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Repubblica e Juventus-‘ndrangheta: «Molti episodi non fanno pensare ai bianconeri come vittima»

Il quotidiano romano sui rapporti tra la Juventus e i presunti boss, in relazione alle operazioni dell’Antimafia. «Perché una squadra con infiltrazioni criminali rischia solo un’ammenda di 50mila euro?».

Repubblica e Juventus-‘ndrangheta: «Molti episodi non fanno pensare ai bianconeri come vittima»

L’interrogativo

«Sarà Tavecchio a dover spiegare al Parlamento le sanzioni morbide previste dalla giustizia per le società che hanno rapporti con la criminalità organizzata». Si apre così il pezzo che Repubblica scrive sul caso che, in questi giorni, sta investendo il calcio italiano. La Juventus e i rapporti con gli ultras e la ‘ndrangheta per la gestione e la vendita dei biglietti stanno diventando argomenti che è sempre più difficile tacere. Oggi abbiamo evidenziato “le due misure della Gazzetta“, per esempio. Comunque, è già qualcosa.

Il pezzo del quotidiano diretto da Mario Calabresi fa una ricostruzione dei fatti noti, e stila un calendario degli interrogatori che si svolgeranno da qui a marzo e che coinvolgeranno anche la Commissione Antimafia. Qui, proprio qui, l’interrogativo più interessante. «Le audizioni sono già cominciate e dopo il racconto del giornalista e collaboratore di Libera, Daniele Poto, gli onorevoli hanno avanzato dubbi sulla disparità delle sanzioni previste da codice penale e giustizia sportiva: “Com’è possibile che se c’è stato un rapporto tra una società di calcio e ‘ndrangheta questa rischi solo un’ammenda di 50mila euro?”, si domandano all’Antimafia».

Andrea Agnelli

Il presidente bianconero potrebbe essere convocato in Commissione, così almeno annuncia il coordinatore dem Marco Di Lello. Anche perché, scrive ancora Repubblica, «i pm non pensano che la Juve sia stata vittima né di estorsione, né del tentativo di infiltrazione mafiosa. Tanto che, se dovesse arrivare una richiesta di costituzione di parte civile da parte del club nel processo penale che inizia a marzo, la procura darà parere negativo. Ci sono molti episodi che non fanno pensare alla Juventus come vittima».

Tra questi, Repubblica racconta anche (fatto già conosciuto, in realtà) un provino organizzato da Marotta su pressioni di Rocco Dominello. Il ragazzo valutato (e respinto) dai bianconeri nel 2014 era il figlio di Umberto Bellocco, del clan di Rosarno.

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