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Il Napoli è cambiato nella testa, ma piano con l’esaltazione

Sarri è stato bravo a pungolare i calciatori con quella frase sugli adolescenti. E gli effetti si sono visti. Però a Lisbona non è stata gara vera.

Il Napoli è cambiato nella testa, ma piano con l’esaltazione
La gioia di Mertens dopo aver segnato il secondo gol del Napoli contro il Benfica (Cuomo)

Sono tanti i segnali confortanti che arrivano da Lisbona per i tifosi del Napoli.

– Il Napoli vince su un campo difficile, dove pochi altri ci sono riusciti.

– Lo fa in una gara che valeva il passaggio del turno, quasi un dentro-fuori anche se aveva due risultati utili su tre.

– Lo fa nel migliore dei modi: giocando un gran calcio e dominando sostanzialmente la partita, soprattutto nel secondo tempo.

Che cosa è cambiato?

Pare dunque sia cambiato tanto rispetto al mese e mezzo precedente. Rispetto al Napoli che ha affrontato il Besiktas (due volte), la Roma, la Lazio, il Sassuolo. In confronto al Napoli di Bergamo e Torino quello del “da Luz” sembra un’altra squadra. Cosa è cambiato allora? I giocatori? E’ arrivato il tanto agognato attaccante? Era dunque un problema tattico o di rosa?

La frase sugli adolescenti

È cambiato che a Sarri, uomo sincero come pochi nel mondo del calcio, sono girate le scatole e non facendocela più a mentire a se stesso con le solite frasi la squadra gioca bene, è un momento che ci gira male, è mancato un pizzico di fortuna, etc. etc. dopo Sassuolo ha definito i propri giocatori una squadra di adolescenti. C’è andato giù duro insomma. E non l’ha fatto in camera caritatis bensì davanti ai microfoni, in barba al vecchio adagio secondo il quale i “panni sporchi si lavano in famiglia”. Ora, per un ragazzo di 20-30 e passa anni, che guadagna una barca di soldi, che ha moglie e figli di cui prendersi cura, sentirsi definire adolescente da colui che sicuramente vede come un padre, sia pur sportivo, è una delle offese più pungenti. Equivale a dire: m’hai stufato, sei un ragazzino, ma quando ti decidi a crescere?

E come per magia il Napoli è cresciuto. Così, di botto. Come solo agli adolescenti succede, che vanno a dormire la sera e al mattino a colazione te li ritrovi con un paio di centimetri in più. Dunque non era colpa dell’attaccante. O del portiere. O di Tizio o di Caio. Era colpa della testa.

La famosa fame

Era colpa di ciò che non si vede, di ciò che non puoi toccare con mano: mancava la voglia di affermarsi, di dimostrare di essere i più bravi, la voglia di raggiungere l’obiettivo costi quel che costi, anche la voglia di soffrire, di sacrificarsi, mancava la famosa fame. Quando invece si entra in campo con determinazione, può anche succedere che il gol lo sbagli perché ti manca il top-player lì davanti, quello che con mezza palla buona fa doppietta, ma prima o poi lo fai soprattutto se giochi con quella voglia e quell’intensità che finora erano mancate. E con un po’ di equilibrio poi la porti a casa.

Ma a Lisbona non è stata una battaglia

A Lisbona è sceso in campo un Napoli consapevole della propria forza, affamato sin dai primi minuti, come era successo con l’Inter, e i risultati si sono visti. Un Napoli molto simile a quello della passata stagione e che l’anno scorso è andato via via spegnendosi solo dopo la batosta morale del gol di Zaza a pochi minuti dal termine allo Juventus Stadium. Anche lì colpa del carattere. Della scarsa abitudine a certe gare intense, a delle vere e proprie battaglie, di nervi soprattutto.

Il piccolo ma non irrilevante dettaglio che rinvia il giudizio sul processo di crescita dei ragazzi di Sarri è che al “da Luz” però non è stata battaglia perché ci ha pensato la Dinamo Kiev a rasserenare gli animi annichilendo già nel primo tempo il Besiktas. Bisognerà aspettare dunque gare che facciano tremare i polsi per avere la certezza che il Napoli sia cresciuto. Per capire se gli adolescenti siano davvero diventati uomini.

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