Il tecnico azzurro non se l’è sentita contro il Genoa. Per il futuro, però, l’idea di affiancare Gabbiadini a Milik nei finali di gara potrebbe essere interessante.

Genoa-Napoli è stata una prima volta negativa: la panchina, questa volta, non ha funzionato. Quando c’è stato bisogno di chiamarla in causa (a Pescara, al San Paolo contro il Milan e il Bologna), la pletora di sostituti che accompagna Sarri si è sempre fatta trovare pronta: la doppietta di Mertens in Abruzzo, Zielinski, Milik. Sempre importanti, quasi sempre decisivi. A Marassi, però, tutto questo non è avvenuto: l’impatto di Zielinski non si è avvertito, Insigne ha dato un briciolo in più di brio (rispetto a uno spento Mertens) ma non è riuscito a incidere nonostante una grande occasione a tu per tu con Perin.
E poi, Manolo Gabbiadini. Entrato al posto di Milik, non ha avuto la capacità di ribaltare la partita offensiva del Napoli e pure un po’ la sua stagione. Vogliamo fare un’analisi proprio sull’attaccante bergamasco, e insieme porci una domanda, valutare una suggestione: le due punte? O meglio: l’ingresso di Gabbiadini, in una situazione di difficoltà come quella di Genova, deve essere per forza controbilanciata dall’uscita di Milik?
Interrogato a fine partita su questo punto, Sarri ha chiarito la sua posizione. In maniera condivisibile, certo, ma anche e forse conservatrice: «La squadra non aveva la possibilità di sostenere i due attaccanti». In effetti sì, il Napoli dell’altro ieri sera è stata una squadra sofferente negli ultimi minuti. Non riusciva a ripartire, a trovare i corridoi di passaggio giusti per non farsi schiacciare da un Genoa che aveva ancora birra in corpo nonostante la prestazione gagliarda. Quindi, il non voler esagerare con una seconda punta è una scelta razionale, comprensibile.
Eppure a noi, durante la partita e subito dopo, ancora oggi, è solleticata l’idea della doppia punta. Di un cambio aggressivo, audace, un Gabbiadini per Callejon. Che, in qualche modo, potesse avere l’effetto contrario: l’attrito della partita dice Genoa, bene. Noi, così, vogliamo ribaltare quell’attrito. Sarebbe stata una buona prova per lo stesso Gabbiadini, evidentemente non a suo agio nell’interpretare il ruolo di centravanti secondo Sarri ma potenzialmente perfetto, almeno secondo la suggestione, per affiancare un numero nove più classico come Milik. Il baule dei precedenti, proprio se guardiamo al rossoblu del Grifone, ci porta a un ricordo piacevole e favorevole in questo senso. Il 22 marzo scorso, day after di Napoli-Genoa 3-1, il Napolista scriveva così:
«Abbiamo bocciato subito la scelta di Sarri, inserire Gabbiadini per Callejon. Contro un Genoa messo in campo benissimo, con le linee strette e la difesa in grado di bloccare le linee di passaggio, mettere un attaccante classico al posto di un calciatore in grado di saltare l’uomo era sbagliato. E invece ci siamo sbagliati: perché con Gabbiadini il Napoli ha aumentato i suoi riferimenti offensivi, ha costretto i tre centrali in rossoblù a rimanere comunque schiacciati e a coprire su due uomini. Ha reso asimmetrico lo schema, “azzoppando” la fascia destra ma limitando la superiorità del Genoa al limite della sua area. Tutte cose che si possono vedere nella sequenza del secondo gol di Higuain. L’eventuale e “canonica” presenza di un Callejon più largo a destra in questa azione avrebbe permesso ai difensori del Genoa di scendere anche in tre sull’argentino, data la posizione più lontana dalla porta – da esterno più che da punta – e quindi meno pericolosa, dello spagnolo».
Ecco, appunto. Oggi Higuain non c’è più e il Napoli ha sostanzialmente cambiato il suo modo di giocare. Ma questa idea, questa possibilità tattica, è ancora possibile. È ancora fattibile. Anzi, paradossalmente è ancora più fattibile oggi, rispetto ad allora: i due esterni offensivi, soprattutto quello sinistro, tendono a giocare molto più vicini alla prima punta. L’ha spiegato Sarri in alcuni dei postgara di questa stagione, l’ha raccontato Insigne in un’intervista. Gabbiadini, oggi, potrebbe ricoprire questo ruolo a partita in corso. Potrebbe dare una mano a Milik e non sostituirlo, anche perché contro il Genoa dei Burdisso, dei Munoz, degli Orban (tutta gente di gran fisico e con un ottimo tempismo nelle chiusure), gli svolazzi e il lavoro di inserimento di Gabbiadini servono a poco. Forse, sarebbe servito di più un lavoro di appoggio a un centravanti più bravo fisicamente, abile a difendere il pallone spalle alla porta e a dialogare con i compagni. Abbiamo fatto lo’identikit di Arkadiusz Milik senza farlo apposta.
Non è una critica a Sarri, ma un suggerimento. Forse sì, Genoa-Napoli è arrivata quando era (è) ancora troppo presto per poter azzardare così, per rischiare di perdere punti. Tra l’altro, contro una squadra indiavolata, gran protagonista di una partita a mille all’ora per novanta minuti. Il tecnico toscano, da par suo, avrà pensato che rischiare non avrebbe avuto senso. Che il gioco non sarebbe valso la candela. Oggi, però. E domani? La possibilità dei due attaccanti, magari a partita in corso, non è da bocciare preventivamente, da accantonare senz’appello. Chi scrive crede che la forza del Napoli risieda negli esterni offensivi, quindi l’idea di non partire con un modulo che li contempli sia sbagliata: le due punte dall’inizio ingolferebbero troppo la manovra, svilirebbero i punti forti di questa squadra. D’altro canto, però, potrebbe diventare un’arma importante a partita in corso. Quando la condizione fisica permetterà di pensarci, magari quando l’avversario sarà rognoso come il Genoa e darà vita a una partita bloccata come quella di mercoledì. Gabbiadini, in quei casi, potrebbe diventare all’improvviso partner di Milik. Sarebbe un modo alternativo per provarci, una variante temporanea per dare brio offensivo nei momenti difficili. E per esaltare Gabbiadini, perché no: un gol, pure se segnato al 95esimo, restituisce comunque fiducia. Anzi, forse ne restituirebbe anche di più, così. Non sarebbe male, dopotutto.