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In Antimafia, la Juventus attacca il napoletano Di Lello («E il Napoli con Lo Russo?»), poi si scusa

Durante l’audizione, il legale bianconero accusa il deputato Di Lello di condurre un processo di fede calcistica. Ma Di Lello indaga anche sul Napoli.

In Antimafia, la Juventus attacca il napoletano Di Lello («E il Napoli con Lo Russo?»), poi si scusa
Marco Di Lello

Napoli-Juventus, anche in Commissione Antimafia

Ieri l’avvocato della Juventus Luigi Chiappero è stato ascoltato in Commissione Antimafia. Il legale bianconero è stato chiamato a testimoniare in qualità di persona informata sui fatti in merito ai rapporti tra alcuni dipendenti del club e presunti esponenti di clan ‘ndranghetisti infiltrati nel tifo organizzato. Secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, c’è stato un piccolo scontro tra Chiappero e Marco Di Lello, presidente del comitato Mafia e manifestazioni sportive (interno alla commissione). Il “problema”, per Chiappero, è la napoletanità di Di Lello, nato proprio nel capoluogo partenopeo.

Leggiamo i lanci d’agenzia: «Nella sessione pubblica Di Lello ha gia’ messo alle strette Chiappero, portandolo a confermare che la Juventus ha fatto un provino a Marco Bellocco, figlio di Umberto, appartenente alla cosca Bellocco-Pesce. Di piu’, Chiappero non smentisce la presenza dell’allora allenatore della Juventus Antonio Conte a una cena organizzata dall’avvocato Michele Galasso, legale di Fabio Germani, sodale di Dominello e accusato dalla procura di Torino di aver aiutato i boss della ‘ndrangheta a infiltrare la curva bianconera».

Solo un ultras

La Juventus si difende, sostenendo di non poter sapere né tantomeno sospettare che l’incensurato Dominello fosse un appartenente ai clan. Per loro, era semplicemente un ultras. Un esponente abbastanza influente del tifo organizzato.

Quando le telecamere si spengono (una procedura che la Commissione utilizza per proteggere le indagini), Chiappera passa alla controffensiva. Leggiamo ancora i lanci: «Il legale bianconero accusa senza mezzi termini Di Lello di portare avanti un processo alla Juve in antimafia eccitato dalla fede calcistica, visto che Di Lello è napoletano. Di più, Chiappero accusa l’antimafia di non aver preteso altrettanta severità dal Napoli calcio. “Secondo voi noi avremmo dovuto sapere che Dominello era della ‘ndrangheta, mentre il Napoli aveva il figlio di un boss seduto a bordo campo e non gli è stato detto niente…”, dice Chiappero nella parte secretata dell’audizione, secondo quanto apprende l’agenzia Dire».

Il caso Lo Russo

Una vecchia storia: il figlio di Salvatore Lo Russo, capo dell’omonimo clan, era stato ritratto più volte al San Paolo durante i match casalinghi degli azzurri. «Di Lello non accetta l’insinuazione. E ricorda all’avvocato della Juve che le cose non stanno in quei termini. Sul caso Lorusso, il deputato socialista del Pd dimostra carte alla mano che la commissione antimafia ha già sentito il procuratore capo di Napoli Giovanni Colangelo. E sulla base delle informazioni rese da Colangelo proprio Di Lello ha chiesto dal luglio 2016 un supplemento di audizione alla Procura di Napoli, audizione che si terrà nelle prossime settimane. Alla fine gli animi si placano. Chiappero chiede scusa a Di Lello per lo sfogo».

Rileggendola, non è proprio una bellissima pagina di cronache legali in relazione al calcio. E il fatto che Chiappero abbia «chiesto scusa» ci sembra la miglior conclusione possibile a una vicenda nella vicenda a dir poco paradossale.

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