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Napoli, solo 4 partite su 18 senza gol subiti: un problema di testa, prima che tattico

Dall’Atalanta all’Atalanta, il Napoli ha mantenuto la porta inviolata solo contro Empoli, Inter, Cagliari e Genoa. Il discorso su Koulibaly è estendibile a tutta la squadra.

Napoli, solo 4 partite su 18 senza gol subiti: un problema di testa, prima che tattico

Una su nove, o quattro su diciotto. È il doppio rapporto delle partite di Serie A in cui il Napoli non ha concesso reti. I clean sheet, per Reina, sono purtroppo un evento raro. Anche ieri, in una partita dominata in lungo e in largo per 70′, il castello di carte dell’imbattibilità è venuto giù con un soffio di vento. Palla scoperta dietro la linea, Koulibaly tenta un’improbabile sforbiciata e Meggiorini di inventa un bel colpo a incrociare di sinistro. Tre a uno, da lì in poi l’inerzia mentale cambia e il Napoli inizia a soffrire, a ballare dietro. Fino a concedere 13 conclusioni totali al minuto numero 90.

La dinamica della rete incassata è quella classica: posizionamento giusto se non perfetto, cappellata individuale e avversari che capitalizzano l’occasione. Del resto, anche il primo tentativo del Chievo nasce così: sullo 0-0, Insigne sbaglia la misura del passaggio e lancia praticamente Inglese in profondità. Uno contro uno con Reina, diagonale e buonissimo intervento del portiere spagnolo. Nessuna colpa tattica, solo un’ingenuità mostruosa nel giocare un pallone. Ognuno può chiamarla come vuole: superficialità, distrazione, malaciorta. Fatto sta che, alla 25esima giornata del campionato 2016/2017, il Napoli ha subito 27 reti. Cinque in meno rispetto a tutto il campionato 2015/2016; 7 in più rispetto alla 25esima giornata del campionato 2015/2016.

Milik

Il problema, che ci crediate o no, nasce con l’infortunio di Arek Milik. Non strabuzzate gli occhi, non fate subito il raffronto al fatto che ieri il Chievo abbia segnato pochi secondi dopo l’ingresso del centravanti polacco. Quella è solo una casualità. Il Napoli ha dovuto modificare il suo assetto dopo la rinuncia a Higuain. Con Milik, aveva trovato il giusto compromesso. Squadra corta, compatta, la capacità di tenere strette le linee grazie alle doti aggregative di Arkadiusz. Alla settima giornata, l’ultima con l’ex Ajax titolare al centro dell’attacco, il Napoli ha subito sei reti. Meno di una a partita, in proiezione le stesse 32 dell’anno scorso.

Di queste sei, quattro nelle prime due partite. Le altre due, contro Bologna e Atalanta, sono ascrivibili al “gruppo Meggiorini”, quello dei gol descritti sopra. Posizionamento giusto se non perfetto, cappellata individuale e avversari che capitalizzano l’occasione. Ghoulam contro i bergamaschi, Reina contro i rossoblù di Donadoni al San Paolo.

Poi, il legamento di Arkadiusz che va a farsi benedire e un’ulteriore necessità di aumentare la densità in zona offensiva. Perché sia Gabbiadini che Mertens non sono come Higuain, o magari come Milik: hanno bisogno di più supporto, perché il Napoli sia pericoloso. La squadra si allunga, le distanze si perdono, il Napoli prende a subire gol, e pure ad avere difficoltà a segnare. La squadra si adatta piano piano, comincia a farne tantissimi ma la solidità difensiva non riesce più a stabilizzarsi: i tiri subiti a partita sono ancora pochi, la seconda quota in Serie A nemmeno troppo distante dalla Juventus primatista (noi 8,8, loro 9,8). Eppure, noi prendiamo gol.

Perché le occasioni che concediamo, evidentemente, sono più semplici da trasformare. Loro continuano a non concederne: da Fiorentina-Juventus 2-1, prima giornata di ritorno, 2 reti subite in 7 partite di tutte le competizioni. Nello stesso arco temporale, il Napoli ha subito 7 gol. Una partita in più giocata, ma la sostanza non cambia.

Come non va

Questi concetti li abbiamo già espressi due settimane fa, più o meno identici. Si veniva fuori da una sbornia di gol, dal 7-1 di Bologna. Poi venne Napoli-Genoa, una “partita tranquilla”. Il primo clean sheet dai tempi di Cagliari-Napoli, se guardiamo al campionato (c’è stata Napoli-Fiorentina in Coppa Italia). Ieri non è andata tanto diversamente. Anzi, forse è andata anche meglio a livello di gioco. Perché, al di là dei 20′ post-gol-di-Meggiorini, il Napoli non ha concesso nulla. La prima occasione di Inglese, as usual, dopo un errore marchiano di Insigne. A Bologna, invece, i rossoblù furono mediamente più pericolosi lungo tutto il match.

Guardando le occasioni concesse ieri, torniamo sempre al punto di partenza. Ovvero, la capacità mentale di stare sempre concentrati, in ogni momento della partita. Il Napoli ha un dispositivo difensivo funzionante, performante. È una squadra che gioca in un certo modo, per comandare e gestire la partita. Il suo modo di difendere discende direttamente da questa impostazione. Non si può cambiare, non si deve cambiare. Però, il discorso/giudizio che si può fare ad personam su Koulibaly è estendibile a tutta la squadra. Ovvero: grandi doti, grandi margini di crescita e pure un rendimento di altissimo livello. Tutta roba, però, che all’improvviso si sporca di un errore e quindi viene cancellata.

Quando succede contro il Chievo, o contro il Bologna o contro il Pescara, l’esito della partita non cambia. Contestualizzando i numeri e i gol subiti, ci si accorge che il Napoli (con 5 gol subiti in 6 partite) fa più punti di una Juventus che ne subisce solo 3. Ovviamente, i dati si riferiscono al solo girone di ritorno. Il gol subito per una stupidaggine, o per un errore di distrazione, può essere una condanna. Si pensi a un eventuale 2-1 segnato dal Madrid dopo un passaggio sbagliato o a un gol di Dybala nel ritorno della semifinale di Coppa Italia, dopo un intervento lisciato. È la differenza tra le grandi squadre e le squadre che passano i turni. Che vincono.

Come migliorare

Non c’è una ricetta tattica che non svilirebbe la squadra. In realtà non c’è una ricetta tattica, e basta. C’è una ricetta psicanalitica, o almeno potrebbe e dovrebbe esserci. Il ritorno di Milik, o almeno il ritorno a pieno regime di Milik (leggi sopra) potrebbe restituire una solidità posizionale maggiore a un sistema strutturato come quello di Sarri. Potrebbe, non è certo. Anche perché, come visto anche al Bernabeu, i gol subiti dal Napoli avvengono per cause e momenti che possiamo definire “improvvisati”. Errori imponderabili, non calcolabili a priori, topiche addirittura geniali nella loro crudeltà. La rovesciata di ieri di uno svagatissimo Koulibaly è un esempio pratico pienamente calzante.

Milik, quindi, ma non subito. E un lavoro continuo e ripetuto sulla capacità decisionale e di lettura situazionale. Non c’è altra strada. Anche perché, onestamente, per trovare in Serie A una coppia meglio assortita e (potenzialmente) migliore di quella composta da Albiol e Koulibaly, bisogna rivolgersi alla Juventus e alla Roma. Che, non a caso, sono le due squadre che precedono in classifica il Napoli. Ci pensino, i signori difensori del Napoli. Basterebbe tanto così, la distanza del miglioramento tra loro e Bonucci-Chiellini e Manolas-Fazio, per poter puntare ancora più in alto. È possibile, basta solo tenere la testa accesa per tutti i 90 minuti.

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