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Porto e Confindustria, Salerno batte Napoli 2-0

Porto e Confindustria, Salerno batte Napoli 2-0

Se, per un miracolo che neanche il cardinale Bertone riuscirebbe a organizzare, anche la Salernitana di “sua prepotenza” Lotito si mettesse al passo e facesse punti per la salvezza, allora potremmo cantare tutti insieme il coro “Salerno uber alles”. Per scandire il verdetto di una superiorità per certi versi irritante della seconda città sulla prima.

La giornata di ieri, ad esempio, si è conclusa con un sonoro 0-2 ai danni di Napoli ma il risultato non ha mandato in crisi gli scommettitori tanto era scontato. La sfida, l’ennesima, ha affrontato, tra l’altro, due spaccati tradizionalmente ostici per i napoletani: l’assetto del porto e il posizionamento della maggioranza degli industriali di casa nostra che già avevano voltato le spalle a Vincenzo Boccia per appoggiare le deboli chance del concorrente emiliano Vacchi nella corsa alla successione del presidente Squinzi alla guida di Confindustria.

Per il porto la sconfitta è stata addirittura umiliante: Salerno (leggi il governatore De Luca) non ha dovuto sudare più di tanto per convincere il premier Renzi e il suo braccio destro Delrio a mettere un frego rosso sul progetto di unificare le due Authority: se passa, questo è il succo, Salerno sarebbe fatalmente costretta ad adeguarsi agli standard del tutto perdenti dello squalo napoletano pregiudicando il suo straordinario work in progress. In questo caso le cifre valgono più delle chiacchiere e delle promesse da marinaio, e il Governo ha accettato: per tre anni, ognuno andrà per la sua strada poi si vedrà. Per la serie, i panni sporchi ognuno se li lavi da solo. Sapevamo che sarebbe andata proprio così ma sorprende che il Governo non abbia speso una sola parola per il colosso in crisi: quando e come risolverà la crisi che da anni lo paralizza? Quando si porrà fine al regime commissariale che ha definitivamente azzerato uno dei polmoni vitali della economia meridionale? Quando verranno recuperati gli spazi interni – leggi capannoni – che strozzano ogni ipotesi di sviluppo? Quando inizierà il dragaggio e il risanamento ambientale che ha spostato – in larga parte proprio verso Salerno – il baricentro del traffico container determinando una crisi occupazionale che è appena agli inizi e promette sfracelli? Niente di niente, l’encefalogramma è piatto e allora tocca (ri)chiamare in causa il presidente della giunta regionale e chiedergli con l’urgenza imposta dalla crisi che sciolga questi e gli altri nodi in omaggio a una considerazione del tutto elementare: è giusto che Salerno difenda la sua autonomia virtuosa, ma al tempo stesso è profondamente ingiusto assistere senza battere ciglio al declino inarrestabile del porto di Napoli che, nonostante le macerie, ha ancora risorse da mettere in campo. A patto, però, che la plancia di comando e la barra del timone siano finalmente all’altezza del compito.

Poche ma sentite parole per la scelta degli industriali che hanno votato “contro” Vincenzo Boccia, dirigente fedele nei secoli alla Confindustria e abilissimo tessitore di strategie. Si dice che dietro la decisione ci sia la regia di Luca di Montezemolo e Antonio D’Amato: probabilmente è vero e tocca al nuovo presidente recuperare su questo terreno. Lui ne è consapevole e ha una storia che autorizza a credere che può farcela. Anche se la ruggine che si è accumulata potrebbe rendere vano il tentativo. Perché affonda nella zona melmosa del potere. E rivolta verso il futuro.

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