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Al Napoli è mancata la mira per far male alla Juventus

Napoli-Juventus, l’analisi tattica: Napoli dominante nei numeri, ma è mancata la precisione nelle conclusioni. Un po’ di filosofia sul gioco dei bianconeri.

Al Napoli è mancata la mira per far male alla Juventus

Niente di nuovo

Uno dei punti centrali dell’analisi tattica è già stato centrato da Massimiliano Gallo nel suo pezzo di ieri sera. Ovvero: «Napoli-Juventus non ha detto niente di nuovo». Nel senso che ha dato solo conferme su quelle che sono le caratteristiche base di azzurri e bianconeri. La squadra di Sarri è esclusivamente proattiva, quella di Allegri è fondamentalmente reattiva. La differenza è nell’avverbio: ovvero, il Napoli può giocare solo in un certo modo, imponendo il proprio calcio ed il proprio ritmo alla partita. La Juventus, invece, può scegliere quale atteggiamento assumere, può modificarsi, conformarsi all’avversario e alle contingenze. Ieri, per motivazioni tecniche e fisiche (almeno secondo Allegri), la scelta è stata quella di preparare una partita di puro contenimento.

Una partita spiegata in maniera eloquente dai numeri, che da dodici ore circolano in rete. Ne riportiamo alcuni: 17 tiri a 4; 16 azioni manovrate a 3; possesso palla del 61% per il Napoli; e soprattutto 8 conclusioni dall’interno dell’area a 2. Rispetto ad altre partite (ad esempio, quella con il Sassuolo) la squadra di Sarri è riuscita a costruire molte più occasioni pulite. Il problema è la percentuale di conversione: 4 tiri in porta, di cui solo due dall’interno dell’area. La mancanza di precisione al tiro è stata il parametro decisivo nella mancata vittoria del Napoli.

La Juventus ha già trovato il vantaggio, può comodamente applicare il suo piano partita originario. Dieci uomini dietro la lina del pallone, nessuna marcatura a uomo né tantomeno pressing sul portatore. Pura e semplice copertura degli spazi. Le linee di difesa e centrocampo non sono schiacciate a ridosso dell’area, complice anche la posizione di Mertens. In questo caso, il concetto di falso nueve semplifica il compito a Bonucci e Chiellini, perché consente loro di non retrocedere troppo.

L’atteggiamento esclusivamente difensivo della Juventus è visibile nell’immagine di sopra, ed è stato spiegato nella sua didascalia. In questa situazione, il Napoli non ha potuto fare altro che attendere (con pazienza) situazioni di scompenso per cercare il servizio in area. Se nel frame precedente la posizione di Mertens avvantaggia i centrali bianconere, in tutte le altre occasioni del primo tempo diventa “positiva” per il Napoli. E risulterà decisiva in occasione del gol di Hamsik.

Situazione di palla persa in costruzione, la difesa bianconera scappa all’indietro ma sia Bonucci che Lichtsteiner non hanno uomini di riferimento. Mertens, partendo da posizione arretrata e centrale, attira a sé il centrocampista più vicino (in questo caso Pjanic) e lascia libero lo spazio ad Hamsik. Perfetto movimento da centravanti associativo.

Situazione di possesso palla prolungato del Napoli. Mertens retrocede nello spazio di mezzo tra difesa e centrocampo e libera il corridoio per l’inserimento centrale di Hamsik. Bonucci non chiude e non sale; Lichtsteiner è pigro nel recupero dopo aver dovuto giocarsi il due contro uno con Strinic e Insigne. La giocata decisiva è però del belga, che non risucchia i due centrali (atteggiamento attendista della linea bianconera) e quindi gioca la palla in assoluta libertà.

Ci siamo concentrati su questi due aspetti principali perché da qui scaturisce più o meno tutta la partita. Sono le dinamiche cicliche viste ieri sera al San Paolo. La proposta offensiva della Juventus, numeri alla mano, si è limitata alla rete realizzata dopo sei minuti, alla conclusione di Lemina in apertura di ripresa e a una girata di Chiellini su calcio d’angolo. Il quarto tiro, di Higuain, è stato ribattuto dalla difesa.

Le cause di questa penuria di occasioni sono ovviamente da dividere tra l’atteggiamento al risparmio della squadra di Allegri e il dispositivo difensivo pensato da Sarri. Che, rispetto al solito, è stato addirittura più proiettato in avanti (baricentro a 58 metri contro i 42 della Juventus) in modo da concedere alla Juve il minor numero possibile di occasioni. Missione compiuta, anche a giudicare da uno dei numeri avanzati più significativi: il Napoli ha giocato il 59% della sua partita nella metà campo avversaria. La stessa quota della Juventus è pari al 20%.

Mappa delle conclusioni del Napoli. Quattro tiri nello specchio della porta e il palo di Mertens. In giallo i tiri respinti dai difensori bianconeri.

Calciatori

Le prestazioni personali riflettono pienamente l’andamento della gara. Hamsik è stato (al solito) il calciatore più importante del Napoli nella costruzione del gioco offensivo (3 passaggi chiave); benissimo Jorginho, prezioso nel suo lavoro oscuro (130 palloni toccati) ma pure autore di due passaggi chiave. Esattamente come Insigne, primo per numero di conclusioni (5, come Mertens). Dal punto di vista difensivo, invece, va segnalata la perfetta partita di Albiol (7 palloni spazzati); e ancora di Jorginho, determinante con i suoi 3 tackle riusciti (solo Hysaj, con 5 interventi, ha fatto di più) e soprattutto i 3 palloni intercettati.

Questi sono un po’ il simbolo della partita difensiva del Napoli, almeno dal punto di vista tattico. Per intercetti, infatti, si intende il pallone recuperato senza contrasto fisico, chiudendo la linea di passaggio. Una chiave fondamentale per tutti i sistemi difensivi, ancora di più in quelli proattivi. Per esempio, nella Juventus i migliori da questo punto di vista sono stati Khedira e Bonucci, con 4 intercetti a testa. Non a caso, due dei calciatori più tatticamente “avanzati” a disposizione di Allegri.

Conclusioni (ovvero, fare filosofia)

Come detto in apertura, la partita di ieri sera non ha offerto “nuovi” spunti tattici. Difficile rimproverare qualcosa al Napoli che al netto del (solito) gol subito ha giocato la partita che doveva giocare. Non si è vista la stessa intensità del primo tempo col Madrid perché la Juventus ha concesso meno nel proprio quarto di campo. Questo è sicuramente un merito di Allegri, soprattutto se – come detto nel postpartita – aveva realmente deciso di preparare così la partita. Una scelta in funzione delle contingenze, ha spiegato il tecnico juventino.

A ognuno di noi/voi il compito-onere-possibilità di giudicare questo tipo di atteggiamento. I puristi del bel gioco potrebbero storcere il naso, non tutti i tifosi juventini sono contenti ma il risultato è quello che serviva alla squadra di Allegri. Il replay match di mercoledì ci dirà di più anche su questo primo confronto, attraverso un’eventuale modifica del piano partita dei bianconeri. Che faranno recuperare a Cuadrado e Dybala una forma accettabile. E presumibilmente si presenteranno con un diverso bilanciamento tra fase difensiva ed offensiva.

È la loro forza, da un po’ se non da sempre: riuscire a vincere, o comunque a non perdere, facendo leva su un episodio favorevole. Dicesi episodio, un evento occasionale. Col Napoli, evidentemente, può bastare. Soprattutto se la squadra di Sarri gioca così bene eppure tira così male (e concede un gol a partita). Ognuno può decidere se il concetto di grande squadra passi da questa definizione occasionale del proprio destino. Probabilmente sì, ce lo dicono gli albi d’oro. Quelli italiani. Quelli europei.

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