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Il caso Juve insegna: al Napoli servono lobbisti, non comunicatori

E se al posto della Juve e della ‘Ndrangheta ci fossero stati De Laurentiis e la camorra? La narrazione e le vittorie sono fatte dal potere: lo dice la storia, lo dice il presente.

Il caso Juve insegna: al Napoli servono lobbisti, non comunicatori

Questione di potere

Hai voglia a investire sulla comunicazione. Il potere è potere e la stampa italiana – e non solo: il 96% dei media Usa ha donato dollari all campagna della Clinton. Almeno loro non sono ipocriti… – ne é soggetta da quando esiste. La stampa libera non esiste, i cronisti sono in via di estinzione e gli opinionisti hanno ormai soppiantato i giornalisti. I fatti si citano solo se sono a sostegno della propria tesi. Così, quando vedete qualche giornalista Rai o Mediaset che sembra dissentire rispetto alla linea editoriale, é solo per qualche scazzo personale. Potere, appunto. Insomma, la vergognosa copertura (nel senso di celare…) della storia Juve-‘ndrangheta si spiega davvero facilmente. Il boss (nel senso di capo, alla anglosassone) della Juve sapeva che il capo ultras con cui il suo club gestiva il tifo organizzato era uno che ammazzava (o che faceva ammazzare, dice il suo interlocutore per tranquillizzare l’Agnelli).

Come un Crotone-Palermo

Il fatto è derubricato nelle pagine interne di tutti i giornali, come un Crotone-Palermo qualsiasi. Se ne parla sottovoce. Shhh… Non vi dico nemmeno cosa sarebbe successo con De Laurentiis al posto di Agnelli e un camorrista al posto dello ‘ndranghetista. Pure se indietro in classifica – ADL rispetto ad Agnelli e la camorra rispetto alla ‘ndrangheta – i media ci avrebbero fatto la cosiddetta uallera alla pizzaiola in tutte le salse, pure quelle esotiche e piccanti. Inchieste, titoloni, scandalo-a-Napoli e via dicendo. Nulla di nuovo.

Voi scrivete spesso che il problema del Napoli è la comunicazione o – per usare un termine di moda – la narrazione (fuffa moderna buona per nascondere la realtà, che però poi spesso si vendica). Il tema é il vecchio, solito, semplice potere. É il potere che spiega tutto. E non solo perché c’é il complotto anglo-savoiardo contro Napoli, i Bobbone e i discendenti di Carmine Crocco.

La verità

La verità è che andare contro Aurelio e le sue uscite da cinepanettone é facile. ADL non campa con i soldi pubblici. Non gioca in Confindustria, nemmeno in quella territoriale. Non ha mezzo giornale. Non compra ore su ore di pubblicità alle TV. E così via. Non é un imprenditore di relazione, come si é letto sul Napolista. Spognarsi il biscotto nella marea di parole di ADL é facile, gratis e fa pure figo. E lui ci mette pure del suo. Ma sarebbe uguale anche se ADL diventasse un eremita new age, in ritiro permanente nel Nord della California.

La verità è che scrivere che Agnelli era consapevole di avere a che fare con uno della ‘ndrangheta – roba da vecchio cronista – non si può. Avresti problemi in redazione, il direttore verrebbe subito chiamato dagli sponsor e poi ci sono i lettori e pure gli elettori. I tifosi della Juve sono tanti (uno su quattro), comprano i giornali, gli abbonamenti delle pay TV e dunque fanno girare il soldo. Vincono e pensano che dunque tutti ce l’abbiano con loro (e giù di maloox, rosica e impazzire..). Così fan tutti, no?

La corrente del golfo

Siamo il paese della doppia morale. Potremmo continuare con il silenzio omertoso di una Lega debole e una FIGC imbarazzante. Ci basta immaginare Abramovich in Inghilterra che tratta con un mafiosetto della West London. Le risate. Insomma, hai voglia a cambiare la comunicazione. Non c’é niente da fare. Gli scudetti di Diego furono vinti quando c’era il monopolio Rai, quando tutti gli altri si lamentavano del fatto che in Via Teulada la seconda lingua fosse il napoletano e c’era la corrente del Golfo. E un imprenditore di relazione alla guida del Napoli.

Oggi Napoli non conta nulla – anche per scelta – a Roma (che già di suo conta meno di 30 anni fa), il Napoli é guidato da un tizio naif che fa business sulla West Coast e che se ne frega di politici, giornali (sempre meno letti) e istituzioni calcistiche varie. Se ne frega di tutti. E paga anche per questo. Forse al Napoli più che uno al posto di Formisano, servirebbe un lobbista. Ma questa è un’altra storia.

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