un funzionario della Democrazia Cristiana che nel 1967 inventò il Manuele del bilancino delle nomine e dei posti da segnare nella politica, nella economia, nelle istituzioni sulla base del potere di rappresentanza delle proprie correnti.

Finora, Tavecchio docet, tutto, nel mondo del calcio, è «nordcentrico», torinese e milanese soprattutto. A mo’ di risarcimento per riequilibrare la dittatura juventina e milanese, è legittimo chiedere un posto di rappresentanza da parte di un giornalista tifoso del Napoli alla guida della trasmissione ammiraglia del calcio televisivo. Che Il Napoli arrivi secondo o terzo ė ininfluente.
Il Manuale non si potrà applicare alle televisioni private. Che Sky si tenga i suoi Bergomi e Mauro e Ilaria, la moglie di Buffon. Sarà il mercato a decidere chi premiare.

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