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Insigne vada dove prende più soldi ma lasci stare Totti e i progetti vincenti

Se Insigne sceglie di mostrare i panni in pubblico, dovrà avere la forza di reggerne le conseguenze. Non dimentichi cosa è successo a Immobile.

Insigne vada dove prende più soldi ma lasci stare Totti e i progetti vincenti

Premessa: ci dispiace parlare tra virgolette male di Lorenzo Insigne. Non se lo merita. E gli siamo affezionati. Per noi, Insigne resta sempre quello della punizione perfetta in Champions contro il Borussia Dortmund, sotto la pioggia, il calciatore che lo scorso anno ci ha deliziati con giocate sopraffine, che ha segnato un gol meraviglioso al Torino, uno splendido alla Juve, che ha incantato a San Siro, che ci fece vincere la Coppa Italia nella tragica serata di Ciro Esposito. Insomma, siamo legati a Lorenzo Insigne. È napoletano, è forte. È stato a lungo definito da Arrigo Sacchi il miglior talento della sua generazione.

Non siamo ingenui. Il calcio è soldi. Insigne, tramite il suo procuratore o comunque una persona a lui vicina – Fabio Andreotti – ha bussato a denari. Ha fatto sapere che l’offerta di rinnovo del Napoli non è piaciuta e ha usato le parole del momento, molto simili a quelle del fratello di Higuain. Progetto vincente e addirittura ha scomodato il modello Udinese. Frasi utilizzate – ovviamente a Radio Crc, la radio ufficiale dei procuratori – nel tentativo di far presa sui tifosi. Presa che, a leggere le prime reazioni sui social network, non sembra riuscita.

Due cose. Insigne ha il sacrosanto diritto di reclamare un aumento di stipendio a lui gradito e quindi di andare in una squadra dove gli possa essere corrisposto. Ma andremmo cauti a parlare di progetto vincente. Insigne al momento quel che ha vinto, lo ha vinto col Napoli. Ha 25 anni e il paragone con Francesco Totti non regge granché. Alla sua età, Totti aveva oltre 200 presenze con la Roma (Lorenzo è 131), aveva vinto uno scudetto ed era stato assoluto protagonista di un Europeo a suon di cucchiai, di assist e di gol (non con due comparsate). Insigne è forte ma non è Totti. Non lo è ancora. Potrebbe diventarlo (operazione non semplicissima), sta a lui decidere se provarci. Parliamo di un signore che ha segnato 248 gol in serie A, non bruscolini. A volte non ci rendiamo conto dei paragoni che facciamo.

Insigne deve stare attento. È un gran bel giocatore, sarebbe importante se restasse a Napoli. Ma deve sapersi gestire. È anche fragile. Il suo entourage deve fare i conti con la fragilità di Lorenzo che ha avuto non poche difficoltà quando è stato – nostro avviso ingiustamente – fischiato dal pubblico. Le trattative possono non conoscere regole, ma andrebbero condotte in privato. Mettere in mostra i panni sporchi potrebbe finire col danneggiare il solo Insigne. Non funziona che uno va a Radio Crc e si presenta una squadra con 90 milioni e uno stipendio da 10 milioni lordi. Poi se dovesse succedere che arriva il Barcellona, Lorenzo farebbe bene a fare le valigie. Sarebbe una irripetibile occasione di crescita. Bisogna però avere le spalle larghe. Il suo ex compagno Ciro Immobile, quando ha provato a misurarsi con l’Europa – quella vera -, ha fallito. Sia a Dortmund sia a Siviglia. Ora è alla Lazio.

Quando si intraprende una battaglia, bisogna preventivare tutto quel che può accadere e chiedersi se si è pronti a ogni eventualità.

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