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Breve storia della clausola rescissoria: anche quelle per i nuovi arrivati tutelano il Napoli

Le polemiche per le clausole che il Napoli avrebbe inserito nei contratti di Maksimovic, Rog, Zielinski e Hysaj. In realtà, è il miglior modo per non farsi fregare.

Breve storia della clausola rescissoria: anche quelle per i nuovi arrivati tutelano il Napoli

Cavani, Higuain. E poi Hysaj, Maksimovic, Koulibaly e Zielinski. Perfino Marko Rog. Tutti calciatori che sono stati legati o comunque saranno legati al Napoli da contratti forniti di clausola rescissoria. Secondo indiscrezioni non confermate, il club partenopro (che ha sempre più o meno operato in questo modo, con alcune eccezioni di cui parleremo) continua nel solco del passato, offrendo ai nuovi arrivi degli accordi che prevedono una vera e propria “exit chance” agli stessi atleti. Insieme al Napoli, ormai consci di quanto successo in questa estate, ecco le prime scelte in tal senso anche da parte degli altri club: Icardi e Brozovic, ad esempio, hanno rinnovato o starebbero per firmare dei nuovi accordi che contengono clausole rescissorie valide solo per club esteri. Cosa che sta specificando anche il Napoli, ora, dopo lo “sgarbo” Higuain. E che, in un’analisi a freddo, è l’unica cosa gestita in maniera superficiale dal club.

Prima di capire di cosa parliamo, è bene chiarire natura e caratteristiche giuridiche di questo istituto: la clausola rescissoria nasce in Spagna (articolo 16 del Real Decreto n. 1006 del 26 giugno 1985) in modo da armonizzare le volontà di libertà contrattuale con l’atleta con gli interessi della società, indennizzata per la risoluzione anticipata e unilaterale del contratto. Rappresenta, dunque, una vera e propria clausola di recesso che permette al calciatore di non essere realmente vincolato al club che ne detiene il cartellino. L’interpretazione della norma fu distorta pochi anni dopo: le società, d’accordo con gli stessi tesserati, imponevano clausole fuori mercato per i loro migliori giocatori, in modo da scoraggiare altre squadre ad acquistarli. Una scelta che non è bastata, nell’estate del 1997, per far sì che Ronaldo non lasciasse il Barcellona per trasferirsi all’Inter (48 miliardi più 3 di indennizzo). I 3 di indennizzo vennero calcolati dalla Fifa perché questo tipo di clausola, a quei tempi, esisteva solo per il mercato spagnolo. Tanto che, in seguito al clamoroso trasferimento, si decise di uniformare i regolamenti a livello comunitario (su pressione dell’Unione Europea).

Da allora, è possibile anche per i club italiani esercitare l’inserimento della clausola all’interno dei contratti. Il Napoli l’ha fatto e lo farà, con i suoi calciatori, in modo esattamente opposto rispetto ai motivi per cui è stato criticato. E questo atteggiamento protezionistico, che è semplicemente di autoconservazione economica, lo leggi nelle cifre a cui ammontano le clausole stesse. Vogliamo partire da Higuain, facciamolo: acquistato nel 2013 per 37 milioni di euro, ha una clausola rescissoria che a giugno del 2014 viene quantizzata da De Laurentiis, in un’intervista, a 100 milioni di euro. Si rivelerà essere di 94,5, o al massimo 90 nel caso in cui fosse stata esercitata da una club invece che dallo stesso calciatore (in questo caso, la Juventus). Un valore quasi triplicato rispetto a tre anni prima, attraverso un vero e proprio exploit (la stagione dei 36 gol). Sintomo che, fin dal principio, il Napoli non voleva vedere Higuain se non alle proprie condizioni. Ovvero, al triplo (o quasi) della cifra spesa tre anni prima. Un’enormità che la Juventus ha coperto grazie a una cessione altrettanto clamorosa, quella di Pogba. Senza clausola, ma che (forse) proprio per questo ha generato una plusvalenza minore ai bianconeri nonostante narrazione, doti ed età siano tutte dalla parte del francese in un ipotetico confronto diretto con l’attaccante argentino. Il fatto che la plusvalenza del Napoli sia stata maggiore di quella ottenuta dalla Juventus non ce lo inventiamo noi: l’ha riportato Marco Bellinazzo, proprio questa mattina, in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno.

Il passaggio di Pogba al Manchester United, trattato “normalmente”, ha in qualche modo dimostrato come la presenza della clausola nel contratto non è che cambi granché quando il calciatore decide di andar via: la volontà di Pogba era quella (per guadagnare di più, probabilmente), quella di Higuain non era molto differente e quindi Juventus e Napoli si sono dovute accontentare di incassare dei soldi. Solo che la Juventus ha dovuto strappare il prezzo più alto, mentre il Napoli ha semplicemente indicato il cartellino a Marotta e Paratici. Una cosa che un club di seconda fascia economica, come il Napoli o anche la Juventus (rispetto ai top club europei), deve necessariamente fare quando acquista dei potenziali cmapioni, proprio per non rimanere fregato e massimizzare i ricavi di un’inevitabile cessione: la clausola rescissoria, infatti, è concordata tra giocatore e società. Viene accettata da entrambi, che firmano il contratto insieme. E quindi stabilisce un modo attraverso cui il calciatore si riserva la possibilità di andare via. La società si tutela stabilendo una cifra altissima (non a caso, secondo i media, la trattativa per il rinnovo di Koulibaly verte proprio sulla consistenza della clausola, che il Napoli vorrebbe a 70 milioni e il procuratore abbasserebbe volentieri a 60) per rientrare del proprio investimento, guadagnarci pure e presentarsi sul mercato con i fondi giusti per cercare di sostituire chi è andato via. Oppure, come nel caso del Napoli, potenziare tutto l’organico senza concentrarsi su un solo grande nome. 

Del resto, basta dare un primo sguardo alle cifre di cui si parla rispetto alle nuove clausole imposte dal Napoli ai nuovi calciatori per capire che si tratta di una scelta che punta esclusivamente a tutelarsi nel caso di esplosione di questi calciatori: 40 milioni Hysaj, 65 Zielinski, 55 Maksimovic e 60 Rog. Roba fuori mercato finché un top club in grado di spendere queste cifre venga a fare shopping qui da noi. Una cosa che dobbiamo auspicarci succeda, vorrebbe dire che questi signori hanno fatto talmente bene da meritarsi determinate attenzioni. Dalle quali, però, non si può sfuggire. Con o senza clausola, se Manchester United, Bayern o Barcellona vengono a chiederti uno di quei calciatori, puoi fare tutta la resistenza che vuoi. Cambia poco. Lo dimostra il caso Pogba, lo dimostra il caso Higuain (con il Napoli determinato a far rispettare la clausola al centesimo). Lo dimostra l’anti-caso Hamsik: non ha mai avuto una clausola nel suo contratto, lui considera Napoli un punto d’arrivo e non di partenza o di passaggio. Questo, per i romantici, lo rende una bandiera. Anche per noi, solo che si tratta di un’eccezione vera e propria. Come avevamo detto sopra. E se viene la Juve? Le clausole, da oggi, sono valide solo per l’estero. Altissime rispetto al valore di mercato (basta guardare le valutazioni di Trasnfermarkt) e aperte solo a club non italiani. Non c’è più nessun piccolo errore: è solo il miglior modo per poter vendere, quando sei costretto a farlo, nel migliore dei modi.

PS: L’altra domanda, quella successiva, dovrebbe essere: e quando il Napoli sarà un club che non ha bisogno di vendere? Questa domanda non ha una risposta. Non ce l’abbiamo noi, perché è impossibile fare una proiezione di introiti e bilanci da qui a dieci anni. La stessa Juventus, nonostante la perfetta gestione manageriale, ha dovuto inchinarsi allo strapotere del Manchester United. E il Napoli resta il Napoli, ben distante da queste realtà. È bene ricordarlo.

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