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Il nuovo ritorno di Jorginho, il regista perfetto (per alcune partite)

Il grande assist per Insigne è stato il corollario nobile di una partita bella e necessaria: contro squadre come il Crotone, Jorginho è utilissimo a questo Napoli.

Il nuovo ritorno di Jorginho, il regista perfetto (per alcune partite)

La necessità

Oggi, il signor Joao Santos ha fatto il suo mestiere di procuratore-del-Napoli. Che è altro da fare il procuratore e basta, è una cosa essenzialmente mediatica. È andato in radio e ha detto che Jorginho è forte, che non sa se rimarrà ma il Napoli è una squadra di livello internazionale. La solita storia, la solita narrazione autonarrativa: l’emittente chiama, il procuratore risponde. Sempre con le stesse frasi. Come fare uscire una notizia: darla, oppure costruirla.

Nelle sue parole su quanto è forte Jorginho, però, ha detto un po’ di verità: «Contro Chievo, Roma e Crotone il Napoli ha avuto bisogno di Jorginho». È vero, è stato vero. Jorginho, al di là dello splendido assisto per il gol di Insigne (un bellissimo ornamento), ha giocato 159 palloni; contro il Chievo 117; contro la Roma, solo 47 (ma con i giallorossi è stata partita completamente diversa). Come dire: ci sono partite, ci sono occasioni in cui Jorginho serve ancora al Napoli. Nonostante l’esistenza/esplosione di Diawara, nonostante non ci sia stato e non ci sia più Higuain, che più di ogni altro “faceva bene” al metronomo italobrasiliano grazie a un appoggio centrale continuo, un riferimento spaziale e del passaggio. Nonostante tutto questo, le partite in cui c’è da tenere il pallone sono ancora di Jorginho. Le gioca bene, in maniera funzionale. E ci mancherebbe pure, dato che parliamo di quello che, per statistiche e acclamazioni popolari, è stato il miglior centromediano dello scorso campionato.

La crescita

Noi del Napolista non siamo particolarmente attratti da Jorginho come calciatore. Nella biografia stagionale dello scorso anno, siamo stati oggettivi e l’abbiamo definito come «il regista perfetto per questo Napoli». Eppure, anche in un articolo di elogio, assoluto scrivevamo: «Deve cercarsi dentro qualcosa di leggermente diverso. Sorprendere l’avversario che ti marca con un movimento differente o una giocata diversa spesso fa la differenza tra un campione vero e un semplice aspirante. Jorginho è passato in un anno da 1 a 10, ora deve salire a 11. Lo scalino più difficile, per lui e per il Napoli».

La stessa frase era il concetto chiave di un pezzo molto criticato, sempre sul regista italobrasiliano, dal titolo autoevidente: “Jorginho è bravissimo e perfetto per questo Napoli, ma non esiste qualcosa di meglio?”. In questo pezzo, scrivevamo così: «Jorginho potrebbe palesare i pochissimi limiti visti nella scorsa stagione. Più che limiti, si potrebbe usare il termine ripetitività. Così capite che non ce l’abbiamo con lui, ma è un discorso che da lui parte e si estende in generale. A un certo punto, viene da chiedersi se e quanto sia possibile fare di più. Ovvero, pensare al metodista italobrasiliano come “riserva” piuttosto che come “titolare”». È successo proprio questo, con Diawara. Meno male. È la crescita del Napoli.

Jorginho returns (bis)

Però poi ti accorgi, come abbiamo detto prima, che Diawara gioca bene in alcune partite ma in altre dimostra di avere ancora 19 anni. Che in altre ancora, come detto, serve il palleggio tipico di Jorginho. Che ci sta bene, ecco. Scrivevamo così anche l’ultima volta, meno di due mesi fa, quando celebrammo il “primo ritorno” dell’ex Verona. Era dopo Napoli-Pescara, Diawara fu messo per qualche partita a riposo e Jorgi era sembrato tornare all’anno scorso. Le parole esatte: «Il vero Jorginho è quello che macina gioco, 150 palloni a partita e che gioca soprattutto pulito. Quello visto nella ripresa con il Pescara, o contro il Torino».

Ecco, se a questa frase vecchia di quasi due mesi mettiamo Crotone e Chievo non cambia nulla. È una storia che si ripete e si ripeterà, perché questo dualismo Diawara-Jorginho è così. È quello che serve al netto di un trasferimento (in ingresso) che possa giustificarne un altro (in uscita). Ovvero, un regista di altissimo livello, un top player o quasi da affiancare a Diawara per trasformare Jorginho da co-titolare a riserva vera e propria. Pensare a questa eventualità, a marzo, è un esercizio sterile (il mercato è chiuso), ma soprattutto sbagliato. Perché Jorginho serve al Napoli del presente, contro Chievo e Crotone e poi vediamo le prossime. Perché è un patrimonio del Napoli, un calciatore che è ancora possibile valorizzare al meglio. E perché è giusto così, è una questione di principio. Della serie: Joao Santos, stiamo tutti calmi. Il procuratore-del-Napoli lo possiamo fare pure tra qualche mese, quando il mercato avrà lo spazio che merita. Oggi lasciamo parlare il campo. Un luogo in cui Jorginho, tra l’altro, ha dimostrato di saper stare benissimo.

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