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Non è la vittoria della Coppa Italia a certificare la crescita del Napoli (che è nei fatti)

Trovo sbagliato legare il buon andamento di una stagione alla vittoria di un trofeo. Poi, ovviamente, è giusto che il Napoli provi a conquistarlo.

Non è la vittoria della Coppa Italia a certificare la crescita del Napoli (che è nei fatti)

Radicalismo

Da qualche parte, in giro per la rete e i commenti, ho letto: “Concentriamoci su questa Coppa Italia, è l’unica competizione che possiamo vincere”. A me questa frase non è che piaccia tantissimo. È il senso, a non farmi impazzire. Cioè, legare a tutti i costi il buon andamento della stagione, il suo giudizio finale positivo, alla vittoria di un trofeo, è essenzialmente sbagliato. Almeno per me. Anche perché il Napoli è in crescita, e non perché vincerebbe la Coppa Italia. Ma perché è protagonista di un percorso organico e armonico di upgrade dell’organico, è ai primissimi posti in campionato e agli ottavi di Champions dopo aver vinto il girone. Insomma, non è la Coppa Italia a fare la differenza. Non la farebbe.

Quando dico questo, so di far parte di una piccola minoranza di persone. Di radicali. Anche all’interno dello stesso Napolista. Un sottogruppo per cui la vittoria passa in secondo piano rispetto ad altre cose, ad altre esperienze. Tipo il rapporto con un eventuale quarto di finale di Champions. Quasi impossibile, ora, perché si gioca contro il Real Madrid. Ma se prima del sorteggio mi avessero chiesto “La vittoria della Coppa Italia o una doppia sfida col Porto e un passaggio ai quarti?”, io non avrei avuto dubbi. Datemi i quarti, un passaggio dagli ottavi. Una crescita europea, agli occhi del mondo.

Realismo

Però, non posso, né tantomeno mi sento di essere tanto radicale. Comprendo questa frase sulla concentrazione, non la cancello completamente. Un trofeo resta un trofeo, poterlo e doverlo inseguire non è mai sbagliato ed è realistico pensare al fatto che sia un’occasione più ghiotta rispetto alle altre due, non fosse altro perché occorrono meno partite per vincerlo. Quindi, se Napoli-Spezia è la prima tappa (già decisiva) di un giro importante, affrontiamola come si deve. Piglio giusto, concentrazione giusta, atteggiamento giusto. Anche il turnover, magari, ma una roba ragionata.

Il tabellone

Anche perché è lo stesso tabellone, fino alla finale di Roma, a dirci che le possibilità ci sono. Dalla nostra parte, Fiorentina, Milan e Juventus. In ordine, ovvero in base al turno in cui potremo affrontarle. Se tutto dovesse andare liscio a tutti, Napoli ai quarti contro la viola (in casa) e poi in semifinale (andata e ritorno) contro la vincente di Milan-Juve (a Milano). Prima, le altre tre devono eliminare, rispettivamente, Chievo, Torino e Atalanta. Non sarà facile per nessuno. Forse è proprio il Napoli ad avere l’impegno più agevole. Forse, ma non lo dico apertamente.

La semifinale con la Juventus, un doppio scontro contro gli avversari del momento e di sempre, è quindi una possibilità concreta. Concreta e allettante. Di potersi giocare l’accesso a una finale (sarebbe la quarta negli ultimi cinque anni, Supercoppa compresa), ma anche di giocare altre due volte contro la squadra più forte e l’ex centravanti azzurro. Una sorta di rivincita extra, un’idea romantica di possibile vendetta che deve essere presente. Ma non deve ossessionare, ovviamente. Anche perché, pure nel caso di un passaggio del turno, ci sarebbe una finale da vincere. E dall’altra parte, ci sono Inter, Roma e Lazio (oltre al Sassuolo). Per una volta, il tabellone di Coppa Italia è venuto fuori equilibrato: l’anno scorso, per dire, Juve, Inter, Lazio e Napoli erano tutte da una parte. Alla fine, vennero fuori i bianconeri. Che affrontarono un Milan capace di eliminare addirittura Sampdoria, Carpi e Alessandria. I giochini della sorte.

Dallo Spezia in poi

Partita in casa, partita da vincere. Perché lo Spezia è oggettivamente più debole, per tutti i motivi presenti e futuri di cui abbiamo detto. Per pensare a un trofeo, che sarebbe il giusto coronamento allo splendido lavoro sul campo di Sarri. Anche se, come ho detto, non mi pare proprio giusto pensare in questo modo. 

Poi, c’è anche il discorso dei nuovi. Ovvero, di coloro che giocheranno questa partita dopo aver saltato gran parte di questa prima metà di stagione. Calciatori da inserire all’interno dell’organico, da far crescere. Anche da conoscere, in alcuni casi. La Coppa Italia potrebbe essere il loro luogo di ambientazione, di esplosione. Una possibilità di turnover per far capire di essere diventati pronti a far parte di questa squadra. Un po’ come fanno tutti i grandi club, come ha fatto il Real Madrid contro il Siviglia. E ha vinto 3-0, in trasferta.

Ecco, il Napoli deve guardare così a questi turni di Coppa Italia. Partite in cui sperimentare prima dei turni finali, importanti, decisivi. Da affrontare armi pari, e occhi negli occhi, con i grandi. Con gli altri grandi, più o meno di noi. Per il fregio di un trofeo, che non è tutto ma comunque vale, varrebbe. Che fa fare festa, ma non sconvolge la storia. Come fatto tre e cinque anni fa, esattamente come allora. Non sarebbe male, dopotutto.

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