ilNapolista

Juventus-‘ndrangheta / La resa del calcio agli ultrà è come il finanziamento illecito dei partiti nel 92

Stavolta sono invischiati gli Agnelli e nessuno ne parla (tranne Il Fatto). A Napoli ci sarebbe inviati di tutto il mondo. Ma il sistema funziona così, tutti lo sanno. Ci si indigna per finta.

Juventus-‘ndrangheta / La resa del calcio agli ultrà è come il finanziamento illecito dei partiti nel 92
Andrea Agnelli

Della Juventus scrive solo il Fatto quotidiano

Ne scrive, fondamentalmente, solo il Fatto quotidiano. Ma ormai, in piena epoca web, che ne scriva uno o più quotidiani, cambia davvero poco. La notizia viene riportata dai giornali on line, a partire da Dagospia molto cliccato da chi vuole sapere cosa accade nelle stanze del potere o prossimi ad esso. E ovviamente da quelli calcistici. Come il Napolista che ne scrive da quest’estate. Il Fatto quotidiano (mentre la Juve comunicato di aver affidato ai legali “la tutela della propria onorabilità”) riporta fedelmente stralci del documento di chiusura indagini della Procura della Federcalcio. La vicenda è nota. Il canale privilegiato concesso agli ultrà della Juventus nella gestione dei biglietti.

In questa vicenda, poi, c’è dell’altro. Ci sono i presunti legami tra gli ultrà della Juve ed esponenti della ‘ndrangheta che pure avrebbero incontrato Andrea Agnelli. E c’è un suicidio sospetto, quello di Raffaele Bucci, capo ultrà dei Drughi, che quest’estate si è lanciato dal viadotto di Fossano (Cuneo). Lo stesso da cui si gettò il 15 novembre del 2000 Edoardo Agnelli. Bucci era stato appena ascoltato dalla Procura in merito all’inchiesta biglietti-ultras-‘ndrangheta Juventus (perché ci sono due filoni: uno penale, con nessun dirigente juventino indagato, uno sportivo con l’istruttoria della Procura della Figc) in qualità di consulente esterno della Juventus. Era stato assunto come “Supporter Liaison Officer” ovvero anello di congiunzione tra società e tifosi.

Il quadro di complicità e connivenze

Ne emerge un quadro di complicità, connivenze. Un quadro che, va riconosciuto, non sorprende. Il procuratore federale scrive:

“Con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupati dai tifosi “ultras”, (Agnelli) non impediva ai tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti “gruppi ultras”, anche per il tramite e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata, autorizzando la fornitura agli stessi di dotazione di biglietti e abbonamenti in numero superiore al consentito, anche a credito e senza presentazione dei documenti di identità dei presunti titolari, così violando disposizione di norme di pubblica sicurezza sulla cessione dei tagliandi per assistere a manifestazioni sportive e favorendo, consapevolmente, il fenomeno del bagarinaggio”.

Lotito è un caso isolato, infatti è da anni sotto scorta

Parole inequivocabili, cui vanno ovviamente aggiunte quelle sulla partecipazione di Agnelli agli incontri con esponenti della malavita organizzata. Ma il succo è la subalternità della Juventus agli ultras, è la consapevolezza nel favorire il bagarinaggio. Per chiunque bazzichi il mondo del calcio, è la scoperta dell’acqua calda. Non a caso, un presidente come Lotito che ha osato sfidare l’egemonia (chiamiamola così) degli ultras, vive sotto scorta da anni. Questa è la realtà del calcio italiano, nota a tutti. Perfettamente sintetizzata – e si torna sempre lì – da Fabio Capello che dichiarò: «In Italia comandano gli ultras». Dove in questo caso per ultras si intendono associazioni di fatto economiche che controllano e partecipano alla vendita di biglietti e gadget, come avviene a Torino e chissà in quali altre piazze.

La finta indignazione

Il nodo è qui. Un sistema che tutti conoscono e che tutti fingono di ignorare. Ora nella rete è caduto Agnelli con la Juventus. E se ne parla pochissimo. Tv e giornali stanno in silenzio. Se fosse successo al Napoli, avremmo avuto televisioni e inviati di tutto il mondo, Stern ripubblicherebbe la famosa copertina aggiungendo alla pistola negli spaghetti anche il pallone. Eppure alla Juventus era tutto alla luce del sole, visto che un capo ultrà era stato assunto. Assunto in società! Di che cosa ci si meraviglia? È un sistema che ricorda molto da vicino quel che accadde in Italia nei primi anni Novanta col finanziamento illecito dei partiti. Tutti lo fanno, nessuno ne parla. E poi un bel giorno scoppia Tangentopoli. E tutti devono far finta di indignarsi.

Pochi anni fa, il ministero dell’Interno provò (o fece finta) ad alzare la voce. Chiese ai club di collaborare. Nulla è accaduto. Gli episodi di ingerenza dei cosiddetti ultras sono proseguito. Potremmo ricordare il caso Storari a Cagliari, anni fa il derby Salernitana-Nocerina. Potremmo proseguire a lungo. C’è stato l’ammorbidimento di Pallotta che era partito lancia in resta contro gli ultra e piano piano è venuto a più miti consigli.

Adesso la Commissione Antimafia comincerà un giro di audizioni in tutt’Italia per provare a individuare i legami tra tifoseria organizzata e criminalità organizzata. Nella realtà, poco o nulla cambierà. Magari l’inchiesta della Federcalcio si risolverà con una multa per la società bianconera (i cui vergognosi cori dei tifosi sono immancabilmente ignorati sia dai media sia dalle autorità incompetenti). E si aspetterà il prossimo giro per le prove tecniche di indignazione.

ilnapolista © riproduzione riservata