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Calma e gesso, e occhio al Besiktas

Contro i turchi, in Champions League, deve tornare il Napoli della riscossa. Sarri e De Laurentiis possono gestire meglio alcune situazioni

Calma e gesso, e occhio al Besiktas

Calma e gesso, l’unica cura, dopo la tempesta che ha distrutto il raccolto, è questa. Prevede come primo approccio terapeutico il tappo nelle orecchie per non correre il rischio di ascoltare i consigli di quelli che fanno finta di essere sinceramente dispiaciuti ma in realtà sono arcicontenti. Il primo, e ne ha ben donde del resto, è Spalletti. Che si è calato nei panni del collega che aveva appena battuto e  ha vaticinato: conosco Sarri, non si abbatterà. Ai cronisti non di fede napoletana, però, dieci minuti prima, in sala stampa, aveva rilasciato un commento di ben altra sostanza: «Il Napoli deve ammettere di aver ricevuto dalla Roma una lezione di gioco, di tattica e di capacità di attaccare vittoriosamente la palla in ogni zona del campo». Che tradotto in romanesco significa. “A Sa, fatte più llà”. E’ cosa santa e giusta, per carità, ma sarebbe stato più elegante che a cantarla fossero gli altri non lui.

Calma e gesso, dunque. Il destinatario del messaggio è al novantanove per cento Aurelio De Laurentiis, che – forse perché lo sta frequentando poco – ha dimenticato che le orecchie del San Paolo sono le più ricettive, anche perché sono le più “sfrantummate”, e possono innescare sfracelli in una città che ha debolissime strutture informative: ne abbiamo fatte le spese tante volte ma oggi il prezzo da pagare sarebbe molto più alto perché la Champion’s è alle porte e il Besiktas non è una comitiva di turisti che si paga la gita a Napoli con una esibizione al San Paolo: i calciatori turchi verranno con il coltello in mano e siccome di mani ne hanno otto possono davvero fare male.

De Laurentiis pensa di proteggere la squadra attaccando chi vuole attaccarla: non è così, alzando la voce contro tutti e tutto in favore del Napoli-unica-cosa-che-funziona-in-una-città- sgangherata otterrà solo l’effetto di scatenare la piazza che è già caricata come il vecchio Saetta, il fucilino subacqueo con il quale da ragazzo speravo di infilzare cernie favolose e non perchie, mazzoni e qualche polpo troppo stanco per nascondersi.

Mi sono guardato bene dal sintonizzarmi con il circuito televisivo ma immagino cosa sia accaduto e cosa accadrà. E spero che anche Sarri abbia spento “e lights”. Lo confesso, sono sinceramente preoccupato perché durante i novanta minuti della partita con la Roma ho scoperto che l’ironia tosco-napoletana, pur raffinata, non riesce a coprire per intero la sfera dell’emotività del nostro tecnico. Anche Sarri ha un cuore, insomma, e  non vorremmo che si lasciasse sopraffare dal corso, improvvisamente ostile, degli eventi. A questo punto solo lui può dare di sé il giudizio più esatto e concludere che, sì, la fortuna ci ha messo molto di suo, ma qualche colpa ce l’ha pure lui. Se lo fa evita di andare in bambola e sabato pomeriggio, onestamente, questo pericolo abbiamo visto che ha iniziato a prendere forma.

Calma e gesso, allora, fermiamoci in tempo perché davvero i giochi sono ancora tutti da fare e correre ai ripari è possibile. Come fare? Il rimedio, cioè la cura, è compito di Sarri, a noi è consentito solo dire che a volte prendere il coraggio a due mani può essere una scelta vincente. Il problema della gestione delle risorse, insomma, è fondamentale e il riferimento non è solo a Gabbiadini sostituito forse un po’ troppo presto per non sembrare una bocciatura definiva, ma anche al mancato utilizzo dei ricambi: ce ne abbiamo per tutti i gusti e tutte le esigenze e, francamente, vedere Insigne che trascina la gambetta ma non può uscire perché c’è Hamsik, più acciaccato, che ha la precedenza di lui, non è uno spettacolo da Napoli. Da squadra, cioè, che legittimamente punta alle prime tre piazze. La controprova l’avremo a stretto giro di posta e, francamente, è un bene cavarci il dente senza spettare che non faccia più male. Contro il Besiktas deve andare in campo il Napoli della riscossa. Che, però, non esclude l’altra squadra, quella cioè che ha incantato l’Europa con il suo gioco altamente spettacolare. Quella squadra aveva a disposizione un finalizzatore straordinario. Che neanche nominiamo.

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