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Napoli-Lazio persa a tavolino per i petardi a Pighin e Manfredonia

Befana 1979, il Napoli perse la partita a tavolino. Quell’anno fu caratterizzato dalle intemperanze del pubblico del San Paolo.

Napoli-Lazio persa a tavolino per i petardi a Pighin e Manfredonia
Napoli-Lazio 1979, Giordano abbraccia Manfredonia

La befana del 1979

Era il giorno della Befana del 1979 ma l’eco dei botti di fine anno, come vuole la tradizione partenopea, non si era evidentemente spento ancora. E così quella partita diventò quella dei “mortaretti, petardi e tric trac”, un match scoppiettante solo per quanto si sentì dal settore dei tifosi napoletani ma non per lo spettacolo offerto dalle due squadre in campo. Quello fu il campionato delle ammende, i sostenitori partenopei avevano il mortaretto e il lancio di oggetti facile, a mo’ di novello sport, e ogni occasione diventava buona per manifestare dissenso attraverso attacchi ai giocatori avversari e alla terna arbitrale.

Quell’anno a Napoli si lanciava di tutto

Cinque le gare incriminate, quasi tutte quelle giocate al San Paolo nel girone di andata, prima di quel Napoli-Lazio. Alla prima giornata, contro l’Ascoli, la società ebbe un’ammenda di 2 milioni e mezzo con diffida del campo per lancio di frutta all’indirizzo dell’arbitro Tonolini, lancio di contenitori per bibita verso un guardalinee e lancio di un bastone verso l’altro segnalinee che veniva colpito alla schiena. Alla quinta e alla settima giornata, rispettivamente contro l’Atalanta e la Juventus, il Napoli beccò una ammenda di 100 mila e 125 mila lire per sparo di mortaretti prima e durante la gara. Alla nona, contro il Milan, stesso copione ma stavolta la multa aumenta a 400 mila lire perché, oltre agli spari di mortaretti, ci fu il ritardato inizio della gara. Infine, altro fattaccio contro il Perugia alla undicesima. Quattro milioni e 600 mila lire di multa per lancio di contenitori di bibita, qualcuno addirittura pieno, verso l’arbitro e sparo di mortaretti.

Recidivo, ecco cosa era il Napoli in quel campionato. “Recidivo” è come dire “pregiudicato”, significa che lo puoi sempre rifare e infatti non mancò l’occasione prima della gara con la Lazio, in maglia rossa per esigenze televisive (da poco venivano trasmesse le immagini delle partite a colori, altro che HD!), in campo con i futuri azzurri Agostinelli e Giordano.

Napoli-Lazio 1979

Napoli-Lazio 1979, Pighin esce in barella

“Tassotti e Ammoniaci sono desiderati negli spogliatoi”

Sono le 14.25, l’ora in cui solitamente le due squadre fanno il loro ingresso in campo, le gare iniziavano alle due e mezza precise. Improvvisamente un petardo, lanciato non si sa da quale settore dello stadio, passa tra le maglie della rete di protezione, all’epoca sotto i distinti, e col suo fragore stordisce i laziali Manfredonia e Pighin. La deflagrazione è potentissima. L’arbitro decide di far rientrare le squadre negli spogliatoi in attesa di decisioni e soprattutto per dare modo alla Lazio di fare le opportune sostituzioni. Si vocifera, infatti, che i due difensori che andranno a sostituire i due “infortunati” sono in tribuna, non convocati nemmeno per la panchina.

L’altoparlante fa un annuncio surreale: “I giocatori Tassotti ed Ammoniaci sono pregati di accomodarsi negli spogliatoi”.

Succede che la partita inizia con 30 minuti di ritardo. Per entrambi i giocatori il referto dell’ospedale Pellegrini parla di “trauma ipoacustico destro con perdita improvvisa parziale dell’udito con riflessi sull’equilibrio. Guaribile in dieci giorni salvo complicazioni”.

Napoli-Lazio 1979

Napoli-Lazio 1979, Bruscolotti e Vitali provanoa parlare col pubblico

Partita fantasma

L’arbitro Lapi di Firenze vide tutto perché sulle scale che portano in campo era alle spalle dei due giocatori laziali colpiti dal petardo. Addirittura furono interpellati i fotografi che solitamente ritraggono i giocatori al loro ingresso sul rettangolo di gioco per risalire all’esatta dinamica dei fatti. Pighin era appoggiato al muretto mentre Manfredonia era un po’ più indietro. Dopo il botto un gran parapiglia. Accorrono i medici e i massaggiatori della Lazio (scene che ricordano un po’ la monetina che colpì Alemao a Bergamo, dice niente?), il medico sociale del Napoli Acampora, i due giocatori si stringono le tempie tra le mani mentre i sanitari cercano di rianimarli, Bruscolotti e il direttore sportivo Vitali si avviano verso il pubblico per evitare di far lanciare altri petardi. I giocatori appaiono tutti un po’ spaventati. Il clima è certamente surriscaldato, la gara inizierà e finirà in un clima surreale, forse l’arbitro in cuor suo ha già deciso il referto. Sembra un match fantasma, quasi un allenamento, i napoletani sono in campo con animo rassegnato mentre i laziali non possono non pensare ai due compagni feriti. Segna Nicoli al ’15, pareggia Savoldi 4 minuti più tardi. Un pari già scritto, si sentiva odore di partita giocata pro forma. Il responso arriverà tre giorni dopo, le decisioni del giudice sportivo si conoscevano di mercoledì. Partita persa a tavolino, 0 a 2 per la Lazio, responsabilità oggettiva del Napoli e squalifica del campo per due giornate, poi ridotte a una. In quella gara debuttò Attilio Tesser, futuro allenatore, che sostituì un infortunato Bruscolotti.

Contro il Verona si giocò a Pescara sotto la neve

La successiva partita in casa fu giocata contro il Verona, sul neutro di Pescara, su un campo innevato e con un tempo da lupi. Savoldi, dopo una serie infinita di palle gol non sfruttate, realizzò il calcio di rigore decisivo nel secondo tempo dando i due punti agli azzurri.

Il tabellino annotò “10.000 spettatori circa di cui 9015 paganti più un migliaio dei 39000 abbonati del Napoli”.

Il ritorno al San Paolo avvenne con la partita contro la Fiorentina, pari ad occhiali dopo diverse palle gol sprecate da un ottimo Napoli. Sapete come finì quel match? Con Savoldi, Majo, Vinicio e Orlandini (passato tra le fila viola) che scendono le scale per rientrare negli spogliatoi sotto un fitto lancio di pietre. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Tesser

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