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Che il calcio sia la felicità dei ragazzini e non la speranza dei genitori

Considerazioni e idee di un “mister” di scuole calcio prima dell’inizio della nuova stagione.

Che il calcio sia la felicità dei ragazzini e non la speranza dei genitori

Capelli tagliati ad hoc per l’occasione, borsone spesso più grande di chi, con fatica e con orgoglio, lo porta sulle spalle tenendolo con due mani. In realtà i capelli sono l’imitazione di quelli dei vari idoli, da Hamisk a Pogba, a Messi e Insigne, Cavani e Pellè. E’ tutto pronto, la nuova stagione calcistica di tanti ragazzi sta per cominciare o ricominciare (per molti è già iniziata). Finite le vacanze, si riprende a coltivare la propria passione, quel sogno o chiodo fisso che, purtroppo e statisticamente, quasi sempre si trasforma in una mera illusione. Molti genitori di aspiranti calciatori non hanno mai staccato la spina: al lavoro, in spiaggia, hanno praticamente trascorso l’estate al telefono cellulare. SI tratta va di capire dove “piazzare” il figlio. Molti papà fanno da accompagnatori e procuratori non solo per il proprio figliolo, ma pure di quei bambini bravi e suoi compagni di squadra. Ragazzini che giocano col figlio ma che non hanno la possibilità di essere accompagnati e seguiti.

I bambini iniziano a vivere il calcio con spensieratezza e serenità. Fino a quando non arriva il solito papà saccente che prova a mettere su un vera e propria organizzazione per gestire talenti o presunti tali. Papà e figli macinano tanti chilometri per mettere in vetrina i ragazzi. E, come spesso accade, il genitore/procuratore cerca di imporre la propria offerta: “Se volete Pasqualino, dovete prendere pure Marco e Paolo”. O tutti o nessuno”. Ma, ancor più triste, è la scuola calcio che pur di aver quell’ipotetico talento, davvero prende, “assolda” tutti i ragazzi “provinati”. Si genera, così, una catena di illusioni costruita con la criptonite. Diventano, di conseguenza, sempre meno i ragazzi che si divertono soltanto a giocare a calcio. Chi lavora in questo mondo del pallone dovrebbe chiedersi perché in tanti abbandonano. Sport, sport, e soltanto sport, attività fisica per non stare sempre sdraiati a giocare con i videogame, per diventare grandi continuando a giocare a calcio o calcetto con gli amici un paio di volte a settimana. Questo è importante. Almeno per me.

Detto questo, da parte mia  un grande in bocca al lupo a tutti i ragazzi che giocano a calcio. Che per loro ogni singolo allenamento sia un’ora o un’ora e mezzo di serenità. Ragazzi, date sempre il meglio, impegnatevi e sudate. Non ascoltare chi è fuori a guardarvi (spesso fumando, pessimo esempio). Cercate di capire che l’unico punto di riferimento, in campo e fuori, è solo il Mister. In bocca al lupo anche ai genitori che, nonostante tutto, fanno tanti sacrifici per vedere il proprio figlio giocare e divertirsi. Genitori, lasciate ai ragazzi la libertà di sbagliare, imparare e crescere. Non interferite nella loro vita calcistica, è il loro mondo più prezioso (insieme alla scuola)! Devono vivere intensamente ogni emozione che il calcio regala loro: dalla più deludente sconfitta alla vittoria più bella!

In bocca al lupo, ancora, a quei genitori ancora indecisi su dove iscrivere il figlio. Con tanta umiltà vi elenco alcune dritte per una scelta migliore:

  • struttura a norma e ambiente pulito e sereno, dove vostro figlio riceva attenzioni e amore;
  • staff qualificato, persone perbene che si pongono con voi e con i ragazzi in modo educato e professionale senza promettervi nulla.

E ricordate, che il Calcio deve essere la loro felicità, non la vostra speranza.

Infine, in bocca al lupo anche a me. Dopo quattro anni meravigliosi alla Mariano Keller e un anno lontano dai campi, riprendo questa mia grande passione ripartendo da un’altra gran bella realtà del panorama calcistico giovanile campano: Aquilotti Sarno!

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