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Il libro bianco sulla depressione femminile: il male di cui si parla poco

L’Osservatorio nazionale sulla salute della donna presenta alla Camera dei Deputati il libro bianco sulla depressione

Il libro bianco sulla depressione femminile: il male di cui si parla poco
Il libro bianco sulla depressione femminile

È la malattia più temuta dopo il tumore, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2030, sarà la malattia cronica più diffusa, eppure la depressione è una patologia ancora enormemente sottovalutata, persino dalle stesse persone che ne sono affette. Troppe volte assistiamo inermi ad episodi di cronaca che hanno la loro origine in questa terribile patologia, troppe volte i sintomi vengono sottovalutati, troppo spesso ci si gira ancora dall’altra parte di fronte ad essa.

Chi è depresso non vive semplicemente una giornata storta in cui è più triste, sfiduciato o irritabile del solito. Chi è depresso lo è per tutto il giorno, per più giorni di seguito, arriva a perdere la percezione della realtà, non prova più interesse per le attività che lo facevano stare bene, e neppure per quelle più basilari, come alzarsi la mattina, vestirsi, affrontare la giornata, prendersi cura dei propri cari. Chi è depresso ha spesso istinti autolesionisti, non ha più slanci affettivi, anzi.

La depressione è una delle esperienze peggiori che si possano provare nella vita: ci si sente senza speranza, trasparenti, impotenti di fronte alla vita e alle persone, privi di energia, isolati, anzi, l’isolamento sembra essere l’unico modo per sopravvivere, fino a quando non diventa eccessivo sopportare anche quello.

Come se non bastasse, i pregiudizi, la scarsa informazione sulle possibilità di curarsi, l’impreparazione (e la superficialità) di fronte al problema di una fetta ancora troppo grande del personale medico, che tende a sottovalutare spesso di avere di fronte un individuo depresso, fanno della depressione una malattia destinata a diventare una seria emergenza sociale, oltre ad un grosso peso economico per il servizio sanitario nazionale.

Una recente stima indica che le persone affette dalla malattia, in Europa, sono 164,8 milioni: il rischio, per le donne, di sviluppare tale disturbo, è doppio rispetto agli uomini. Non solo la depressione è ampiamente diffusa, ma è anche in continua crescita: rappresenta uno dei principali problemi nell’ambito della salute pubblica con un costo totale pari a 800 miliardi di dollari e con circa il 56% dei pazienti che non ricevono un trattamento adeguato. In un recente studio è emerso che trascorrono 23 mesi tra la comparsa dei primi sintomi e la decisione di rivolgersi a un medico, mentre il tempo che passa prima di ricevere una diagnosi è di 25,5 mesi. In Italia sono quasi 4.500.000 le persone depresse e le donne, rispetto agli uomini, ne sono coinvolte in una proporzione di 2:1. La depressione rappresenta una delle principali cause di invalidità temporanea e permanente, comportando un costo molto elevato in termini di risorse economiche e umane.

Per scuotere istituzioni, addetti ai lavori e popolazione, nelle scorse settimane, alla Camera dei Deputati, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) ha presentato i risultati di un’indagine sulla malattia e il primo “Libro Bianco sulla depressione”, una panoramica completa e aggiornata di tutti gli aspetti sociali, epidemiologici, clinico-diagnostici, preventivi, terapeutici ed economico‐assistenziali della depressione. L’obiettivo di Onda è di giungere finalmente alla definizione di un Piano nazionale che garantisca ai pazienti l’accesso a una diagnosi precoce, ad appropriati percorsi terapeutico-assistenziali e ad un’efficace rete di servizi territoriali.

L’indagine Onda, condotta su un campione di 1.004 soggetti (503 donne e 501 uomini) – insieme al Libro Bianco – evidenzia che la depressione si colloca al secondo posto dopo i tumori per impatto percepito sulla vita di chi ne soffre: il 58% del campione la considera una vera malattia, come quelle fisiche, da diagnosticare precocemente e curare, mentre una persona su quattro la ritiene una condizione mentale che non si può capire fino in fondo e con cui si può solo convivere.

Gli intervistati non indicano un fattore univoco come causa della depressione: essa viene percepita piuttosto come il risultato di un insieme di fattori diversi. Traumi (69%) e stress (60%) sono riconosciuti come le cause principali della malattia da chi ha già ricevuto la diagnosi, mentre chi non ne ha avuto esperienza ritiene che la depressione sia originata principalmente da una personalità emotivamente fragile (67%). Secondo il campione intervistato, i principali sintomi associati alla depressione sono di natura emotiva: pensieri negativi (69%), solitudine (67%), tristezza (63%).

L’impatto della depressione sulla qualità della vita è drammatico per il paziente e per tutta la sua famiglia, poiché incide sul funzionamento individuale e sociale della persona, riducendo la capacità di interpretare un ruolo “normale” nelle diverse attività in ambito familiare, socio-relazionale e lavorativo associandosi anche a disturbi di natura cognitiva, come la difficoltà a prendere decisioni e a mantenere la concentrazione.

La depressione costituisce la principale sfida per la salute globale del XXI secolo. Dal punto di vista economico rappresenta una delle patologie a più elevato impatto, anche a causa degli effetti che genera in termini di perdite di produttività. Negli Stati Uniti, essa rappresenta la principale causa di disabilità per gli individui tra i 15 e i 44 anni, generando circa 400 giorni persi per disabilità, più di ogni altra patologia fisica o mentale.

Il peso complessivo, tra depressione maggiore, disordine bipolare e distimia, ammontava, nel 2000, a 83,1 miliardi di dollari, di cui 26,1 miliardi di costi diretti sanitari, 5,4 miliardi attribuibili alla mortalità per suicidi e 51,5 miliardi di perdite produttività legate all’assenza da lavoro o alla ridotta produttività lavorativa. I risultati della review sistematica sul costo sociale della depressione evidenziano un costo diretto per paziente compreso tra 1.451 euro e 11.482 euro all’anno a seconda della severità e del contesto di riferimento. Il costo indiretto, invece, varia tra 1.963 euro e i 27.364. Il Libro Bianco Onda mette in evidenza che, tra i costi diretti, lo sbilanciamento tra il peso delle ospedalizzazioni per complicanze rispetto alle prestazioni di diagnosi e ai trattamenti farmacologici, suggerisce che modelli di presa in carico globale del paziente e percorsi ad hoc potrebbero sensibilmente migliorare la gestione della patologia.

È proprio il costo drammaticamente in ascesa – non solo in termini economici ma anche umani – di questa malattia che deve portare a tenere alta l’attenzione sul tema e a individuare le strategie più efficaci per combattere i pregiudizi, superare lo stigma e la discriminazione e garantire un adeguato e tempestivo accesso alle cure. Questo è l’obiettivo di Onda, che nel Libro Bianco dedica una sezione speciale alla depressione post partum, troppo spesso taciuta o negata e frequentemente non diagnosticata (anche perché sottostimata dalla stessa cultura medica) ma che colpisce circa il 15% delle donne. In particolare nel Libro sono chiamati in causa gli aspetti che riguardano i sentimenti di colpa, vergogna, inadeguatezza al ruolo di madre che si traducono in sintomatologie varie (insonnia, inappetenza, stanchezza), fino ai deliri veri e propri che producono atti aggressivi verso i figli o verso se stesse.

Non si parlerà mai abbastanza di depressione fin quando non si affronterà quello che spesso viene visto solo come un disturbo isterico e non come una vera e propria malattia, anzi, come la malattia del secolo. Quello dell’Osservatorio Onda è un primo passo: sensibilizzare al problema e farlo diventare un’emergenza sanitaria è l’unica strada per non piangere altre vite che col senno di poi avrebbero potuto essere salvate.

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