La “serenità” sul futuro del tecnico e del progetto nella conferenza di ieri: Sarri è dentro tutte le scelte, anche se a volte fa di tutto per non dirlo.
Scene da una conferenza
La conferenza stampa di presentazione di Inter-Napoli ha suscitato qualche malumore intorno alle parole di Sarri. Alcune frasi sul prossimo calciomercato («Ad agosto potrò dirvi com’è andata», «il progetto non è solo l’allenatore») sono state interpretate come un’ammissione di infelicità relativa alla qualità del progetto Napoli. Per estensione, sarebbe anche un “avviso” sulla sua permanenza al Napoli.
Questa chiave di lettura, almeno per noi del Napolista, è quantomeno forzata. Anche perché l’intero contesto della conferenza è stato in qualche modo improntato alla chiarezza. Sui rapporti, sul futuro, sulle incidenze. Al di là della frase canonica «ho un contratto, quindi non c’è nessun problema», abbiamo visto (e sentito) un Sarri particolarmente dentro al progetto. «Se il presidente ha la volontà di farlo proseguire, io ho la stessa volontà», Sarri ha detto anche questo. Ma non sono queste le parole-manifesto, secondo noi. No, sono quelle su Nikola Maksimovic (e il centrocampo del Napoli).
Sarri e il suo personaggio
«Maksimovic è stato scelto da me e da Giuntoli, e per noi è molto forte». Ecco, se qualcuno finora aveva pensato che Sarri non avesse davvero nessuna incidenza sul calciomercato del Napoli, ora dovrà fare i conti con la realtà. Che è decisamente altro, è ben più importante rispetto alla dimensione di assoluta estraneità sempre sbandierata dal tecnico.
Nel senso: Sarri ha partecipato e partecipa, eccome, alle scelte di mercato del suo club. Fa l’allenatore, non c’è dubbio, fa prima l’allenatore. Ma dà indicazioni, boccia e promuove un calciatore inteso come profilo tecnico, è parte dell’intera filiera di reclutamento. Com’è giusto e com’è ovvio che sia. È l’autoritratto comunicativo di Sarri a proiettare un altro Sarri.
Il centrocampo
«È la zona del campo in cui siamo meno a rischio cazzata». Sarri sui sei centrocampisti a disposizione. Non è un caso, non può esserlo. Sì, poi magari Maurizio avrebbe voluto Modric oppure André Gomes oppure Pjanic, tutti li vorrebbero al posto di Zielinski, Diawara o Rog. Però, come dire: riconoscere che quello di mezzo è il reparto con le maggiori (e migliori) alternative significa riconoscere la bontà della campagna che ha plasmato il reparto stesso. Significa apprezzare la realtà. È un processo logico obbligato, un percorso da cui non si scappa.
Sarri avrà sicuramente avuto il suo peso anche sulle scelte in questa zona di campo. Zielinski, suo ex figlioccio tattico; Diawara, regista «con caratteristiche diverse» da Jorginho; lo stesso Rog, che magari è un’operazione più prospettica e quindi più lontana dal suo carnet di calciatori. Insomma, anche qui c’è un contributo da parte di Sarri. Al mercato, dunque al progetto. «Se il presidente vuole farlo proseguire, io ho la stessa volontà». Piace anche a Sarri, questa politica. Poi magari vorrebbe Toni Kroos, e come dargli torto. Però tra il dire e il fare c’è di mezzo la realtà.
Maksimovic garantisce il futuro
È stato un Sarri inedito. Più manager e meno allenatore, proprio nel giorno in cui ha pronunciato una frase contraria. Più addentro alle dinamiche che stanno caratterizzando questo club e quindi questa squadra. E l’atteggiamento su Maksimovic ne è la testimonianza: diventerà titolare e pilastro di questa squadra, ha grandissime doti, e così via. Certo, c’è una volontà di autoconservazione rispetto a un investimento non (ancora) riuscitissimo, ma c’è anche una prima assunzione di responsabilità diretta sul mercato. Che è una garanzia sul futuro perché spiega come sarà fatto la campagna trasferimento che sta arrivando: le esigenze di Sarri, già assecondate una volta, saranno nuovamente le linee guida del lavoro.
Com’è giusto che sia, com’è ovvio che sia. Sarri capisce e orienta il Napoli, e poi è consapevole di tutto quello che è stato fatto. Di quello che è stato, di quello che potrà essere. Le sue idee e quelle della società alla verifica del campo, insieme. Una squadra. Perché i personaggi immaginati e immaginari sono una cosa, la realtà cambia un po’ le carte in tavola. Evento dopo evento, conferenza stampa dopo conferenza stampa.