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Bagnoli giocò con Nordahl: «Correva e segnava tanto, come Higuain. Il Napoli di Sarri mi ha divertito»

Bagnoli giocò con Nordahl: «Correva e segnava tanto, come Higuain. Il Napoli di Sarri mi ha divertito»

Lo scudetto al Verona, l’apice assoluto di una carriera nel calcio. Ma anche tanto altro, prima e dopo. Come allenatore, ad esempio, la prima storica vittoria di un club italiano ad Anfield Road, casa del Liverpool. Con il Genoa, mica cotiche. E poi, anche altra roba prima di quel 1985. Come calciatore, pur non di primissimo piano o livello: lo scudetto col Milan, da riserva, nel 1957.

Parliamo ovviamente di Osvaldo Bagnoli, mister indimenticato di un bellissimo Hellas campione d’Italia 1985. L’abbiamo raggiunto al telefono, perché oggi i suoi (bellissimi) 81 anni di vita e calcio (è nato a Milano nel luglio del 1935) valgono tantissimo. Bagnoli, sia pure solo per pochi mesi, è stato compagno di squadra al Milan di Gunnar Nordahl. Lo stesso Nordahl del record irraggiungibile cancellato ieri da Higuain. Gli abbiamo chiesto chi fosse, gli abbiamo chiesto di raccontarci di lui e di come potrebbe rapportarsi al calcio moderno e a Higuain. E lui, mister Osvaldo, ci ha risposto con ricordi lucidi e precisi di quel Milan in cui lo svedese era il capitano e lui un giovanotto. Era la stagione 1955-56, in quel Milan giocava anche Schiaffino: «Avevo vent’anni, ero un ragazzino e Nordahl era Nordahl. Un mito, un maestro. In campo, era uno che si faceva sentire dal punto di vista tecnico ma anche fisico. Era grosso, potente, ma non per questo si rifiutava di correre per la squadra e per i compagni. Giocava da centravanti, forse in maniera diversa rispetto a Higuain. Ma è il calcio a essere cambiato, fare paragoni tra una vita fa e oggi serve davvero a poco. Posso dire, però, che molto dipende dal sostegno che ti danno i tuoi compagni. Quello è fondamentale, soprattutto per un attaccante».

Higuain, con il Napoli, ha battuto il record del Pompiere svedese. Bagnoli lo sa bene, ha visto la squadra di Sarri. E l’ha giudicata, in positivo: «Ho visto tante partite, quest’anno, e devo dire che gli azzurri sono tra quelle che mi hanno impressionato e fatto divertire di più. Li ho molto ammirati nel corso del campionato». Ma anche sul parallelo (calzante, secondo chi scrive) tra questo Napoli e il suo Verona, il mister non si sbottona: «Guardi, le ripeto. Fare paragoni non mi va, parliamo di epoche diverse». 

Si torna su Nordahl che a Bagnoli è rimasto impresso. Soprattutto per un bellissimo aneddoto d’epoca: «Eravamo in ritiro con il Milan, era l’ultimo giorno prima di tornare in città, a Milano. Nordahl, che era il capitano della squadra, aveva fatto tutto il giro delle camere dei calciatori per raccogliere le mance da destinare allo staff dell’hotel che ci aveva ospitato. Io ero in camera col mio compagno, volevo contribuire anch’io. Lui mi disse di no, perché ero ancora troppo giovane. Non mi fece tirar fuori i soldi, fu un gesto che ancora oggi ricordo con affetto. Così come lo ricordo in campo. Una punta vera, di quelle brave a fare i gol. Sì, forse un po’ come Higuain». Esatto. Le leggende, del resto, hanno sempre qualcosa in comune. Anche se parliamo di un calcio che è cambiato, la palla entra in rete esattamente allo stesso modo. E quelli bravi restano bravi, in ogni epoca. Anche senza fare paragoni.

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