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Velotto, il ragazzo di Ponticelli che non andò al Recco, convocato per le Olimpiadi

Pallanuoto / Non lasciò la Canottieri per il Pro Recco, ora Velotto è stato premiato con la convocazione olimpica di Campagna.

Velotto, il ragazzo di Ponticelli che non andò al Recco, convocato per le Olimpiadi
Alessandro Velotto

Alessandro Velotto, il ragazzo di Ponticelli che ha rifiutato il lauto ingaggio offertogli più volte dal Pro Recco per restare fedele alla calottina della Canottieri Napoli e non tradire i compagni con i quali fa squadra dagli anni dell’adolescenza, ha vinto la sua battaglia: Sandro Campagna, il Ct che per temperamento e coraggio, ma non certo per l’entità del contratto, molto somiglia a Conte, ha sempre creduto in lui fin da quando, mingherlino, Ale, bruciando le tappe, esordì nella massima serie. Un anno dopo, cioè tre anni fa, arrivò la prima convocazione in Nazionale: era fatta, ma la consacrazione è arrivata con l’inserimento nel settebello che andrà alle Olimpiadi di Rio lasciando a piedi fior di campioni di grande esperienza ma logori nel fisico e certamente non motivati come il nostro Alessandro. Che ha fame e, giustamente, non è nei panni per la gioia.

Prima di partire, ha salutato i compagni al Molosiglio: l’unica faccia triste era quella del bomber Baraldi, anche lui avrebbe meritato di salire sull’aereo per il Brasile, ma Campagna lo ha lasciato a terra: si rifarà. Alessandro, invece, farà bene, ne è sicuro anche Mario Morelli il team manager della Canottieri che si batte per vincere la battaglia di mettere in acqua una squadra tutta italiana. Più ancora del Sassuolo del patron Squinzi che non ha certo i problemi di bilancio di un club che fa sforzi sovrumani per tenere fede al suo blasone e continuare ad allevare futuri campioni. Ma non può consentirsi passi falsi.

Uno scugnizzo di ventuno anni a Rio è una sfida nel segno del rinnovamento, ma Campagna l’ha fatta a cuor leggero perché sa per certo che Ale lo ripagherà andandosi a rubare tutti i palloni che capiteranno dalla sua parte senza aver paura dei colossi dell’Est con i quali dovrà misurarsi. Lo ha già fatto, qualche volta le ha prese ma spesso le ha date conquistandosi la stima degli stessi avversari.

La convocazione di Velotto, insomma, è l’epilogo di una storia di periferia bella ed edificante che nasce nella piscina di Ponticelli, una di quelle costruite nel dopo terremoto e affidate alla gestione dei circoli nautici dopo essere state vandalizzate. I genitori di Velotto, come quelli di Umberto Esposito, Biagio Borrelli, Alessandro Bernaudo in arte Babù e di Govanni Lanzetta, decisero di iscrivere i loro ragazzi ai corsi di nuoto per farli crescere in un ambiente sano dove avrebbero imparato a lottare per un traguardo giusto. Fu una scelta di puro istinto ampiamente ripagata, i ragazzi dimostrarono immediatamente di avere una buona predisposizione di base per la pallanuoto e non delusero i genitori, anzi con i loro progressi li incoraggiarono a tenere duro che significava accompagnarli ogni giorno da Ponticelli al Molosiglio. Un investimento di tempo e di denaro, ma nessuno se n’è pentito. Al resto hanno pensato i maestri, Enzo Palmentieri – il talent scout – Enzo Massa e, infine, con l’approdo in Serie A, l’allenatore della prima squadra, Paolo Zizza. Una carriera folgorante: quei ragazzi timidi che venivano ogni pomeriggio al Molosiglio hanno vinto il titolo italiano under 15 e under 20, hanno guadagnato la nazionale giovanile e, per chiudere, anzi per continuare, si sono viste spalancate le porte della prima squadra. Alessandro, sorriso splendente e fisico esploso in maniera prodigiosa dopo la “cura” in palestra che si è aggiunta ai faticosissimi allenamenti in piscina, è, insomma, la metafora felice dello sport povero che conquista finalmente la prima pagina ed esalta le sue origini: papà artigiano, mamma casalinga, una famiglia dignitosa e un sano entusiasmo sorretto dalla voglia di conquistare, nella vita e nello sport, un posto di prima fila.

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