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I personaggi dell’Europeo: il Belgio di Wilmots, Lukaku e di Dries ‘Ciro’ Mertens

I personaggi dell’Europeo: il Belgio di Wilmots, Lukaku e di Dries ‘Ciro’ Mertens

Tre personaggi per ogni nazionale, tre brevi racconti per presentare le squadre che giocheranno il prossimo Europeo. Il Napolista decide di avvicinarsi così alla kermesse continentale, e parte ovviamente dal Belgio. I primi avversari degli azzurri, testa di serie, sono una delle selezioni più forti dell’intero tabellone. Ed è una forza recente, fatta soprattutto da un’incredibile fioritura di campioni. Noi ne sappiamo qualcosa con Mertens, che ormai conosciamo benissimo e abbiamo letteralmente adottato come napoletano ad honorem. Ma lo sanno meglio anche gli altri due amici che abbiamo deciso di raccontare velocemente. Il ct Wilmots e Romelu Lukaku, in passato accostato pure al Napoli come (eventuale) erede di Higuain.

Marc Wilmots

Prima del Mondiale 2014, il torneo in cui la generazione d’oro del calcio belga è tornato alla ribalta, l’ultimo gol dei Diavoli Rossi a un Mondiale era proprio suo. Wilmots era un attaccante di quelli importanti a metà, abbastanza da girare un po’ di squadre pure importanti (i tifosi interisti non ricorderanno con piacere la finale della Coppa Uefa 1997, lui era allo Schalke e segnò il rigore decisivo per i tedeschi) ma non tanto da essere ricordato come un grande campione. Poi, ecco la carriera da allenatore, ma in due step. Il primo è immediato, retaggio di un carisma importante già in campo: Wilmots di ritira nel 2002, l’anno dopo la panchina dello Schalke è giù sua. Arriverà anche quella del Sint-Truiden, ma durerà pochissimo. Perché il primo step finisce e sfocia in un’incredibile carriera politica con Mouvement Réformateur (Movimento Riformista), partito liberale dei belgi francofoni. Eletto senatore, rinuncerà alla carica e attaccherà pesantemente il movimento costituzionale. Una roba stranissima, tanto da meritarsi una citazione in un articolo del Guardian (questo) che passa in rassegna le carriere politiche degli ex calciatori. Quella di Marc Wilmots viene in qualche modo messa in un cassetto. Quelli con la chiave, perché è da dimenticare.

Poi, un fulmine a ciel sereno: nel 2009 è il nuovo allenatore in seconda della Nazionale, poi diventa ct pro-tempore e infine selezionatore a tutti gli effetti. I suoi meriti sono evidenti, e vanno al di là di un organico dal talento che esce fuori dal bicchiere. Intanto, due qualificazioni praticamente senza intoppi a Mondiali ed Europei, una doppietta che non avveniva dal biennio 2000-2002. Quando c’era ancora lui in attacco. E poi, la capacità di far diventare gruppo un insieme di calciatori multietnici (così come è multietnico il Belgio-nazione) e che non avrebbero mai convissuto tra di loro se non ci fosse stato lui. Che in un’intervista, appena diventato ct, disse candidamente: «La prima cosa è lo spirito di gruppo. Chi non rispetta il gruppo, vola dalla finestra. Chiunque esso sia». Il riferimento di quell’esso sceglietelo voi, che di campioni grandi e bizzosi Wilmots ne ha convocati in abbondanza. Due di questi sono qui sotto.

Romelu Lukaku

Un attaccante grande e sfortunato. O meglio, troppo poco grande nei momenti che contano per poter essere considerato davvero grande. È un recordman, Lukaku. Acquistato poco prima dell’esame di maturità belga e già considerato un messia salvifico per il Chelsea. Il club che lo preleva dall’Anderlecht nel 2011 e che gli resterà attaccato addosso peggio che un tatuaggio. Finisce, però, che Lukaku arriva a Stamford Bridge ed è ancora troppo presto. Tanto da finire in prestito, al West Bromwich Albion. Prima vince la Champions League, ma non gioca nemmeno un minuto e decide di non toccare nemmeno la coppa che Di Matteo e i suoi coccolano che nemmeno un cucciolo di dalmata laccato d’argento. 

Torna dall’Everton, estate del 2013, che Mourinho è sulla panchina del Chelsea. Giusto qualche momento condiviso, come il rigore decisivo fallito nella Suprecoppa Euorpea contro il Bayern di Guardiola, fanno capire a entrambi che lo spazio e forse la fortuna e forse il momento sono quelli che sono. Nuovo addio, all’Everton. Che gli affida le chiavi dell’attacco e lo fa esplodere, poi l’acquista a titolo definitivo e gli dà lo sprint forse decisivo per aspirare a un ruolo da protagonista in un top club. Insieme a tutto questo, l’esplosione del Belgio ma non di Lukaku. Che è stato centravanti dei Diavoli Rossi, titolare incontrastato, prima che venissero fuori Benteke, Origi, Batshuayi. Non ha sfruttato bene questo tempo di solitudine, e ai Mondiali ha toppato. Si ripresenta oggi, con una grande concorrenza che preme alle spalle e con 18 gol nell’ultima Premier. Ma pure con due soli gol in Nazionale nelle ultime 9 presenze. Non il miglior biglietto da visita per chi sogna un grande club. Magari il Chelsea, che in realtà non ha mai dimenticato. 

Dries Mertens

Non c’è bisogno di presentarci, grazie. Lo conosciamo già Dries, che abbiamo ribattezzato Ciro perché ci sembra un napoletano vero. Uno di quelli che gira per la sua città sempre a bocca aperta per quanto sia bella e sia sua, nonostante la conosca ormai a menadito. È un destino il suo, pure in nazionale: sempre convocato, sempre in testa alle scelte di Wilmots. Eppure, quasi mai titolare. Ai Mondiali, fu decisivo partendo dalla panchina. Sappiamo cosa vuol dire.

Come a Napoli, vive tra la luce e l’ombra che la spietata concorrenza gli permettono di cogliere. Se a Napoli ci sono Insigne e Callejon, nel Belgio ci sono De Bruyne, Hazard, Ferreira Carrasco. Poi ci sono quelli che non puoi togliere per una questione di equilibri: Witsel, Nainggolan, Dembelé. ovvero, i nostri Hamsik e Allan. Vecchia storia, Cirù. Ci sta poco da fare. Si è pure lamentato, negli ultimi giorni, perché stanco di partire sempre in panchina. Succede al Napoli, molto spesso. Succede quasi sempre pure in Nazionale. Il suo però è un talento che può sempre servire, soprattutto contro formazioni molto difensive in partite che si devono vincere a forza (Italia-Belgio?). Quindi, Mertens c’è e ci sarà. Alcuni tifosi del Napoli, proprio per lui, hanno eletto i Diavoli Rossi come Argentina d’Europa. Ovvero, la squadra da tifare al posto dell’Italia. Noi non siamo di questa parrocchia. Ma al tempo stesso, se potessimo scegliere chi far vincere dopo Insigne e compagni, forse sceglieremmo lui. Dries Mertens. Anzi, Ciruzzo.

 

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