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Allan e Jorginho, ovvero le gerarchie del centrocampo sono cambiate

La campagna acquisti del Napoli sta facendo effetto. Il regista è finito in panchina e anche il mediano non è più insostituibile.

Allan e Jorginho, ovvero le gerarchie del centrocampo sono cambiate

Allan lo scorso anno sembrava insostituibile

È stato tra i migliori in campo, ha gettato il cuore oltre l’ostacolo. Ma Allan, stantuffo insostituibile del centrocampo che stupire il mondo aveva prima di essere smontato e rimontato con altri pezzi, deve fare i conti, come il connazionale Jorginho, con una verità assoluta del calcio moderno da sessanta partite l’anno: i giocatori insostituibili non esistono. Bisogna ruotare, ruotare, ruotare. Lo ha capito perfino Sarri e i due brasiliani – ed altri che dovessero incappare nella stessa tagliola – devono farsene una ragione. Un destino ingrato, comunque, quello di Allan e Jorginho. Perché alla base dell’avvicendamento c’è un inconfutabile dato tecnico. I rivali che bussano alla loro porta sono sicuramente più giovani e più dinamici. E, come usa dire ora, capaci di spaccare le partite. Che poi è la versione moderna del giocatore che entra e dà una svolta al gioco della squadra.

Un destino ingrato e già se ne vedono gli effetti. Investito e quasi travolto dal ciclone del turn over, il rude martello di Rio de Janeiro poco brasilero e molto furlan ha finito per non raccapezzarsi più. Anche se in attesa di un chiarimento definitivo, ha scelto di reagire nel modo che gli è più congeniale. Che è quello di picchiare duro e di rendersi utile come ha fatto ancora ieri contro il Benfica marcando il suo territorio con uno scrupolo degno di miglior sorte. I voti delle “pagelle” lo hanno premiato. Eppure Allan è egualmente un martello triste perché sa che non è più l’unico a disposizione di Maurizio Sarri che resta suo grande estimatore.

Diawara ha fatto scivolare Jorginho in panchina

Sotto questo profilo, anzi, Allan sta peggio di Jorginho che è più abituato a questi sbalzi di quota tecnica. A Verona era salito sugli altari e poi a Napoli ha vissuto in altalena. Benitez aveva mostrato di non gradire il suo gioco troppo sulle punte e poco incisivo. Infatti il rendimento del brasiliano era via via calato. Dalle retrovie lo ha recuperato Sarri che gli ha affidato la bacchetta di regista del centrocampo. E il ragazzo ha svolto molto bene il ruolo. L’arrivo di Diawara, però, ha costretto Sarri a rivedere le gerarchie e Jorginho è finito in panchina. Il nuovo ruolo, però, sembra non avvilirlo più di tanto, se bisogna prendere per buone le immagini del Da Luz che lo ritraggono sorridente in panchina. Al contrario di Allan che, evidentemente, non aveva mai vissuto stagioni da comprimario e mostra in maniera evidente di gradire poco la situazione che si è creata.

Il piano umano e quello tecnico

Sul piano umano i termini della vicenda sono questi e rendono quasi superflua una motivazione di tipo tecnico. Quello che è successo, insomma, fa parte della normalità esasperata del calcio di oggi: l’arrivo dei nuovi sturmptruppen del centrocampo, intendiamo Piotr Zielinski, Diawara e ora – alla buon’ora – perfino Rog, ha messo spietatamente a nudo la differenza di passo, di estro e di incisività tra vecchi e nuovi.

E, se vogliamo dirla tutta, si è perso anche troppo tempo per trarne le conclusioni. Sarri, che ne sa una più del diavolo, ha provato a mascherare l’imbarazzo. Tendenzialmente, lui sarebbe dalla parte di Allan e Jorginho più avanti con gli anni e, quindi, più esperti e affidabili secondo il suo codice tecnico. Ha provato a resistere inserendo i nuovi dopo una lunga – lunghissima nel caso di Rog, quasi irritante – pausa di riflessione. Ma è giunto il momento di prendere atto della nuova situazione. I cambi si imponevano e a volerli erano i tifosi ma anche il vertice del Club.

Il resto della storia è scolpito nei fatti. Zielinski ha aperto le danze (don Maurizio lo conosceva e lo stimava dai tempi dell’Empoli). E ha in parte messo in discussione il dogma dell’insostituibilità di Allan. Quindi è stata la volta di Diawara. Quando è toccato a lui, ha conquistato in un solo colpo la fiducia di tutti. Perfino del tecnico sostenitore della teoria della massaia di Figline Valdarno secondo cui il miglior brodo si ottiene dalla gallina vecchia. Ieri Jorginho, che non aveva giocato contro l’Inter e sperava di rifarsi con il Benfica, ha dovuto prendere atto che la gerarchia è cambiata. E guarda caso sono tornate le vittorie, la promozione in Champions e la risalita in classifica. Indietro non si torna, quindi.

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