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L’assessore Daniele: «Da ex sindaco di Ercolano, dico che la camorra si combatte senza escludere nessuno»

L’assessore Daniele: «Da ex sindaco di Ercolano, dico che la camorra si combatte senza escludere nessuno»

È maledettamente nota la capacità di Napoli di cambiare faccia, colori e sostanze. E di passare dal bianco al nero, dalla gioia al dolore, dall’amore all’indifferenza quanto non all’odio. È storia consegnata ai secoli ma se a questo gioco partecipano anche i rappresentanti delle istituzioni e i campioni, forse troppo celebrati, della squadra di calcio impegnati a entrare nell’Europa del football e del business dalla porta principale, riesce davvero difficile amalgamare la frittata e renderla mangiabile.

L’ultimo week-end è stato esemplare: la ciliegina sulla torta l’ha messa Nainggolan ma alla preparazione hanno partecipato il premier, il sindaco, il prefetto, la candidata sindaco e chi più ne ha più ne metta la misura è obiettivamente colma. Come ha detto al Napolista Nino Daniele, che è stato il regista e prima ancora il promotore, del magico incontro tra il teatro di De Filippo, la musica d’autore e la città vera affamata di normalità e desiderosa di specchiarsi nel suo passato. Per risalire la china del baratro in cui è precipitata. Sono stati chiamati, con felice sintesi, “incontri di restituzione” nel senso che hanno riconsegnato ai cittadini il bello che è stato tolto loro e si sono svolti in sedi altamente simboliche: a Forcella in onore di Matilde Serao, al Borgo degli Orefici per Salvatore Di Giacomo, e il terzo nella cupa magia del cimitero delle Fontanelle. Nei tre incontri abbiamo vissuto emozioni fortissime che hanno ridato fiato alla città che crede ancora in sé stessa – come hanno detto Maurizio De Giovanni e il maestro Campanella, splendide voci narranti insieme a Nino Daniele e al suo staff, ma le buone intenzioni, al solito, sono durate lo spazio di un mattino. Salvo poi precipitare in Prefettura e nella coda avvelenata del corteo che avrebbe dovuto celebrare il 25 aprile. Valeria Valente è stata costretta a lasciare il corteo cacciata in malo modo dalla furia antagonista e i parroci hanno preferito restarsene in chiesa avendo fiutato, è il caso di dirlo, il peggio. È successo di tutto ma lasciamo parlare l’assessore alla cultura che ha le idee ben chiare in testa. E ha decisamente «preso le distanze dagli atteggiamenti che hanno costretto Valeria Valente ad allontanarsi dal corteo». A differenza, ma questo lo diciamo noi, del sindaco de Magistris al quale è stato rimproverato un eccesso di benevolenza preelettorale nei confronti del movimento.

Il giudizio di Daniele, però, è stato e senza appello nei confronti di Matteo Renzi e del suo ultimo blitz tra Napoli e Salerno. «Quello che è accaduto in Prefettura con l’incontro tra Renzi e i parroci della Sanità è molto grave. Li ha incontrato come capo del Governo o segretario del Pd? In entrambi i casi il comportamento non è esente da crisi. Se li avesse visti come segretario del partito invitando anche uno dei candidati – quello del suo schieramento – avrebbe dovuto farlo in un luogo non istituzionale». E, quindi, al riparo da ogni sospetto. La critica è ancora più severa quando l’assessore si rivolge al premier nella sua qualità. «L’incontro Renzi avrebbe dovuto organizzarlo a nome di tutto il paese dando a tutti la possibilità di prendervi parte e di interagire perché, e qui vale l’esperienza che ho fatto come sindaco di Ercolano, la lotta alla camorra e alle mafie impone di unire tutte le forze sane della società. È indispensabile, cioè, costruire un rapporto di fiducia tra magistratura, forze dell’ordine e cittadini».

L’ultima bordata lascia ancora di più il segno: «Chi ha maggiori responsabilità deve essere autorevole e credibile e questo, evidentemente, non è avvenuto. Avere dato l’idea che tutto fosse piegato ad un meschino calcolo elettorale è stato un passo falso. Può succede, ma sarebbe un gran segno di stile ammetterlo».

Come si dice, a buon intenditor poche parole.      

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