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Il 4-3-3 della Lazio: meno possesso palla, più vertical

Il modulo è lo stesso del Napoli, ma con una interpretazione diversa: meno possesso palla per la Lazio. I movimenti di Immobile.

Il 4-3-3 della Lazio: meno possesso palla, più vertical

La Lazio di Simone Inzaghi, in questo momento, è uno dei clienti peggiori da affrontare per il Napoli. Non soltanto per lo stato di forma complessivo e, nello specifico, di uomini come Immobile. Soprattutto, perché Sarri e i suoi dovranno confrontarsi con un modulo praticamente speculare (situazione mai facile da affrontare) ma sviluppato seguendo concetti di gioco piuttosto diversi, se non, per certi versi, diametralmente opposti. In questo senso, la sfida di sabato sera promette di essere interessantissima e quanto mai equilibrata.

La differenza col 4-3-3 di Sarri

La prima, fondamentale differenza tra il 4-3-3 sarriano e quello di Inzaghi è che l’allenatore biancoceleste predilige un’impostazione della manovra meno associativa e armonica ma molto più verticale, a costo di prendersi qualche rischio in più nella gestione del pallone (anche se qualcosa potrebbe cambiare con il ritorno dal primo minuto, assai probabile, di un regista puro come Biglia). Non è un caso che la Lazio sia soltanto decima nel torneo per possesso palla medio con solo il 49,5%. Tantomeno può esserlo il dato sulla percentuale di passaggi riusciti, un 79,5% piuttosto modesto: peggio hanno fatto soltanto Crotone, Cagliari, Sassuolo, Udinese e Bologna. È una ricerca della profondità che però dà buoni risultati, a giudicare dai 15,6 tiri a partita (meglio solo Roma, Napoli, Juventus e Inter) di cui 8,5 da dentro l’area (quarta miglior performance in A) e soprattutto dai 22 gol realizzati che ne fanno il terzo miglior attacco.

La seconda differenza piuttosto marcata è nel maggiore equilibrio nell’utilizzo delle catene di fascia in fase offensiva. Leggero predominio della fascia sinistra in totale (39 % vs 36%), ma nelle ultime due gare giocate con Cagliari e Sassuolo la tendenza si è decisamente invertita. Addirittura, contro gli emiliani, i biancocelesti hanno portato il 43% degli attacchi dalla destra contro solo il 34% della fascia sinistra. Il che sorprende fino a un certo punto, con un terzino come Basta decisamente più propositivo di Radu dall’altra parte. E ci porta ad una conclusione: il confronto con la dirimpettaia catena di sinistra del Napoli, come noto quella più sfruttata da Sarri, sarà determinante. Il predominio in quella zona del campo indirizzerà in maniera piuttosto deciso l’andamento della partita. Anche perché la Lazio, da quella parte, propone in diverse occasioni un paio di varianti niente male per scombinare i radar difensivi avversari.

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Successivamente a una rimessa laterale, Keita si sposta dalla parte di Felipe Anderson per provare a creare superiorità numerica e muovere la difesa avversaria. Anche il gol del vantaggio laziale, a inizio secondo tempo, verrà propiziato dalla presenza contemporanea nella stessa zona di campo dei due esterni offensivi biancocelesti.

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Felipe Anderson abbassa molto la sua posizione, con Basta che si posiziona più largo e più alto per un’eventuale sovrapposizione. Ma la scelta qui ricade su Milinkovic-Savic, che viene incontro a proteggere palla per poi restituirla al brasiliano che segue la traccia interna e si butta dentro, andando pericolosamente al tiro.

La ricerca degli esterni (Felipe Anderson e Keita)

La ricerca immediata degli esterni è la prima opzione dei capitolini. Che ne hanno ben donde, viste le doti eccezionali nell’uno contro uno sia di Keita che di Felipe Anderson. 3 gol e 2 assist con una media partita di 2,1 passaggi chiave e 2,1 dribbling per lo spagnolo, 1 gol e 4 assist con 2,6 passaggi chiave e addirittura 3,5 dribbling a gara per il brasiliano. Che rispetto al passato sta dando anche un eccellente contributo in fase difensiva, con 4,1 tackles a partita (meno soltanto di Parolo) e 1,2 palle intercettate. Non così Keita, le cui scarse attitudini in copertura potrebbero essere debitamente sfruttate da Hysaj e Callejon. La difesa azzurra dovrà stare attenta, oltre che coprirsi bene sui lati (occhio alle solite carenze sui rapidi cambi di gioco), anche, com’è ovvio che sia, ai movimenti del vice-capocannoniere Immobile. Che come noto predilige più che altro i tagli in profondità, non facendo moltissimo lavoro di raccordo con il resto della squadra. I soli 22 passaggi di media a partita e i 38 palloni toccati ne fanno un giocatore certo mediamente partecipativo al gioco ma tutt’altro che un centravanti di manovra. Sarà dunque fondamentale, più del solito, per i nostri centrali tenere bene la linea e non farsi attaccare alle spalle.

A centrocampo, il trio biancoceleste riesce a mixare ottimamente qualità, dinamsimo e fisicità. Lulic, Parolo e Milinkovic-Savic (anche se, come detto, uno dei tre, probabilmente il serbo, dovrebbe far posto al rientrante Biglia) sono abili sia nello spingersi in avanti – già 2 gol e 3 assist per il bosniaco, che in passato ci ha fatto assai male – che in fase di copertura. In particolare l’italiano è primatista in campionato per tackle effettuati (4,3 a partita) e per falli commessi (2,4). Per caratteristiche e per schieramento, dovremmo rivedere l’ormai consueto uomo contro uomo lì in mezzo. Occhio però a lasciare troppi spazi per gli sganciamenti offensivi:

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Il Sassuolo prova a fare pressing alto ma distanze e posizionamento sono completamente sballati. Parolo e Lulic (anche se in quella fase il bosniaco, con l’uscita di Keita per Biglia, è passato in posizione di esterno alto) leggono bene tempo di gioco e spaziature offensive e possono lanciarsi quasi in campo aperto.

In fase passiva, l’abilità della mediana laziale è di coprire bene la fascia centrale tenendo una giusta distanza dai difensori rendendo così difficile il passaggio tra le due linee. Ma si può ugualmente metterla in crisi con gli scambi rapidi. E qui torniamo a quanto avevamo anticipato qualche giorno fa: il modo di giocare di Jorginho potrebbe risultare determinante. Infatti:

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Pellegrini smista palla rapidamente con Defrel che viene incontro e agevola lo scambio. Parolo non legge l’uno-due e viene tagliato in mezzo, Milinkovic-Savic è pigro nell’andare al raddoppio. Il Sassuolo può andare rapidamente in attacco puntando frontalmente la linea difensiva.

Trovando tempo e spazio per attaccare la linea difensiva biancoceleste, scopriamo che è tutto meno che impenetrabile. Del resto, la squadra di Inzaghi concede abbastanza (13 tiri a partita, sette squadre hanno fatto meglio) e i centrali, senza la guida di De Vrij, sono soggetti a qualche errore di lettura e posizionamento:

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Bastos è uscito troppo alto cercando un anticipo che non aveva e sfalsando la linea con Hoedt, che resta nella terra di nessuno. Radu non riesce a prendere posizione e presta il fianco al taglio interno di Defrel, che sfrutterà il passaggio del compagno andando in porta.

Pur avendo la virtuale certezza che i biancocelesti ci aspettino bassi per ripartire in velocità, dovrebbe essere una partita abbastanza aperta ancorché tirata. La possibilità per far male c’è, la retroguardia non è così ermetica e c’è la possibilità di muoverla sfruttandone gli scompensi. Le occasioni davanti arriveranno, sarebbe importante riuscire ad accompagnare bene l’azione con i centrocampisti (Hamsik su tutti) per mettere maggiormente sotto pressione la Lazio. Dietro, bisognerà limitare al massimo gli errori, soprattutto nel momento in cui si dovesse perdere il possesso della palla per non prestare il fianco ai micidiali contropiedisti avversari.

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