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Il Napoli di Sarri è la cosa più cattiva espressa da Napoli negli ultimi dieci anni

Un’avvelenata in difesa di Sarri, contro il buonismo denunciato da Gallo, quelli che il risultato, quelli che difesero Higuain a Udine e tanti altri. E che sposa le parole di Sacchi.

Il Napoli di Sarri è la cosa più cattiva espressa da Napoli negli ultimi dieci anni

Le ingrate critiche a Sarri

Stavo – lo confesso – per scrivere un pezzo sulle ingrate critiche a Sarri (da fronti opposti, papponisti ed anti, uniti nel senso di disfatta, più o meno camuffata, più o meno razionalista nel look, ragionevole, con uno spirito polemico però sempre basato sull’etica del risultato prima di ogni altra cosa, quella che si legge a Vinovo, “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”). Lo avevo anche scritto. Ma essendo uno sbandato più incline ai polli allo spiedo strappati a morsi sulla spiaggia di notte che ai lounge bar, ci avevo messo dentro caoticamente di tutto.

La gioiosità arcaica e bambina del Napoli

C’era la stramba teoria, che vado sostenendo da un po’, dello sposalizio naturale tra una lingua pirotecnica, assai moderna (la playstation, dicono) e la nostra giocosità arcaica e bambina ad un tempo, di certo scugnizza, propria di marittimi (lo strummolo), opposta alla egualmente legittima filosofia del catenaccio, figlia dell’Italia di terra, della provincia laboriosa, breriana ma anche ottaviobianchiana; c’erano citazioni sparse di Mao, del barone Evola, di Bakunin, di Zeman; infine, c’era Pinotto che salpa da Napule ‘e mille culure, con mille buone ragioni, ma per non raccontarci più nulla di noi, perché la tensione tra il massimo populismo e il massimo aristocraticismo va tenuta qui, possibilmente con visuale dalla Curva A (che non vuol dire da dentro “Nennella”).

C’era anche Hamsik

Naturalmente dentro c’era anche Hamsik (uno che nei momenti di “crisi” – quale? – diventa un bersaglio polemico e non si capisce che è il nostro figlio che dobbiamo curare di più perché si è fatto napoletano senza averne le caratteristiche, buttando giù mille luoghi comuni). E c’era of course Higuain (e Udine, che non riesco a togliermi dalla testa, laddove assurse ad eroe della lotta popolare contro il potere corrotto, il cazzo che avete cacato).

Però niente arbitri

Mancavano solo gli arbitri. Per un precetto che mi sono imposto, non si mettono in mezzo, come le mamme (anche quella di Higuain). Un po’ perché lo scritto alla fine era un pappone indigesto (sì, faceva cacare), un po’ perché da qualche tempo mi rompo le palle di appiccicarmi sul pallone come su altre cose (sì, è un difetto, si chiama senilità), ma molto perché ci sono fortezze della mente inespugnabili che non sarò io, pessimo scrittore e indubbio confusionario ad abbattere, allora ho preso la paginetta e l’ho stracciata.

Il maestro Sacchi

Poi, però, oggi mi sono imbattuto nelle parole di elogio del Maestro Sacchi che ci dice quanto sia duro quello di Sarri (Maradona lo sa già, avendolo abbracciato) e che parla finanche di mutamento di rotta, culturale se non antropologico, impresso dal toscano quanto al rapporto tra bellezza e risultato. Ho pensato che l’Olanda di Crujiff non vinceva niente eppure sarà ricordata nei secoli dei secoli, la Juve di Allegri no, decisamente no. Mi sono arricreato e ho pensato che, sì, vale la pena di segnalare le parole dell’uomo di Fusignano. Il buonismo non c’entra niente, il Napoli di Sarri di ora è la cosa più cattiva espressa dalla città negli ultimi decenni. Se non credete a Sacchi, penso ci sia poco da fare. Buona giornata.
P.S. Cazzo, il pezzo poi l’ho scritto, è questo (e fa schifo uguale)…

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