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I bambini di Napoli e i migranti: «La domenica ospitiamoli nelle nostre famiglie»

Toccante e interessante consiglio junior della Quinta Municipalità con i bambini che si sono confrontati con un tema di drammatica attualità

I bambini di Napoli e i migranti: «La domenica ospitiamoli nelle nostre famiglie»

“Loro hanno sempre la pelle nera. Noi, invece, quando nasciamo abbiamo la pelle bianca, poi, crescendo, la nostra pelle diventa rosa. Quando ci abbronziamo diventiamo rossi e quando fa molto freddo diventiamo blu. Ora pensateci su: tra noi e loro, chi è l’uomo di colore?”.

Ecco, in poche parole semplici e incontrovertibili, il problema dei migranti, del razzismo e della mancata accoglienza spiegata da un bambino. Uno dei bimbi che fanno parte del Consiglio Junior della V Municipalità, che ieri si è riunito al cinema Vittoria di via Piscicelli sul difficile tema dei migranti minori che arrivano in Italia non accompagnati da genitori.

Le cifre del fenomeno

Sono 12mila i bambini tra 0 e 17 anni che arrivano in Italia da soli; in tutto il mondo, 50mila bambini scappano, senza essere accompagnati dai genitori, da guerra e fame. Un tema estremamente complesso e caldo su cui l’Unicef ha voluto coinvolgere le scuole in un discorso più approfondito di cui si è fatto carico la Municipalità e di cui l’incontro di questa mattina è stata una tappa importante.

Il cinema Vittoria, luogo deputato ai lavori istituzionali del piccolo consiglio, era gremito come per una prima cinematografica attesissima, ma pieno del pubblico migliore, quello dei bambini delle scuole del quartiere, elementari e medie.

Vanvitelli (con il plesso della Caccavello), Quarati, Piscicelli, E.A. Mario, D’Ovidio Nicolardi, Viale delle Acacie, Belvedere, Maiuri, Minucci, Nazareth: gli istituti erano rappresentati da bambini festanti, chi con la bandierina con i colori della pace tra le mani, chi con il cappellino scolastico di ordinanza calzato in testa. Tutti con la solennità del ruolo di consiglieri junior dipinta negli occhi, e con la leggerezza e la sicurezza che trasmette il sentirsi parte della comunità.

La parola ai bambini

“Dicono che siamo invasi, ma io non vedo migranti in mezzo a noi – ha detto Simone, studente della Nicolardi – Bisognerebbe includerli nelle scuole, fare in modo che raccontino la loro esperienza, organizzare mostre fotografiche per farci capire che cosa vivono, non discriminarli”.

“I migranti sono una ricchezza, per noi – gli ha fatto eco una compagna della stessa scuola – non solo per le loro tradizioni, ma perché ci ricordano ogni giorno quanto siamo fortunati”.

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«Da grandi questi bambini possono diventare anche meglio di noi»

I bambini hanno chiare le problematiche cui vanno incontro i piccoli migranti, parlano con molta tranquillità di infibulazione, spose bambine, bambini guerrieri. Sanno che i loro coetanei spesso cadono nelle mani della criminalità, che da ogni centro di accoglienza, ogni giorno, scompaiono fino a 30 bambini, che spesso i migranti lasciano, nei loro paesi, carriere di tutto rispetto, che sono medici, professionisti, che pur di salvarsi la vita mollano tutto in cerca di un futuro migliore.

Sanno anche, i bambini, che molti migranti arrivano in Italia a che vorrebbero invece andare in altri paesi e riconoscono il coraggio che ci vuole a intraprendere viaggi pericolosi da soli. “Dobbiamo piantare un seme e farlo crescere bene in salute, per cambiare il mondo – dice Enrico, della Vanvitelli – Perché siamo noi bambini il futuro”. Giorgia, della scuola Piscicelli, è sicura, invece, che “da grandi questi minori non accompagnati possono diventare anche persone migliori di noi”.

In tanti propongono semplicemente di provare a guardare il mondo con gli occhi dei piccoli migranti, di metterci tutti nei loro panni: “Partono con una grande gioia e una grande speranza e poi restano delusi perché non vengono accolti”.

C’è chi propone di ospitarli ogni domenica in una famiglia, per portarli a giocare in un parco e regalare loro un giorno di allegria, di creare laboratori e occasioni sportive per far trascorrere loro in modo diverso il tempo libero. “Bisognerebbe che il Parlamento approvasse lo ius soli – dice un piccolo della scuola media – Perché solo un confronto tra culture diverse può creare un mondo migliore”.

Proprietà privata e terrorismo

E c’è persino chi, per risolvere il problema dei migranti propone una deroga al diritto di proprietà privata, come Francesco del Nazareth: “Dove abito io ci sono tanti cartelloni che pubblicizzano case in vendita da anni mentre tanti migranti vivono per strada sui cartoni. Vorrei che fossero ospitati in queste case. Non è giusto che siano vuote”.

Ma è soprattutto l’assenza di sovrastrutture e la purezza d’animo che colpisce, nelle dichiarazioni dei bambini presenti, come quella della bimba che, candidamente, fa notare che “aiutarli e integrarli tra noi sarebbe anche una prevenzione al terrorismo perché nessun paese ne attaccherebbe un altro che ha accolto i suoi profughi”.

«Voi bambini siete un regalo»

Dichiarazioni di intenti toccanti, a tratti commoventi, di quelle che fanno pensare, una volta in più, che se il mondo fosse governato dai bambini sarebbe un posto migliore. Dichiarazioni che hanno molto colpito anche Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia. “Con voi il mio futuro da portavoce è in buone mani – ha detto – Giro per le scuole di tutta Italia e molti dei ragazzi che incontro sanno la metà delle cose che sapete voi e finora ero molto dispiaciuto. Voi, però, siete eccezionali e mi date una grande speranza perché comprendete un fenomeno così difficile. Ringrazio gli insegnanti perché tutto ciò che ho ascoltato è frutto di lavoro ben fatto e condiviso. Se le vostre insegnanti vi portassero nei luoghi in cui si incontrano i grandi della terra non sarebbe male”.

E Iacomini racconta ai bambini la sua esperienza: “Io sono andato a casa loro, a vedere come stanno. E vi assicuro che è peggio di quello che vi raccontano. Fuggono dalla guerra, fanno lezione sotto terra perché sopra bombardano. Ho visto una scuola di confine dove ogni volta che arriva una bomba i bambini si nascondono sotto i banchi. Dall’Africa, i bambini fuggono perché non hanno da mangiare, mangiano foglie ed erba. Io li ho visti. Ho visto le loro capanne, con i tetti di paglia, vuote, senza niente dentro, solo buche grandissime dove dormono 20, 30 o 40 bambini come voi”.

Sembra molto provato mentre racconta ai bambini la fatica di raccontare ai loro genitori e alle istituzioni ciò che vede in giro per il mondo, “eppure i miei nonni mi hanno raccontato di aver visto la guerra, che queste cose accadevano anche qua”.

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Un racconto doloroso che viene dalla Turchia

Il portavoce Unicef definisce le cose dette dai bambini come un regalo, soprattutto in un momento in cui da tutto il mondo arrivano notizie tremende. “In Turchia ho visto un papà che buttava il figlio della vostra età in acqua. Quello sembrava affogare, risaliva in superficie e il padre lo ributtava in acqua di nuovo. Alla quarta volta glielo abbiamo tolto, gli abbiamo detto che lo stava uccidendo. Ma lui ci ha spiegato che, anzi, gli stava insegnando a nuotare, a salvarsi la vita da solo. L’indomani sarebbero partiti dalla Turchia verso la Grecia con un barcone: la mamma del bambino era incinta e il piccolo aveva un fratello di un anno ‘e se la barca affonda, io devo salvare loro’ ci ha spiegato, per questo gli stava insegnando a salvarsi da solo”.

Stupidi muri di filo spinato e cemento

Iacomini ha raccontato dei muri di filo spinato e cemento che tanti paesi hanno eretto per frenare l’immigrazione e che tengono di fatto prigionieri migliaia di bambini: in Grecia sono 4000 i migranti minori non accompagnati bloccati, in Serbia 3mila. Bambini che non hanno più niente, che si fanno la doccia con l’acqua gelata, mangiano un giorno sì e uno no e aspettano solo di andar via ma non ci riescono.

“Prenderò le cose che ho ascoltato oggi e le racconterò altrove – promette – Questo mondo ha poca voglia di parlare di pace. Voi, invece, ogni volta che potete, parlate di pace, perché non è semplice farlo, mette in difficoltà chi decide, perché implica il trovare soluzioni e loro non ce l’hanno. Preferiscono fare la guerra che però costa tanto, mentre per la pace basta una stretta di mano”.

«Aiutateci a capire dove sbagliamo»

Altri protagonisti della mattinata sono state le istituzioni. La Municipalità, prima di tutto, con il presidente Paolo De Luca, e gli assessori e consigliere impegnati nella scuola, il Comune, con il presidente della commissione scuola Luigi Felaco e l’assessore alla Scuola Annamaria Palmieri, e l’Unicef, rappresentata dal suo presidente regionale, Margherita Dini Ciacci, medaglia Onu per la pace e dal portavoce nazionale Andrea Iacomini.

«Quei bambini sono anche figli nostri»

“Voi ragazzi avete il compito di affiancare le istituzioni e di dare un contributo con le vostre valide idee per migliorare la vostra città – ha ricordato ai piccoli consiglieri Margherita Dini Ciacci – Abbiamo pensato di farvi riflettere su tutti i bambini che soffrono nel mondo, su quelli che arrivano sui barconi attraversando il Mediterraneo e che nel Mediterraneo, troppo spesso, restano, muoiono. Quel bambino che abbiamo visto immortalato morto sulla spiaggia correva per andare a giocare, per non vedere più la fame né la guerra. I bambini come lui sono anche figli nostri. Possiamo e dobbiamo fare qualcosa per tutti loro, perché sono venuti qui da soli, i loro genitori li hanno mandati qui con coraggio, sperando trovassero qualcosa di migliore di quello che lasciavano”.

Napoli città dell’accoglienza

La Sicilia, la Calabria e la Campania sono le regioni che accolgono più bambini migranti, ha spiegato la responsabile regionale Unicef: in Campania i piccoli che arrivano soli sono poco più di 800. “Potremmo dimostrare al mondo la civiltà di Napoli, che da secoli porta avanti un discorso di solidarietà e in cui coesistono 98 etnie diverse”.

«Una città in cui ancora esistono maestre di vita»

Culture e tradizioni diverse che i bambini devono studiare con l’aiuto delle insegnanti: “Ho girato tutta l’Italia e posso affermare che Napoli ha ancora maestre di vita straordinarie – ha continuato la Dini Ciacci – Ci sono scuole, in Italia, che chiuderei subito, dove ai bambini viene chiesto solo di studiare. Qui invece, esiste un vivaio di idee e di creatività”. È per questo motivo che i bambini delle scuole vomeresi sono stati nominati ufficialmente testimonial Unicef per portare la parola del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia alle altre scuole, un compito solenne di cui devono farsi carico per i bambini come loro, solo meno fortunati.

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