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L’ennesima eliminazione del Psg ci dice che Cavani ha fallito la sua missione

L’ennesima eliminazione del Psg ci dice che Cavani ha fallito la sua missione

Il quarto di finale tra Man City e Psg è andato com’è andato, con la prima storica qualificazione degli inglesi a una semifinale di Champions. E, ovviamente, con la clamorosa eliminazione di una vera e propria corazzata calcistica come quella parigina. Al contrario, avremmo potuto dire lo stesso, con un esordio assoluto tra le prime quattro per la squadra francese e un’uscita che fa comunque rumore come quella del (ex) secondo club di Manchester. Però, qui da Napoli, l’eliminazione del Psg è vissuta in maniera diversa. E a causa di un nostro ex. Ovviamente, parliamo di Edinson Cavani. 

Napoli, come potrebbe, non ha (più) nostalgia del Matador. Con il Gonzalo Higuain di questa stagione, è facile parlare in questo modo. Oggi siamo tutti d’accordo, ma non è stato così. All’addio del centravanti di Salto, come succede sempre in città, ecco la spaccatura in due fazioni: da una parte coloro che rimpiangevano Cavani, dall’altra i sostenitori assoluti dell’attaccante franco-argentino. Partiti fondamentalisti, dagli ideali incrollabili e incorruttibili. Almeno fino a che Higuain non ha deciso di iniziare a fare il fenomeno e a mietere un record dietro l’altro, riuscendo a superare Cavani per numero di gol in campionato in una sola stagione (siamo 30 a 29, il 13 aprile). 

L’addio di Cavani al Napoli, nell’estate del 2013, era anche comprensibile. Il Napoli aspirava a vincere lo scudetto, ma le squadre che lo volevano aspiravano invece a trionfare in Champions League. Per un attaccante classe ’87, quindi 26enne, la prima (e forse la terzultima se non penultima) grande occasione per salire al volo su un treno in corsa e provare quantomeno a giocarsi le proprie carte migliori nei tavoli più importanti dell’Europa calcistica. Aggiungendoci, in più, anche uno stipendio a dir poco congruo a questa ormai raggiunta dimensione internazionale. La scelta di Cavani ricade sui francesi del Psg, che prima e insieme a lui hanno acquistato Thiago Silva, Lucas Moura, Marquinhos, Verratti. Nel 2012, poi, era arrivato anche sua maestà Zlatan Ibrahimovic. Gente per vincere la Champions, senza mezzi termini. Anche perché la Ligue 1 non può bastare ad un club che in questa stagione, ad esmepio, ha chiuso i conti a metà marzo. E che in casa trionfa ininterrottamente dal 2013 (3 campionati più quello in corso, due Coppe di Lega e una Coppa di Francia). 

Tre anni, tre stagioni, tre tentativi. Tre eliminazioni ai quarti di finale. I primi due con il compare Lavezzi, quest’anno da solo. Edinson Cavani ha fallito la sua missione, senza se e senza ma. Non ha sfondato in Champions, non ha fatto il salto di qualità che si aspettava. Perché con il Napoli aveva raggiunto gli ottavi nel 2012, ed è quindi salito appena di un gradino in terra di Francia. E anche perché, nel frattempo, è dilagato anche un certo malcontento per la sua condizione di “secondo violino” accanto al dittatore assoluto Ibrahimovic. Uno che (anche giustamente) detiene il potere temporale e decisionale nell’attacco e nello spogliatoio di Blanc. Una roba del tipo “Qui comando io, io gioco centravanti e tu se vuoi fai l’esterno”. Andare via da Napoli per cercare di migliorarsi è stata un po’ una maledizione, soprattutto negli ultimi anni: partendo da oggi fino a tornare indietro a Ferrara e Cannavaro, ultimi grandi “vincitori” ceduti dal club azzurro, nessuno è riuscito a fare meglio di quanto ottenuto sotto il Vesuvio. Basti pensare per l’appunto allo stesso Lavezzi, finito addirittura in Cina dopo un’esperienza identica a quella del Matador.

I grandi campioni dell’era De Laurentiis si sono fatti sedurre dalla stessa sirena estera e sono rimasti con le mani vuote o quasi (la Ligue 1, specie se giocata con questo Psg, ha la competitività di un torneo dell’Est Europa), occupate al massimo da trofei di porcellana e, almeno questo, carte di credito riferite a un conto in banca bello lievitato. Ma fu vera gloria? Alle coscienze, quelle degli interessati e quelle di noi appassionati, l’ardua sentenza.

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