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Andare a Dimaro e ricordarsi che il Napoli è forte

Travolti dal pessimismo cosmico dei tifosi del Napoli, autolesionisti fino al midollo, c’eravamo dimenticati quanto fosse forte il Napoli di Sarri.

Andare a Dimaro e ricordarsi che il Napoli è forte
Koulibaly

Dimaro. Il primo giorno del ritiro del Napoli ha avuto più volti. Dal tifoso che si è steso davanti al pullman del Napoli pur di ottenere l’abbraccio coi tifosi e si è conquistato una ribalta mediatica, a Callejon autore del primo gol della stagione, a Sarri generale sul campo che ha impresso ritmi alti da subito, a Reina assente, a Witsel, Pereyra e Candreva protagonisti del mercato, di quel Napoli di cui si parla tantissimo.

SARRI – Il generale ha salutato col braccio alzato il pubblico di Dimaro che gli ha tributato l’ovazione principale. Uno sguardo al drone, un altro ai suoi. Partita intensa. Il pallone viaggia, la sua sigaretta anche. Il leader di questa squadra, una squadra che sin dal primo giorno ha cominciato ad accelerare.

CALLEJON – Ha battezzato il Napoli 2016-2017 con un destro da venti metri sotto l’incrocio dei pali: l’unico gol della partitella. È alla terza stagione con gli azzurri, forse il miglior acquisto degli ultimi anni per rapporto qualità/prezzo.

KOULIBALY – È bello rivederlo correre in gruppo, al fianco di Jorginho, e rispondere sempre sempre sempre ai saluti di un bambino che grida il suo nome.

GRASSI – Esiste, lo abbiamo visto firmare autografi. C’è. Il centrocampista pagato nove milioni di euro e che non ha giocato nemmeno un minuto in quattro mesi di campionato. Esiste.

GABBIADINI – Guardarlo e ricordarsi che in Italia nessuno ha un centravanti di riserva come lui. Lui, invece, resta insensibile alle richieste di autografi dei bambini.

DUMITRU – Sì, c’è anche lui. Insieme con un De Guzman coi capelli arancioni che ha sfoggiato tiri niente male.

I PORTIERI – Reina non si è allenato, Rafael ha guardato da lontano la prima parte della partitella, Gabriel è tornato alla base, Contini sta provando, Sepe potrebbe diventare il numero due: cresciuto in casa, occupa una posizione importante anche in chiave Champions, considerando il nuovo regolamento.

IL NAPOLI – Fa un certo effetto guardare la squadra il primo giorno di allenamento. Bombardati dagli echi di calciomercato, storditi dalle lamentele dei tifosi, uno finisce quasi col convincersi che il Napoli è una squadra scarsa (ricordiamo, secondo posto in campionato e seconda fascia di Champions). Ci è tornato in mente “When we were kings” il documentario su Alì-Foreman, quando agli africani venne un colpo guardando Foreman scende dall’aereo. “È nero”, non potevano crederci, Alì lo aveva talmente dipinto come un angelo del male che solo un bianco poteva essere. Ecco, capita così anche a chi ingenuamente presta orecchio alla tempesta che accompagna il Napoli di questi tempi. Poi basta guardare una partitella, notare quanti talenti ha in campo – quelli già citati più, per fare qualche nome, Allan, Roberto Insigne (che ha colpito una traversa) – in attesa dei ritorni di quei compagni che hanno giocato Europeo e Coppa America, e ritrovarsi a dire: “però, siamo forti”. Prima di ritrovarsi travolto dal papponismo e dai deliri di mercato. Non sappiamo goderci quello che abbiamo.

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