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Gabigol e gli altri, ovvero il mercato d’estate alla prova del campo: bilanci, (pochi) sorrisi e insegnamenti

Un giudizio a posteriori sul mercato di Napoli, Juventus, Inter, Roma e Milan. Sicuri che un acquisto al mercato sia sempre il modo migliore per giocare bene a calcio?

Gabigol e gli altri, ovvero il mercato d’estate alla prova del campo: bilanci, (pochi) sorrisi e insegnamenti

Il mercato di ieri, quello di domani

Essere al 15 dicembre è come quando hai iniziato un lungo viaggio e sei ben oltre la metà, e quindi scorgi la meta. Puoi guardarti indietro e fare un primo bilancio di com’è andata, ma devi soprattutto concentrarti su quello che verrà. E quindi, parliamo e pensiamo al calciomercato. Ovvero, tra quindici giorni si riparte ma si possono già tirare le prime somme su quanto fatto in estate, ormai quasi quattro mesi fa. Si può già capire quanto siano stati realmente affari i presunti affari, quanto questo o quel trasferimento sia stato migliorativo della situazione della squadra.

L’esempio Gabigol

Lo spunto ci è venuto guardando in casa-Inter, alle dichiarazioni rilasciate ieri dal procuratore di Gabigol. Un calciatore che, basta andare a riprendere le cronache social e sportive di fine agosto, veniva etichettato come “il grande colpo di mercato dell’Inter”. Per un totale, al 15 dicembre, di 16 minuti giocati in campionato. Ecco, c’è da stare attenti. Non è solo una questione di risultati, a Napoli dovremmo saperlo bene. Se l’Inter fosse a tre punti dalla Juventus, si parlerebbe comunque di Gabigol che non gioca. Certo, ai tifosi dell’Inter scapperebbe più un sorriso che una parolaccia, ma il senso resta quello. Anche noi del Napolista, appena dopo la chiusura estiva delle liste, scrivemmo – in uno dei pezzi più letti e commentati riguardanti il mercato – parole entusiastiche per i due acquisti dell’Inter.

L’Inter ha speso, negli ultimi giorni di trattative, una vera e propria fortuna (67,5 milioni, fonte Transfermarkt) per un attaccante/esterno offensivo (Gabigol) e un centrocampista tuttofare (Joao Mario). Due grandi colpi, per carità. Però, dimenticandosi (forse) le vere priorità dell’organico. Ha ceduto un calciatore arrivato da soli due mesi (Caner Erkin) e si presenta con Andrea Ranocchia come prima riserva ai centrali titolari (Murillo e Miranda), con Santon, Nagatomo, D’Ambrosio e l’infortunato Ansaldi nel contingente-terzini e Berni e Carrizo come riserve di Handanovic.

Quel pezzo servì a dimostrare come il mercato fosse una giungla per tutti. Un luogo non fisico in cui chiunque può commettere e commette e commetterà errori. A distanza di qualche mese, possiamo confermarlo. È così, e nessuno è stato escluso da questa roulette russa della cattiva valutazione del mercato. Poi, ovviamente, c’è il ristoro della classifica. Che, basta leggerla, in alcuni casi lenisce le ferite e in altri fa da spargisale.

Napoli

Cominciamo dal Napoli, giusto per iniziare a scatenare la meravigliosa varietà dei commenti tipici del Napolista. La domanda è semplice, secca: al di là della valutazione inesatta su Gabbiadini, che non si è rivelato adatto a ricoprire il ruolo di centravanti in assenza di Milik, in cosa è stato sbagliato il mercato del Napoli? Qual è il colpo che non andava fatto, cosa è mancato a questa squadra a livello numerico e tecnico? Ecco, non è che ci venga molto da dire. Tutti i calciatori che sono stati acquistati, Tonelli a parte, hanno avuto un proprio ruolo. Forse Rog e Giaccherini si aspettavano qualcosa in più a livello di minutaggio, ma Sarri ha fatto intendere – sempre, ma soprattutto nell’ultimo periodo – che si è trattato di pura e semplice questione di adattamento. Che anche loro fanno parte del suo radar, e che serviranno per la seconda parte di stagione.

Per il resto, possiamo ritenerci soddisfatti. Diawara si gioca il posto in ogni partita con Jorginho, la stessa cosa Zielinski con Allan. Maksimovic è stato utile quando chiamato in causa, ma sappiamo quanto Sarri sia attento al lavoro della linea difensiva. Sì, i 10 milioni per Tonelli: troppi per zero minuti giocati, non c’è che dire. Però, ora che Koulibaly parte per la Coppa d’Africa, il Napoli non ha bisogno di un’integrazione. Quattro centrali per due posti, due calciatori per ruolo. Uno spreco? Forse sì. Una cautela in più? Sicuramente. Al di là di questo, nessun altro caso particolare e la sensazione che tutti gli investimenti siano stati fatti in maniera oculata. Lo stesso Milik, in poche settimane, è passato da “giovane-inesperto-ci-serve-Icardi” a salvatore della patria fino a grande rimpianto. Per farvi capire la volubilità del nostro tifo, del mercato calcistico in generale, di questo sport.

Juventus

Al confronto con le altre squadre, quindi, il Napoli si presenta bene. Come la Juventus, e ci mancherebbe altro. Higuain è a quota 12 gol stagionali, Pjanic ha vissuto problemi di inserimento ma ora sta ritrovando se stesso. Benatia è stato frenato dagli infortuni ma è stato determinante nella prima parte di stagione, stesso discorso per Dani Alves. Un peccato, per Allegri, lo stop di Pjaca dopo un promettente inizio. Alla fine, al netto di difficoltà di gioco palesate lungo il corso dell’anno, la Juve ha vinto le sue scommesse estive. Manca un centrocampista, che sarebbe dovuto arrivare e invece non è arrivato, ma molto probabilmente il problema si risolverà a gennaio. Come il centravanti al Napoli, ognuno nelle proprie dimensioni. Altrimenti, la finestra “di riparazione” non esisterebbe. O si chiamerebbe in un altro modo. 

Ah, un ps al volo. In alcune partite, neanche troppo tempo fa, Allegri aveva a disposizione un solo attaccante. Uno solo, due infortunati (Higuain e Dybala). Ha ovviato cambiando modulo.

Inter

Le altre, che sono come noi. A volte anche peggio. Ecco, il senso di questo pezzo è proprio questo. Molto spesso, il pessimismo cosmico tipico del tifoso del Napoli – soprattutto quello ipercritico – ci fa vedere in maniera distorta le situazioni altrui. Abbiamo “lodato” il mercato estivo dell’Inter, quando in realtà non ha avuto questa grande incidenza. Anzi, non ce l’ha avuta e basta. Banega è scomparso dopo un avvio incoraggiante, Joao Mario si è visto a sprazzi e di Gabigol abbiamo già detto. Ansaldi è stato il peggiore in campo contro il Napoli, bene il solo Candreva (anche se forse ci si aspettava qualcosina di più). In più, classifica nera, con distanze siderali dalla vetta e molto ampie anche dalla zona-Champions. Più due allenatori già cambiati. Anche quella è una scelta di mercato.

Roma

La Roma, una squadra di alto livello che ha saputo reagire all’avversità del preliminare di Champions con un bel girone d’andata. Ah, tutto questo senza mercato o quasi. Bruno Peres, Fazio, Juan Jesus e Paredes. Loro sono i quattro uomini che è stato possibile utilizzare, ma non si ricordano grandi exploit. Cioè, il terzino ex Torino e Fazio sono diventati titolari, ma le prestazioni memorabili sono un’altra cosa. Gli altri due si sono visti pochissimo, ancora meno si è visto Vermaelen, un caso-Tonelli elevato a potenza. Su questo sito, ad esempio, si lessero commenti su “quanto la Roma fosse stata intelligente a prendere un calciatore così importante in prestito dal Barcellona”. Beh, diciamo che non sta andando proprio benissimo.

E diciamo pure che Spalletti, in questo caso, ha dimostrato come un lavoro tattico e psicologico coerente possa valere molto di più di un’operazione di mercato. Il vero uomo in più di questa stagione giallorossa si chiama Edin Dzeko, giusto? Ecco, questo è un altro senso del pezzo. Come Sarri ha dovuto fare di necessità virtù, sostituendo Milik con Mertens (più che con Gabbiadini) quando si chiamava a gran voce il rinforzo dagli svincolati, Spalletti ha fatto con il centravanti bosniaco. L’acquisto è un rifugio facile. Tecnico, ma ancor prima dialettico. C’è tanto altro, prima e dopo. Ah, e giusto per ricordarcelo insieme. La Roma, qualora domani dovesse farsi male Dzeko o anche solo essere squalificato, non ha un centravanti. Cioè, avrebbe Totti. O al massimo Perotti falso nueve. Vi ricorda qualcosa?

Milan

Chiudiamo con il Milan di Montella, grande sensazione di questa prima parte di stagione. I nomi dei calciatori arrivati in estate: Gustavo Gomez, José Sosa, Mati Fernandez, Pasalic, Lapadula. Gli ultimi due vanno in campo da un mese, degli altri non ci sono grosse notizie. Il Milan è terzo, dopo che l’anno scorso è finito settimo. Anche loro, senza il mercato. Anzi, quella rossonera era una delle campagne più criticate a inizio stagione. “Immobilismo”, si diceva. L’esito di questo immobilismo ci pare soddisfacente.

Ora, tra quindici giorni si ricomincia. Tanto per gradire, a tutti e noi per primi: un approccio meno esasperato a questo gioco del mercato, non sarebbe meglio? Non tanto perché alla fine si rischia di sbagliare, ma perché si sprecano davvero tante energie. E il gioco, come abbiamo visto, non sempre vale la candela.

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