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Giudain, se dovessi segnare esulta pure. Risparmiaci un’altra sceneggiata

Siamo tifosi, non commercialisti. La partenza di Higuain è una ferita aperta e non c’entra niente la napoletanità incompresa. Spero in Koulibaly.

Giudain, se dovessi segnare esulta pure. Risparmiaci un’altra sceneggiata
Higuain sotto la curva del San paolo

Ormai ci siamo, finalmente, o purtroppo, è arrivato quel momento che ognuno di noi stava aspettando, per una ragione o per l’altra , con ansia e trepidazione, sin da quando Higuain se ne è andato. Uno strano stato d’animo misto di rabbia, rancore e delusione ma anche di quell’ orgoglio tipico dell’innamorato tradito che finge indifferenza ma non aspetta altro che consumare la sua vendetta. Ritrovarsi di fronte il Pipita con la maglia bianconera è surreale e doloroso, inutile negarlo. Dai cori sotto la Curva B a novello idolo dello Stadium, il tempio della juventinità, dove quando gioca il Napoli si respira un’insopportabile atmosfera di integralismo, intollerante e razzista. Una fuga precipitosa verso i soldi e le vittorie facili che non ci ha dato neanche il tempo di poter metabolizzare quello che stava accadendo. Una ferita aperta, ancora non cicatrizzata.

Forse aveva visto giusto Max Gallo ipotizzando che, in fondo, era solo un pacco postale indirizzato a Torino ed invece arrivato per sbaglio a Napoli. Ma se ci si può innamorare persino di una escort, figuriamoci di chi ti ha preso in giro per anni con promesse di appartenenza o di amore ricambiato. In molti ci siamo cascati, tanto da dedicargli una benevolissima ed autorevole riflessione collettiva per celebrare le sue gesta, addirittura pubblicata in un volumetto ben confezionato. Qualcuno impudentemente aveva iniziato a paragonarlo a Diego.

Adesso, secondo i soliti pedagoghi calciofili, bisognerebbe essere sportivi, consapevoli ed indifferenti, magari anche grati per quanto di buono ha realizzato a Napoli. In fondo si tratta di un professionista che ha fatto le sue scelte ed oltretutto ha consentito alle casse societarie di realizzare un buon affare. Insomma dovremmo essere più commercialisti che tifosi. Io non la penso così e mi fa ancora molto male che nessuno abbia davvero tentato di evitare questo brutto epilogo, tantomeno Aurelio De Laurentiis.

Quando ci stanno i sentimenti per lo mezzo non ci si può accontentare di risposte razionali e non c’entra niente la oleografica retorica della napoletanità incompresa.

Naturalmente speriamo tutti che perlomeno non faccia goal, oltre che per il risultato, per risparmiarci la beffa di una esultanza contenuta o non esposta. Se segni, ti prego, esulta Giudain e concediti felice all’abbraccio di quel popolo meticcio e senza patria, non regalarci ulteriori sceneggiate.

Per quanto mi riguarda continuerò ad augurargli mai una gioia e spero che Koulibaly possa diventare il nostro ambasciatore in campo, facendogli sentire sulle caviglie e nelle gambe quanto è ancora forte la delusione di una città intera. Altro che abbracci e pacche sulle spalle. Tutto ciò è molto politically incorrect, me ne rendo conto, ed è un atteggiamento che potrà suscitare le consuete reprimende di tutti quelli che vivono il calcio per mestiere o per interesse. Noi però siamo tifosi, forse patetici, illusi ed un po’ romantici ma, per fortuna, ce lo possiamo consentire perché chi ama non dimentica.

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