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Impianti sportivi chiusi a Napoli, Borriello: «Il Pd strumentalizza, associazioni abusive al PalaVesuvio»

Il Comune premia gli olimpici di Rio, ma non invita tecnici e associazioni. Borriello risponde alle critiche: «Non è colpa nostra».

Impianti sportivi chiusi a Napoli, Borriello: «Il Pd strumentalizza, associazioni abusive al PalaVesuvio»

Il caos di cui sono protagonisti quasi tutti gli impianti sportivi della città, tra chiusure coatte e stato di degrado e fatiscenza, non accenna a diminuire. Vi abbiamo raccontato, venerdì scorso, dell’assemblea pubblica indetta dal Pd per dare voce alle associazioni sportive che gestiscono gli impianti e raccontato le criticità di alcuni di essi. Ieri mattina è finalmente avvenuto l’incontro tra le associazioni e l’assessore comunale allo sport, Ciro Borriello. Stamattina abbiamo chiesto informazioni sull’esito della riunione a Gennaro Parlati, fratello di Raffaele, presidente della palestra Nippon, una delle palestre ospitate nel Palavesuvio, l’impianto di Ponticelli chiuso ormai da una settimana e cooperatore nel sociale proprio a Ponticelli

L’assessore Borriello ieri mi è sembrato cadere dalle nuvole – ci ha detto – Ha assicurato che avrebbe interpellato l’Asl e i vigili del fuoco per comprendere quali siano le motivazioni della chiusura e che avrebbe fatto quanto prima un colloquio con il Coni per definire le modalità di rientro di questa situazione. Ovviamente questo ci ha sconcertati, perché ha avuto tutto il tempo per andare a verificare quanto accaduto, viste anche le polemiche.

A quanto racconta Parlati, la struttura di Ponticelli sarebbe stata chiusa per piccole sciocchezze risolvibili in breve tempo: «Il Comune dice di aver ricevuto una prescrizione nella quale i vigili del fuoco gli davano 180 giorni per mettere a norma gli impianti, ma questo non è stato fatto – racconta Parlati – Pare in realtà che i 180 giorni non siano neppure trascorsi, che siano stati anticipati un po’ i tempi. Il Palavesuvio è tutto in acciaio, è una struttura solidissima. La problematica riguarda solo il quadro elettrico, la verifica della messa a terra, cose risolvibili in tre giorni ma noi non potevamo farlo perché non essendo proprietari non eravamo autorizzati a presentare una Scia per queste opere. Avevamo sollecitato il Comune a prendere immediatamente provvedimenti, ma siamo stati ignorati».

Parlati ci dice che nei mesi estivi le associazioni occupanti la struttura di Ponticelli avevano già iniziato a sistemare le cose: «Abbiamo fatto quello che è stato possibile fare con i nostri mezzi limitati, grazie alle conoscenze e alle professionalità dei papà dei ragazzi, che ci hanno dato una mano, perché abbiamo visto che il Comune andava un po’ per i boschi. Ma quando si tratta di lavorare sugli impianti ti devi fermare per forza perché ci vuole un’autorizzazione formale. Tra l’altro, secondo il Comune, eravamo anche senza titolo per stare là dentro però il Comune dimentica che, se è vero che la convenzione col Coni è scaduta è anche vero che non è stata mai ratificata né la scadenza della convenzione né la consegna della struttura da parte del Coni al Comune».

Questa la situazione del Palavesuvio ad oggi: una settimana di stop agli allenamenti, atleti che dovevano prendere parte a gare internazionali fermi al palo e soprattutto un pericolo sociale per i ragazzini che nelle palestre della struttura di Ponticelli trovavano l’unica alternativa alla strada.

Anche i diversamente abili che hanno delle convenzioni al palazzetto per fare attività sportiva sono rimasti fuori – continua Parlati – E poi ci sono i bambini a rischio delle case popolari che circondano l’impianto, che generalmente vengono da noi alle tre del pomeriggio e vanno via alle nove di sera. Adesso stanno per strada. Stiamo cercando di tenerli uniti, li portiamo attorno al palazzetto, abbiamo fatto un po’ di allenamenti da amici, ma non è sufficiente. Cerchiamo di tenerli lontani dalla strada ma sono tanti e non abbiamo neppure dei pulmini per portarli in giro. È una situazione drammatica.

Ma l’aspetto su cui oggi Parlati si è mostrato più arrabbiato è la premiazione degli atleti olimpionici e paralimpici reduci da Rio 2016, avvenuta questa mattina a Palazzo San Giacomo: «Il sindaco chiude tutte le strutture sportive di Napoli e contemporaneamente vuole uscire su tutti i giornali premiando gli olimpionici – commenta Parlati – Alla premiazione ha invitato solo gli olimpionici, neanche i tecnici, per evitare le polemiche».

Noi, ovviamente, siamo andati ad assistere alla premiazione e ad ascoltare l’assessore allo sport Borriello che, nell’aprire la celebrazione in onore degli atleti olimpici, ha naturalmente accennato alle polemiche di questi giorni: «Questo incontro avviene in giorni abbastanza concitati e complicati – ha detto Borriello agli atleti presenti – Viviamo una situazione di emergenza che stiamo cercando di gestire con le nostre difficoltà amministrative ma voi siete lo stimolo a farci lavorare di più e meglio, rappresentate Napoli nel mondo, siete la parte più bella della città e dello sport, quelli che in un minuto mettono a frutto il sacrificio di anni di lavoro, riescono a dare il meglio avendo sempre nel cuore la città e la nazione, siete il nostro orgoglio». L’assessore, quindi, polemizza un po’ con la stampa, colpevole, a suo parere, di non fare chiarezza sulla situazione degli impianti sportivi cittadini: «In questi giorni così complicati dove c’è una stampa che non riesce a raccontare bene quello che sta accadendo – continua Borriello – questa è l’occasione per dirvi che ci mettiamo sempre il massimo impegno e che se c’è qualcuno che oggi ci viene a chiudere  l’impianto io sarò lì domani per farlo riaprire perché penso sempre che lo sport sia uguale al diritto alla scuola e che chiunque voglia chiudere un impianto deve fare i conti con noi e con voi che siete lo sport. Lasciamo tutte le difficoltà amministrative fuori alle porte buie e scure di chi non vuole decidere e si trincera dietro il filo pendente di un interruttore non a norma. Noi vogliamo superare queste difficoltà».

Dopo di lui, è il sindaco de Magistris a ribadire l’importanza dello sport a Napoli: «Ho fortemente voluto questa giornata perché credo sia giusto che la città di Napoli e la città metropolitana, di cui rappresentate 92 comuni, sottolineino l’apprezzamento per quello che avete fatto a Rio e per quello che fate quotidianamente. Credo che anche attraverso lo sport abbiamo dimostrato, con tutte le sofferenze amministrative che conosciamo, che Napoli è un punto di riferimento altrimenti la città non sarebbe stata scelta come sede per le Universiadi del 2019». Un evento, quest’ultimo, su cui, è ormai chiaro, il Comune punta tantissimo: «Le Universiadi sono una grande opportunità per noi – dice il sindaco – perché possiamo contare su risorse economiche certe con cui non solo possiamo mettere una toppa alla buca dove cade l’acqua e aggiustare un impianto elettrico ma anche poter finalmente intervenire in maniera strutturale su tutti gli impianti sportivi della Campania, con priorità a Napoli e alla città metropolitana, perché anche se il calcio è lo sport più mediatico, la maggiore tenacia, volontà e determinazione ad andare lontano si vede nelle palestre complicate, nelle scuole con pochi mezzi e negli impianti sportivi che ci sono in città».

Il Comune è a favore della riapertura degli impianti ed è pronto a sostenere lo sport in città, in particolare gli sport considerati “minori” perché meno mediatici: è questa l’aria che si respira nella sala giunta. E allora abbiamo approfittato per parlare con l’assessore Borriello e trovare risposte ai quesiti degli ultimi giorni. Gli abbiamo fatto presente, innanzitutto, quanto riferitoci da Parlati stamattina, e cioè che la sensazione delle associazioni sia stata che fosse quasi “caduto dalle nuvole” rispetto alla situazione del Palavesuvio: «Parlati dice una grossa sciocchezza, probabilmente grande quanto la palestra che occupa anche senza titolo – ci ha risposto seccato e anche un po’ aggressivo Borriello – Le segnalazioni che vengono fatte dalla Asl riguardano chi occupa quello spazio: se c’è una presa che non funziona, è responsabilità di chi ci sta dentro, del conduttore dell’immobile, non del proprietario, atteso che abbiamo una situazione che dobbiamo regolarizzare anche in tal senso». Gli facciamo presente che i conduttori in questione, cioè le associazioni, hanno lavorato luglio e agosto per sistemare quanto potevano, come ci hanno raccontato gli stessi protagonisti, ma che si sono dovuti fermare di fronte alla necessità della Scia per intervenire sul quadro elettrico: «Evidentemente c’è molta disinformazione, si sta facendo molta confusione», ribatte l’assessore. Gli chiediamo allora di spiegare al nostro pubblico se la questione Scia è irrilevante, se cioè le associazioni avrebbero potuto ovviare alle carenze e impedire in tal modo la chiusura del Palavesuvio: «Non è soltanto la questione della Scia, perché deve arrivare a fine novembre – dice Borriello –. Se l’Asl viene e ravvisa che ci sono motivi per cui quell’impianto non può essere praticato e non per le questioni che riguardano la manutenzione straordinaria dell’immobile che compete al Comune, che poi competerebbe al Coni visto che si tratta di una convenzione speciale, allora, se volete tirare dentro il Comune anche perché un tombino si rompe io a questo gioco non ci sto non ci voglio stare. Mi assumo le mie responsabilità e vado avanti per capire quali sono questi motivi insormontabili per la chiusura. Domani saremo al Coni per chiedere di risolvere la questione e poi parleremo anche con Parlati». L’assessore ci spiega anche che la convenzione in base a cui le associazioni sono presenti al Palavesuvio ed operano al suo interno è scaduta nel 2013 e che «il Coni non rilascia ancora l’impianto, per cui io non metto nessuno alla porta ma sono alla ricerca della mediazione e chiederò di continuare la gestione o altrimenti che chi si sta dentro paghi il servizio a domanda individuale come facciamo per tutti gli impianti sportivi e poi passerà a noi la gestione della manutenzione ordinaria e straordinaria».

A questo punto cerchiamo di addentrarci un po’ di più nel problema sociale rappresentato dalla chiusura della struttura di Ponticelli. Accenniamo all’assessore del rischio criminalità presente nel quartiere e di quanto sia importante per i ragazzi avere un’alternativa alla strada in contesti simili, gli raccontiamo anche di Lia, la mamma di Ponticelli che nel corso dell’assemblea pubblica di venerdì, organizzata dal Pd, aveva paventato un possibile ritorno alla strada e alla camorra qualora il Palavesuvio non avesse riaperto per suo figlio e i tanti ragazzini come lui: «Il Pd fa cattiva informazione. La mamma è intercettata sul bisogno – spiega Borriello – posso portare anche io una mamma di Posillipo a parlare male dell’albero che è caduto. Io sono nato a Ponticelli, vivo a Barra, mi occupo di questioni anche a San Giovanni a Teduccio, quindi la sesta municipalità attraversa la mia vita sempre, e posso dire che quell’emergenza la conosciamo bene ma quello che mi dispiace è la strumentalizzazione dell’emergenza cosa che in questo momento il Pd sta facendo delle questioni sociali». Assessore, ma come rispondiamo a quella mamma? «Di questioni come quelle rappresentate da quella mamma ne conosciamo a decine. Siamo vicini a quella gente, ma senza strumentalizzare nessuno – risponde Borriello – Additare il Comune di responsabilità che non sono sue e agitare le persone è gravissimo, il Pd e la Valente si assumano la responsabilità di quello che hanno fatto. Lei è onorevole e consigliere comunale e non deve remare contro. Oggi esponenti del centro destra e del centro sinistra saranno con me all’Asl per capirne di più».

E sul Collana, assessore, che situazione c’è? Anche lì non c’entra il Comune? «Nel caso del Collana c’è un affidamento che abbiamo ritenuto non corretto e attraverso la nostra avvocatura abbiamo fatto ricorso. Manca lo studio di fattibilità, tra l’altro contenuto nel bando, manca la convenzione con il Comune, ossia l’ottemperanza dell’articolo 56 delle norme di attuazione del piano regolatore. Riteniamo che tutto ciò sia motivo di ricorso ma soprattutto che ci sia una grande opportunità per la città di Napoli, le Universiadi, e se quell’impianto rientra nelle Universiadi io dico che non c’è bisogno di cacciare nessuno e di metterci di traverso con nessuno, ma possiamo ridiscutere le questioni insieme a tutte le associazioni sportive». Ma il Collana cade a pezzi, assessore, è stato chiuso due anni fa e quest’anno ancora una volta, non sarebbe meglio dare il via libera all’Ati che ha vinto l’affidamento, per intervenire subito? La pista d’atletica è fatiscente, gli spogliatoi indecenti, ha visitato l’impianto, di recente?

A me si può dire tutto tranne che non vado a visitare gli impianti, conosco a menadito ogni problema di ogni nostro impianto. Il Collana l’ho fatto riaprire io due anni fa. C’è una situazione critica ma non è diversa da quando a giugno o luglio hanno lasciato l’impianto tutte le associazioni sportive. Per cui, anche su questo, se si vuole dire che in un mese è successo qualcosa che fa crollare a pezzi l’impianto del Collana allora no.

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