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I tifosi del Napoli disdicono Sky ma inneggiano all’articolo anti De Laurentiis pensando che sia di Marchetti

I tifosi del Napoli disdicono Sky ma inneggiano all’articolo anti De Laurentiis pensando che sia di Marchetti
Aurelio De Laurentiis (Ciambelli)

Il web – oggi è giorno di celebrazioni – è un universo straordinario. Ti consente di entrare a contatto con tantissime persone, di comprendere in maniera decisamente più approfondita le preferenze dei lettori e di intercettare il loro punto di vista. Noi ci occupiamo di calcio a Napoli e farlo con un sito Internet è un vantaggio. Certamente è più sfibrante ma – per chi ama il genere – ti catapulta in prima fila nella sfera degli istinti, delle emozioni e dei ri-sentimenti. Ci si imbatte in fenomeni che non approdano proprio né sul giornalismo cartaceo – decisamente il più obsoleto anche se conserva, soprattutto in Italia, una parvenza di autorevolezza non sempre giustificata – né su quello televisivo.

È il caso di un articolo erroneamente attribuito al giornalista di Sky Sport Luca Marchetti, articolo che negli ultimi giorni è stato molto letto e condiviso sui social napoletani. In realtà l’articolo condiviso, eccolo col seguente titolo: “Sky, la verità che smaschera De Laurentiis”, non è di Marchetti. Il suo articolo originale è questo, in cui c’è solo un passaggio dedicato al Napoli. Ma sui social tutti – compreso noi del Napolista – hanno creduto di commentare un articolo di Marchetti. In realtà è del sito optimagazine.com.

Una premessa è d’obbligo. Sempre sui social, ultimamente, è un fiorire di fotografie che immortalano la disdetta inviata a Sky Sport per la faziosità dei commenti, delle telecronache, per lo spazio minimo se non nullo concesso alle discusse decisioni arbitrali in favore della Juventus e in danno del Napoli. Sky Sport incarna quasi il male assoluto. I poteri forti che remano in direzione bianconera e tendono puntualmente a denigrare il Napoli. 

Ogni regola, però, ha la sua eccezione. E c’è solo un caso in cui i faziosi di Sky Sport conquistano l’applauso di tanti tifosi del Napoli. Ed è quando mettono sotto accusa Aurelio De Laurentiis. Lui sì il male assoluto, senza quasi. Tornato ad essere il principale responsabile – se non l’unico – della mancata vittoria dello scudetto. Ovviamente a causa del mercato di gennaio considerato largamente insufficiente. Gli stessi che ovviamente quasi scesero in piazza a settembre per il mancato arrivo di Soriano e che sono poi stati costretti a rimanere in silenzio fino alle prime difficoltà degli azzurri (che quest’anno sono arrivate tardino, a febbraio).

È questo passaggio, erroneamente attribuito a Marchetti, che ha conquistato i tifosi napoletani anti-De Laurentiis. Fondamentalmente stende il manifesto papponista e ne condensa il pensiero in un passaggio: In 10 anni, la struttura del Napoli è stata ed è Aurelio De Laurentiis che continua a commettere l’errore (di fondo) di credere che il calcio sia come il Cinema. Evidentemente, i conti in ordine da soli non bastano e non è vero che investire ingenti somme di denaro porterà il Napoli all’inevitabile fallimento, come terroristicamente ricorda De Laurentiis. Basta spendere bene ma spesso il Napoli non investe bene neanche i pochi soldi del budget e qui, inevitabilmente, si torna al problema della struttura societaria”. 

L’articolo – di optimagazine.com ma che sui social tutti hanno attribuito al giornalista di Sky, Marchetti – equipara Juventus e Napoli per il solo fatto che le due società sono state in serie B nello stesso anno, un decennio fa. Come se per un giorno Hannibal Lecter e un delinquente comune avessero diviso la cella. Decisamente diversi i due profili e le due storie. La Juventus, la stessa Juventus che fino a un’ora fa aveva vinto lo scudetto grazie ai favori arbitrali, diventa un esempio imprenditoriale da seguire. E grazie, verrebbe da aggiungere. Sorvola sulle differenze storiche – è come paragonare il Valencia al Real Madrid – la concessione di fatto gratuita che è stata fatta alla Juventus del suolo dove costruire lo Stadium, del merchandising, del bacino d’utenza. E potremmo continuare a lungo. 

Il punto del nostro articolo è un altro. Sono tutti quei tifosi del Napoli pronti a sposare persino il pensiero di chicchessia solo perché denigra De Laurentiis che ai loro occhi non è il presidente che li ha portati a essere il principale avversario dei bianconeri bensì l’uomo che non ha consentito loro di coronare sogni che avevano riposto nel cassetto dal lontano 1990 (c’era la lira e anche la Democrazia cristiana).

Tutto è perfettibile, e quindi anche il Napoli di De Laurentiis ovviamente. Detto questo, con tutti i limiti della struttura societaria (che noi definimmo la più efficace delle ditte individuali), i risultati raggiunti sono evidenti e fin qui superiori a Thohir e Pallotta per non parlare di Della Valle che in quattordici anni non ha ancora vinto nulla. È naturale – e non lo scopriamo noi – che il Napoli non sarà mai la Juventus. È la storia a dircelo. Il tanto osannato – oggi – Ferlaino nei primi dieci anni della sue gestione portò a casa una Coppa Italia, una semifinale di Coppa delle Coppe (allora non ancora coppetta) un secondo posto e due terzi posti (il terzo con Krol dopo 12 anni). Tante le contestazioni. Poi arrivò Maradona. E fu contestato, a lungo e in maniera violenta, anche dopo Maradona.   

L’altro giorno Mario Sconcerti scrisse che la Juventus riesce a vincere anche perché non ha una città alle spalle cui dover rispondere, si comporta come un’azienda e prende le decisioni migliori per l’azienda. Proprio come avviene in Fiat. A Napoli – come a Roma e a Firenze, e persino a Milano – è diverso. E una delle carenze di De Laurentiis sta proprio nella sua continua mediazione con l’ambiente che comunque non lo ama e mai lo amerà. Uno strizzare l’occhio che non conduce a risultati perché per il tifoso l’unico risultato è la vittoria, la vittoria perenne, e il presidente resta esclusivamente un signore che deve indebitarsi per consentire a lui di gioire. Posizione rispettabilissima, quella del tifoso, ma difficilmente conciliabile con quella di un imprenditore che ha fatto vivere al Napoli il secondo miglior periodo della sua storia. La speranza è che dopo di lui – perché anche la gestione De Laurentiis avrà una fine – il Napoli migliorerà; rileggendo la storia, il timore che sarà rimpianto è invece molto forte.    

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