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Uccidere la lingua madre del tifoso: il passato e la nostalgia

Napoli-Milan non guardata, il colpo di testa di Milik e il romanzo di Cristina Henriquez. Ho fatto fare una pastiera per Mertens.

Uccidere la lingua madre del tifoso: il passato e la nostalgia

Napoli Milan

“L’ho fatto. Ho ucciso la mia lingua madre. / Non avrei dovuto lasciarla / lì tutta sola. […]”. È l’attacco di una bellissima poesia di Gwyneth Lewis (da L’assassino della lingua, Del Vecchio, trad. di P. Del Zoppo), segna il passaggio dal gallese all’inglese, una scelta di scrittura, ma prima di pensiero, e prima ancora di vita. Per Lewis è una scelta giusta, ma che riserva qualche problema. La poesia prosegue, più avanti troveremo “adesso che è scomparsa / il silenzio è tremendo” e più avanti ancora “Senza i suoi rimproveri / mi sento tanto confusa / non libera, come avrei pensato”. Per un napoletano la lingua madre è il dialetto, è la tradizione. Per un tifoso sono il passato e la nostalgia, lo scrivo consapevolmente, io non sono immune da tutto ciò, non lo è nemmeno il più illuminato di noi. Ogni volta che il pallone sfiorerà il palo, ogni volta che la nostra squadra verrà raggiunta al novantesimo, ogni volta che qualcosa andrà storto, prima di qualsiasi pensiero saremo attraversati dal rimpianto. Ci mancherà l’allenatore precedente, il difensore di un tempo, il modo di attaccare di quell’altro, ci sarà sempre un centravanti del passato che in quella occasione avrebbe fatto gol. Non saremo mai così lucidi da pensare che ogni anno – fin qui – è stato migliore del precedente, e questo perché abbiamo ucciso la lingua madre, che non vuol dire averla dimenticata, che non vuol dire che il passato non debba scaldarci il cuore; vuol dire che abbiamo imparato a guardare le partite attraverso una lingua nuova, quella del futuro, dell’azione successiva, quella del gol. Siamo destinati ad adoperare un linguaggio bellissimo e diverso, ma nessuno di noi dimenticherà mai il napoletano. Possiamo anche sognare Cavani tutta la notte, vederlo in tutti i Vesuvio del pianeta, possiamo bestemmiare ancora per quell’altro tizio che se ne è andato, ma poi ascolteremo quello che ci più riguarda, che è il suono che fa la doppietta del nostro centravanti nuovo, centravanti polacco, che corrisponde al nome di Milik.

Questa settimana ho letto un bellissimo romanzo Anche noi l’America di Cristina Henriquez (NN editore, trad. di R. Serrai). Il libro racconta la storia di alcune famiglie che per motivi diversi si trovano a vivere nello stesso condominio in Delaware, ciò che li accomuna è l’essere sudamericani, di aver attraversato quel confine, clandestinamente o meno. Tra le altre cose, è un libro sul movimento, siamo destinati a cambiare, a spostarci dove pensiamo si aprano delle possibilità. Milik ha scelto Napoli perché nel Napoli ha intravisto una possibilità, Higuain ha scelto la Juve perché ha pensato a una possibilità. Sinceramente, Higuain me lo sto già dimenticando. Quando Milik ha segnato quel bellissimo secondo gol con tempismo, elevazione e colpo di testa perfetti, ho capito da quale possibilità dovevamo dipendere, da quella che riguarda il nostro futuro; ecco cosa scrive Henriquez: “Quello che avevo capito adesso, all’improvviso, era che se smettevo di andare indietro, di cercare di recuperare il passato, forse c’era un futuro che mi aspettava, che ci aspettava, un futuro che si sarebbe svelato se solo mi fossi voltata a guardarlo”. Guardiamo Milik, guardiamo quel gol, guardiamo Mertens, guardiamo il mio strepitoso Callejon, guardiamo e voltiamoci verso il nostro futuro, senza paura.

Il Napoli ieri sera ha vinto una partita importantissima, una partita che forse l’anno scorso avremmo abbandonato per strada, ieri sera non è accaduto. Quando il Milan ha raggiunto il pareggio, con due gol molto belli (evitabili? Non ci giurerei), la partita avrebbe potuto scivolare in una deriva di paura e debolezza che ci avrebbe portati irrimediabilmente alla sconfitta, o al massimo a conservare il pareggio; invece il Napoli non ha perso la testa, ha continuato a giocare, pur non avendo ancora la brillantezza necessaria al nostro gioco (ma arriverà) ed è andato a prendersi i tre punti, con un Mertens straordinario, con un Callejon irrinunciabile, con uno Zielinski che ha aperto il campo in due, il resto verrà piano piano, tra non molto, ci divertiremo, ne sono convinto.

Il post – it del drone Giggino

Primo tempo: dove abbiamo registrato la prima doppietta di Milik nostro, non siamo riusciti a registrare Mertens, è troppo veloce.

Secondo tempo (prima parte): Nun sto capenn’ niente, ma veramente questi hanno fatto due gol? Non riesco a mettermi in contatto col mister, chiuso in quella cabina di plexiglass, senza sigarette, un pazzo in una polo rossa.

Secondo tempo (seconda parte): ho schiacciato il pulsante Callejon.

Fine partita: Mister, stasera ci meritiamo un cannone, fumamm’

Notizie dall’Inghilterra: Non una grande settimana per i nostri ragazzi, hanno acchiappato mazzate su tutti i fronti. Giungono voci di Britos che consola Mazzarri e Zuniga, e di Behrami che non se ne fotte proprio. Il Watford si riprenderà, nel frattempo continuano i tornei di stoppa, lì pare proprio che Mazzarri sia imbattibile. Terza vittoria di fila per Benitez, molto bene Rafa.

Note a margine:

  • Ho fatto fare una pastiera fuori stagione per Mertens.
  • Ieri sera ho pronunciato questa frase e non me ne pento: “Che bello, è estate, siamo a Venezia, sono venute a trovarci delle care amiche, abbiamo mangiato benissimo e il Napoli ha scamazzato il Milan”. Non è necessario che vi descriva le facce della mia compagna e delle nostre amiche.
  • Suso chi è?
  • Sbaglio o Romagnoli ha un futuro come portiere?
  • Amare Calle sempre
  • Le curve vuote mi fanno tristezza, risolviamo.
  • #IoStoConSarri dalla prima, da sempre.
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