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Esposito: «Da Capri ho visto il calcio cambiare. Oggi un altro Marotta vuole l’oro di Napoli»

Intervista a Renato Esposito, proprietario dell’Hotel Gatto Bianco. Ci racconta Capri tra moda, turismo d’autore e pallone.

Esposito: «Da Capri ho visto il calcio cambiare. Oggi un altro Marotta vuole l’oro di Napoli»

Docente di lingua e letteratura tedesca, profondo conoscitore della storia dell’isola di Capri, Renato Esposito è il proprietario dell’Hotel Gatto Bianco, sorto nell’isola negli anni ’50 e diventato il simbolo della Dolce Vita. Con lui abbiamo fatto una chiacchierata su Capri e sull’evoluzione del turismo sull’isola e a Napoli, con qualche incursione nel territorio calcistico, poiché il professore è anche tifoso del Napoli.

L’hotel Gatto Bianco è un simbolo di Capri. Ci racconta com’è nato e qual è la filosofia di fondo dell’accoglienza che offre ai turisti?

«Il Gatto Bianco è un albergo legato alla Dolce Vita degli anni ’50, il periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale in cui si riprendeva a vivere. È stato un luogo molto amato da una determinata classe di persone che hanno creato la moda di Capri.

All’inaugurazione vennero personaggi come Pablo Neruda e Edwin Cerio, ma sono passati di qui anche Sophia Loren e Clark Gable. Fu anche il luogo preferito di Jackie Kennedy e Onassis, ai quali abbiamo dedicato una suite.

Manteniamo le caratteristiche del Capri style, con i maiolicati, le camere legate ai colori pastello della natura caprese, i quadri dei pittori dell’isola. Diciamo che mentre tutti gli altri alberghi si sono votati al minimalismo architettonico, la nostra filosofia è quella di avere uno stile e un’atmosfera tradizionali dell’isola, è per questo che siamo molto amati. Rappresentiamo lo spirito dell’isola. E per noi i clienti non sono numeri ma persone, protagonisti di un sogno, che è Capri».

Da dove nasce il nome dell’hotel?

«Negli anni ’50, mio padre e i miei zii decisero di allargare la pensione di famiglia e comprarono questo limoneto dove oggi sorge l’hotel. Vi trovarono una gatta bianca che aveva appena partorito. Ma il vero segno fu che il notaio che stipulò l’atto di acquisto del limoneto si chiamava Scannagatti e mio padre, molto superstizioso, scelse di dare il nome “Gatto Bianco” all’hotel. La cosa divertente è che nel corso dei miei studi ho scoperto che la maggiore opera del romanticismo tedesco, che ancora si studia nelle scuole, ha come protagonista un gatto bianco: un professore tedesco mio amico mi chiese una volta se l’albergo si chiamasse così in onore di questo gatto, ma mio padre aveva la quinta elementare, non poteva conoscere la storia tedesca. Però da noi c’è ancora lo spirito di quel gatto, beffardo, goliardico, un po’ irriverente, che continua a vivere attraverso di noi. Dalla nascita dell’hotel, comunque, un gatto bianco è sempre nostro ospite fisso. Oggi abbiamo Matisse, che è con noi dal 2006 ed è il nostro portafortuna. Oramai è diventato una star, ce lo contendono le maggiori maison della moda. Vengono a fotografarlo anche da fuori ed ha una storia particolare perché ce lo portò una mia cliente che lo trovò a Napoli, abbandonato dopo essere stato investito da un’auto: aveva nel karma la nostra isola, evidentemente. Tra gli alberghi italiani che hanno la parola “gatto” nel nome siamo i più famosi. In Cile ci hanno dedicato addirittura un vino».

Che tipo di turismo è quello che interessa Capri?

«A Capri – come a Napoli e Sorrento – stiamo vivendo il riflesso della particolare vicenda geopolitica internazionale del turismo. Napoli oggi è considerata una città sicura e perciò, anche se è triste dirlo, siamo avvantaggiati da una specie di rivoluzione turistica. Con il crollo del turismo in Turchia, Tunisia, Marocco ed Egitto, ne traiamo vantaggio noi. Capri, poi, è un mito globalizzato: ci sono tantissimi turisti taiwanesi e anche un fiorente turismo cinese».

Gatto Bianco

È un’inversione di tendenza che interessa anche Napoli, diceva…

«Sì, ho piacere di vedere come Napoli, che viene da un periodo in cui c’erano pochissimi alberghi e una scarsissima affluenza, presenti oggi il problema che spesso non si trova un posto libero per il boom turistico. Per circa 40 anni nessuno voleva venire a Napoli, erano tutti terrorizzati. Amo moltissimo la città, ho una grande conoscenza storica e architettonica di Napoli e posso dire che è una città bellissima.

Mi sono però reso conto che spesso i napoletani vivono senza alcuna conoscenza diretta del centro storico, soprattutto se abitano al Vomero e Posillipo, come se esistessero delle città nella città. Non conoscono i Vergini e Spaccanapoli, ma quella è la vera Napoli, la parte che va rivalutata ed organizzata».

Cosa manca a Napoli per essere in grado di accogliere in modo impeccabile i turisti?

«I mezzi pubblici sono la vera scommessa della città. Speriamo che la metropolitana presto parta da Capodichino. La metro di Napoli è la più bella del mondo, ne ho viste tante e posso dirlo: la fantasia e la bellezza della metropolitana napoletana sono uniche. Ma bisogna mettere in condizione i turisti che giungono senza macchina di poter raggiungere in pullman il Vesuvio o Baia o il Lago d’Averno, insomma di arrivare nei luoghi più belli della città. Per fortuna adesso, almeno, Capodimonte, con la navetta, è più vicina…».

Capri è una località turistica prettamente estiva, ma lei si è messo in testa di tenerla aperta anche d’inverno, è vero?

«Sì, sto provando a spingere gli operatori ad allungare la stagione turistica. Il fatto è che il cambiamento climatico porta a fare dei bagni bellissimi anche a novembre, più che in estate, e allora vorremmo allungare la stagione fino all’Immacolata e a Capodanno. Il problema fondamentale sono le grandi maison di moda da coinvolgere. Capri è diventata una specie di grande palcoscenico di lusso dove a novembre cala il sipario perché le grandi boutique chiudono ma stiamo promuovendo incontri per cercare di convincerle che si può lavorare anche a novembre, con un altro tipo di turismo, per godere dell’antico spirito di Capri che non è solo mare ma anche passeggiate e duemila anni di storia. Non si tratta solo di motivi economici che ci spingono all’inversione di tendenza: c’è anche la speranza che giungano sull’isola i gruppi cinematografici per cui Capri è molto richiesta, e che possano venirci anche a novembre. L’anno prossimo è qui che si girerà “1934” di Moravia, una grande produzione italo-francese. Speriamo di incrementare le possibilità».

Lei è un grande studioso della storia e dell’architettura caprese. Ha inventato la formula delle “passeggiate d’autore” per portare i turisti alla scoperta di una Capri insolita. Ce lo racconta?

«Le organizzo da venticinque anni, con varie organizzazioni, come Nesea e Kaire Arte. Le ho inventate perché avendo un rapporto quotidiano con il turista e una grande passione per la storia di Capri e avendo scritto tanti testi mi sono reso conto che c’erano una Capri di facciata e una Capri segreta. Fare l’albergatore per me non è solo vendere camere ma fare amare la mia isola dalle persone che ci vengono, così mi sono messo in strada per portare i turisti alla scoperta di angoli inediti e i tesori dell’isola.

Capri nasconde tanti segreti. Sartre, che amava l’isola follemente, diceva spesso che a Napoli e a Capri le pietre parlano, raccontano storie e che bisogna avere solo la sensibilità di capire il loro linguaggio: io sto cercando di decodificare il linguaggio delle pietre per condurre i miei clienti a far conoscere l’isola nella sua essenza. Un po’ come avveniva un tempo, quando i viaggiatori non si preoccupavano di arrivare ma di cercare, durante il viaggio, il luogo dell’anima».

Matisse

Lei è un grande tifoso del Napoli…

«Sono un tifoso del Napoli e risento tantissimo di quando i torinesi o i settentrionali offendono Napoli e il Sud. Per me è inconcepibile.

Nel mio hotel ho avuto tantissimi calciatori ma devo dire che è evidente una differenza generazionale: prima, la vecchia classe di giocatori, era formata da persone molto discrete, ora tutti i calciatori, indistintamente, hanno molto l’idea di essere delle star e non hanno uno stile di vita adeguato a degli sportivi.

In tanti sono venuti qui per la rassegna Vip Champion, e poi arrivano qui con lussuosi yacht, l’anno scorso scese anche Ghoulam, Capri è un’isola frequentatissima dai calciatori, che vengono presi d’assalto per gli autografi. Una curiosità: Capri è un luogo molto snob ma la prima persona che ha cambiato l’aspetto snobistico dell’isola è stata Maradona. Appena comprato, Ferlaino per paura di portarlo a Napoli lo fece soggiornare una notte al Quisisana e arrivarono migliaia di napoletani sull’isola. Fu la prima volta che si bloccò tutto e che ci fu uno spirito collettivo verso qualcuno di noto».

Cosa pensa della querelle Higuain? L’idea che passi alla Juve sembrerebbe essere tramontata…

«Sono tifoso del Napoli ma non sono un grande esperto di calcio, però alcune volte, vivendo in questo luogo, mi sembra di capire che ci sia dimensione scenica sotto gli occhi di tutti e che poi nelle retrovie si concludano davvero gli affari, lontano dai riflettori. Sono molto dubbioso sulla possibilità che resti a Napoli. Certo, un tempo Marotta scrisse L’oro di Napoli e oggi un Marotta torinese cerca di portarci via l’oro di Napoli…».

E De Laurentiis?

«Qui a Capri è molto popolare. In albergo ho avuto Ferlaino, sono amico di Naldi, ma tra i tre quello che ha più dimensione affaristica è De Laurentiis. Riesce a gestire molto bene l’affare Napoli. Però Napoli è una città che ragiona fondamentalmente di pancia, e un presidente deve tenerne conto: è facile passare in un attimo dalle stelle alla polvere».

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