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Real-Bayern ci dice tanto sulla forza e sulla percezione dell’arbitro, in Europa e in Italia

Zidane, a fine partita, ha sostenuto (da vincitore) che «l’arbitro ha condizionato il risultato». Mentre i direttori di gara italiani sono i più designati per match internazionali.

Real-Bayern ci dice tanto sulla forza e sulla percezione dell’arbitro, in Europa e in Italia

La notte del Bernabeu

C’è da restarci male sul serio, riguardando la sintesi di Real Madrid-Bayern Monaco. A prescindere dalla propria fede calcistica. C’è da restarci male proprio per il gioco, per quella sorta di tradimento perpetrato ai danni di quel campo che dovrebbe essere unico giudice. E che, invece, finisce per essere legato a summa di episodi, spesso controversi. L’arbitro ha letteralmente influenzato la partita. Non ce lo dicono i tweet di Piqué (che fondamentalmente non è neutrale), Ballack, Gullit o Dirk Nowitzki. Non ce lo dice la reazione comunque moderata, da signore, di Carlo Ancelotti a fine partita. Ce lo dice Zinedine Zidane, proprio lui. Nelle interviste del postgara, il tecnico francese spiega semplicemente che «l’arbitro ha influenzato la partita». Non scende nello specifico perché non è il suo stile, ma una prima ammissione di questo genere vale già qualcosa. Anzi, vale già tanto.

Il tema è importante, forse decisivo. Ancelotti ha parlato di moviola in campo, potrebbe essere un punto.  Ieri sera, secondo la politica della Var – quella di intervenire solo in episodi che determinano il risultato o un’espulsione -, si sarebbero potuti ribaltare tutti gli strafalcioni regolamentari di Kassai. Il rosso a Vidal sarebbe stato evitato, così come gli offside sui gol di Ronaldo e l’autogol di Sergio Ramos. Dimentichiamo qualche altro episodio sparso, ma avete capito che il discorso non è l’enumerazione degli errori. Ma l’incidenza di questi su una partita tanto importante.

Italia

Un altro punto da sottolineare è quello che Luca Marelli – ex arbitro italiano e punto di riferimento sui social per le interpretazioni commentate del regolamento – porta avanti da un po’, a mo’ di battaglia: la forza degli arbitri italiani. La loro preparazione e le loro prestazioni, soprattutto in rapporto alle prestazioni internazionali dei colleghi europei. Su otto partite dei quarti di finale, tre sono state dirette da un fischietto italiano. Si tratta di Rizzoli, Orsato e Rocchi. Certo, in questo senso aiuta (perché è statisticamente rilevante) il fatto che ci sia un solo club italiano qualificato al turno della competizione. Ma allo stesso modo, ci sono solo un club francese e uno inglese. E nessuna delle otto sfide dei quarti è stata affidata a un fischietto di quei paesi. Agli ottavi, altro esempio. Due squadre italiane (con il Napoli), due squadre inglesi e due francesi. Eppure tre match su sedici sono stati affidati a direttori di gara italiani, mentre il solo Atkinson (inglese) è stato designato per arbitrare una partita.

Ovviamente, non ne facciamo una questione di scuola arbitrale. Nel senso: ci sono sempre stati arbitri espressioni di sistemi calcistici non molto avanzati nei risultati. Il problema non è questo. Riguarda la percezione degli arbitri italiani in Europa. Che, statistiche alla mano, sono i più considerati e designati. I migliori, per dirla velocemente. Quando poi, in Italia, subiscono continuamente critiche di dimensioni colossali. Come dire: realismo, senso della misura. È quello che manca.

Un primato

Certo, gli arbitri di Serie A dirigono in maniera diversa in Europa. C’è un altro metro, c’è un’altra applicazione del regolamento. Magari c’è anche meno condizionamento, o forse c’è lo stesso condizionamento a “privilegiare” i più forti nel dubbio. La verità statistica, però, sottolinea che i nostri fischietti sono tra i più precisi e puntuali quando c’è da dirigere un match europeo. Lo scandalo avviene sempre altrove, proprio mentre in Italia chiediamo moviola in campo per le finali di Coppa Italia e arbitri stranieri. Insomma, è una situazione paradossale.

L’Italia, parlano i numeri, produce ancora dei buoni arbitri. Lo dice l’Europa, che guarda al nostro bouquet di direttori di gara con grandissima insistenza. Lo dicono gli arbitri degli altri, sempre più spesso al centro di scandali clamorosi davanti alla vastissima platea della Champions. Real-Bayern, l’amaro in bocca che ne deriva, potrebbe rappresentare un turning point per la questione arbitrale. Troppo grande il caos, troppo grandi gli errori. Vedremo se la Uefa prenderà dei provvedimenti. Intanto, in Italia dovremmo cominciare a guardare al di là del proprio naso. Per renderci conto di quale sia la realtà. Quello dei nostri arbitri non è un mondo perfetto, o esente da errori. Ma rappresenta una luce a livello internazionale. È innegabile.

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