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Per la nuova giunta di Roma, il nuovo stadio è una «gigantesca speculazione edilizia»

Le difficoltà per la realizzazione del nuovo impianto di proprietà del club giallorosso.

Per la nuova giunta di Roma, il nuovo stadio è una «gigantesca speculazione edilizia»

Il problema delle strutture non è solo napoletano. È italiano, e se ne stanno accorgendo gli americani a Roma. Anche e soprattutto alla luce dell’intervista rilasciata a Il Tempo da Daniele Frongia, vicesindaco e assessore allo Sport della Giunta Raggi. Per lui, che parla al nome della nuova amministrazione, è fondamentale «non trattenere il progetto un minuto di più del necessario. Stiamo lavorando con velocità e nei tempi previsti». Ci sono delle precisazioni da fare, però: «Noi vogliamo lo stadio purché si rispetti la legge. E per stadio di calcio, per l’Amministrazione Raggi intendiamo uno stadio di calcio. Questo è un intervento urbanistico e lo sport, il calcio, c’entra poco».

Il senso di questa frase è chiarito nel passaggio successivo dell’intervista e del pezzo in appoggio, in cui si spiega che l’86% dello spazio destinato al nuovo stadio equivarrebbe al 14% del progetto. Il restante 86% sarebbe destinato ad opere che con il calcio non hanno molto a che fare, tra negozi, alberghi e ristoranti. Esplica il concetto l’assessore all’Urbanistica scelto dal M5s, Paolo Berdini, che ha definito il progetto «una gigantesca speculazione edilizia in cui lo stadio è solo un pretesto».

«Lo stadio non è una nostra priorità – continua invece Froncia, parlando della possibilità che al progetto venga tolto il “pubblico interesse” -. Con Berdini, da quando l’amministrazione Raggi è stata eletta, abbiamo tenuto due riunioni di Giunta e non abbiamo mai parlato di stadio. E non è all’ordine del giorno delle prossime giunte. Non posso dire cosa accadrà a settembre, ottobre o novembre. Non posso escludere che l’etichetta “pubblico interesse” possa essere tolta, i sono problemi più importanti di cui occuparci ma ci muoveremo in maniera corretta, rispettosa della legge, con tutte le valutazioni e i pareri». La strada, insomma, è ancora in salita. Siamo in Italia, che è Napoli e pure Roma.

 

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