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Essere Marek Hamsik

Essere Marek Hamsik

È il giorno di Marek Hamsik, e non solo per i tifosi del Napoli che in qualche modo ci sono abituati. È il giorno di Marek Hamsik un po’ per tutti, cose che capitano quando decidi di vincere una partita da solo ai campionati europei. In Slovacchia-Russia di ieri, è avvenuto più o meno questo. Un assist e un gol (meraviglioso), ma anche e soprattutto la gestione tattica della squadra e quella emozionale dell’intera partita. Hamsik è stato Slovacchia-Russia, semplicemente. Nel bene, e l’abbiamo visto. E anche nel male del finale: cala lui, si ritira tutta dietro la formazione di Kozak.

Già, Jan Kozak. Perché se Hamsik gioca una partita come Slovacchia-Russia, finisce che succede qualcosa anche dopo. Tipo che il tuo allenatore rilasci un’intervista, che poi finisce sui media di tutto il continente, in cui dice che un calciatore così, così come Hamsik, non dovrebbe giocare nel Napoli ma in una squadra ancora più grande. Andiamo oltre il nostro primo sentimento da tifosi del Napoli, che è giustamente e comprensibilmente quello che, semplicemente, ti incazzi. Però, se ci pensi, anche questo è un complimento: perché dice che il Napoli sta mantenendo in organico, ormai da nove anni, un calciatore che è più forte della media storica dei calciatori del Napoli. Che siamo riusciti a convincere, a modo nostro, un calciatore ad amarci fino al punto da non pensare di trasferirsi altrove, magari dove si gioca per più soldi o per vincere tutto ogni anno. Sono entrambe due cose vere, e sono entrambe due cose belle. Dette malissimo, in un modo che disturberebbe chiunque. Su questo non c’è dubbio.

Poi però arriva la terza cosa bella. Stavolta è detta bene, con i modi e soprattutto i contenuti giusti. Scaccia la rabbia e fa scattare l’orgoglio. Hamsik viene intervistato, e dice così: «Spero di restare a Napoli». Non difende la sua scelta, non risponde al ct. Dice la sua, semplicemente, sulla sua volontà per il futuro. Fa il calciatore e non il capopopolo, chiede fiducia e la otterrà ancora, per la decima stagione consecutiva. Perché si è meritato tutto questo, un affetto incondizionato e assoluto, con una fedeltà che nel calcio ha pochi emuli o precedenti. Abbiamo già scritto, sul Napolista (qui), di tutta la storia della sua non cessione. Di quanto pure lui, peggio di Kozak, abbia fatto incazzare qualcuno. Nello specifico Mino Raiola, che è riuscito con tutti dove ha fallito con Hamsik: convincere che non ci sia nulla che possa andare davvero oltre i soldi. Hamsik ha dimostrato per l’ennesima volta, ancora, dopo nove anni, che per lui esiste anche il famoso “altro”. E l’ha fatto a modo suo, magari pure sommessamente, anche in questa occasione. Noi siamo tra quelli che, a volte, vorremmo che lui arrivasse a note di tensione più alte. E invece Marek Hamsik ci ama così, e a noi non resta che tenercelo stretto con il sorriso e l’orgoglio. Il nostro rapporto con lui potrebbe finalmente insegnarci che l’amore può essere anche meno struggente di quello che Napoli canta da sempre. Un amore alla Marek Hamsik, un amore unico verso un calciatore unico. Hamsik è un grande campione, ma prima e soprattutto è un capitano. È il nostro capitano, quello che forse serviva a un ambiente così. Anzi, senza forse. E non c’è Raiola che tenga, e non c’è Kozak che tenga.

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