ilNapolista

Nino Masiello, giornalista a tutto campo

Addio all’allievo di Gino Palumbo, che ha servito due padroni: il calcio e il teatro. Con un sorriso disarmante, placava il proto in chiusra di giornale.

Nino Masiello, giornalista a tutto campo

Cassero e Pacileo

Ciao Nino. Stamattina ci siamo salutati per l’ultima volta. Eravamo in tanti sul sagrato della chiesa di Cappella dei Cangiani, il tuo eremo, eravamo molti ma sembravamo pochi perché nessuno aveva voglia di parlare. La tristezza si tagliava a fette, nei volti c’era la consapevolezza che sarà sempre più difficile schierare la migliore formazione nella quale tu hai sempre avuto un ruolo da titolare. Per classe e per costanza di rendimento. Nella chiesa mi guardo intorno, riascolto con la mente il bellissimo ricordo che ti ha dedicato Pietro Gargano, ripenso a Riccardo Cassero e a Peppone Pacileo, poi la commozione prende il sopravvento. E mi ritraggo in me stesso.

La scuola di Gino Palumbo

Nel giornalismo napoletano Nino lascia un vuoto che nessuno, per quanto bravo, riuscirà a colmare. Lo ricorderemo come uno degli ultimi interpreti di una professione nobile che Google ha impietosamente spazzato via: è stato, cioè, un cronista tenacemente attaccato alla notizia, ma anche un redattore capo attentissimo alla cucina del giornale. Secondo la scuola del suo maestro Gino Palumbo. Figure d’altri tempi: il giornale oggi ha cambiato volto ed anima. E la tipografia non c’è più, almeno quella di via Chiatamone nella quale tutti abbiamo lasciato un pezzo della nostra vita.

Le chiusure in tipografia

Ricordo Amedeo Savino, il proto dal volto umano che, però, diventava incontrollabile quando gli venivano, come diceva lui, i cinque minuti. Il che accadeva spesso, ma duravano giusto il tempo di spegnersi. Con Nino si prendevano una volta sì e l’altra pure: stasera ci fai perdere tutti i treni accusava il proto ma l’altro rispondeva con un sorriso disarmante: Amedè anche stasera ce l’abbiamo fatta, andiamoci a prendere un caffè.

Il calcio e il teatro

Nino è stato, come usava dire allora, un giornalista a tutto campo, capace di suonare molti tasti della professione: era, infatti, bravissimo nel reportage, acuto nell’analisi e in grado di “servire” due padroni: il calcio e il teatro. I grandi amori della sua vita. Ha firmato commedie che hanno riscosso grande successo, ha diretto grandi attori e primedonne bizzose, ma più di ogni altro merito è riuscito a riunire gli ultimi campioni della “posteggia” tirandone fuori uno spettacolo che vorrei tanto rivedere. Ma anche questo, ormai, è impossibile.

ilnapolista © riproduzione riservata