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Da Sarri a Spalletti (ad Allegri): cinquanta sfumature di Toscana

Zona Franco – Spalletti ammette la superiorità del Napoli di Sarri che ora pensa a Madrid. Prima, però, serve la riconciliazione con l’allenatore.

Da Sarri a Spalletti (ad Allegri): cinquanta sfumature di Toscana
Spalletti a Sky Sport

Una cosa alla volta

‘Na cosa per volta. Per ora accontentiamoci di aver ritrovato la “diritta via” – quella del secondo posto che reca in premio prestigio e tanti soldi – e di aver preso atto che il Napoli a trazione Rog ha una marcia in più e garretti potenti che garantiscono una spinta a volte devastante. Qualcuno ha commentato: ci sono voluti sette mesi per scoprirlo, ma  non condividiamo perché la fiducia in Sarri presuppone una delega piena nella convinzione che solo lui sia in grado di valutare quando un giocatore è “entrato” nei suoi schemi.

Il portiere veggente

Novantacinque minuti, due gol da cineteca che hanno eccitato la funzionalità renale della cagnetta di Mertens e una parata di Pepe che vale il prezzo di un intero abbonamento per la tribuna vip: è stato un sabato regale e sono contento di averlo vissuto con la giusta intensità in compagnia del mio amico Luigi, portiere nel senso di guardaportone nella vita ma anche portiere sul campetto di via Manzoni, che ha l’abilità di “vedere” il gol un attimo prima che venga realizzato.

L’ammissione di Spalletti

‘Na cosa per volta è un giusto limite,  si porta dietro altre due considerazioni. La prima riguarda Sarri che ha messo la mordacchia – non vedevo l’ora di utilizzare questo vocabolo, fa chic – a Spalletti il quale, però, a differenza di Allegri (esistono, come è noto, cinquanta sfumature di Toscana, dal Giglio nero al bianconero dell’allenatore che racconta la favola dei torti e dei vantaggi che a fine campionato si equilibrano) possiede l’onestà intellettuale di accettare la sconfitta e di ammettere di aver perduto la sfida.
«Per 70 minuti – ha detto – il Napoli non ci ha fatto vedere la palla»: è la pura verità anche se i minuti di dominio azzurro sono stati almeno ottanta, ma il peccato è veniale, e va perdonato – prima di lasciare la scena al suo portierone che ha mostrato all’Italia calcistica quanto poderosa sia ancora la spinta delle sue gambe.

De Laurentiis e la tregua

La terza postilla chiama direttamente in causa il presidente De Laurentiis in tribuna all’Olimpico anche se si è visto poco perché completamente oscurato dalla mole di Antonino Cannavacciuolo lo chef che ha salvato Master chef che altrimenti sarebbe affogato nella noia come un sugo eccessivamente brodoso. Siamo contenti che Adl sia tornato da Los Angeles qualche ora prima della data annunciata ma a questo punto c’è bisogno di un’altra dimostrazione di buona volontà e stringere la mano all’allenatore che, a sua volta, deve “rispondere” con il massimo del gradimento e del sorriso possibile. Il motivo di questa nostra richiesta non c’è bisogno di spiegarlo: alla guerra si va tutti uniti.  Pardon, mi ero ripromesso, scaramanticamente, di non fare alcun cenno alla sfida con il Real, ma il tasto batte dove il dente duole. Ora basta: ‘na cosa alla volta.
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