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L’Atletico Napoli di Simeone piacerebbe al pubblico del San Paolo? Ne dubitiamo

L’Atletico Napoli di Simeone piacerebbe al pubblico del San Paolo? Ne dubitiamo

Ieri sera, come tutti gli appassionati di calcio o giù di lì, guardavo Atletico-Bayern. Ho seguito perbene il secondo tempo, con i tedeschi riversati in avanti e i Colchoneros tutti dietro la linea della palla. A difendersi e basta, come se si stesse giocando a una porta. Nella mia infanzia, giocavamo così a un gioco che si chiamava “’a Tedesca”, senza apparenti motivi di affinità con la Germania. Ogni 3-4 minuti, inquadravano Simeone. Completo scuro, doppio taglio accentuato e una continua richiesta di sostegno al (bellissimo) pubblico del Calderon. A un certo punto, forse anche aiutato dalle note familiari dei Righeria (nemmeno nei loro ruggenti anni Ottanta hanno avuto un successo così) che provenivano dalle gradinate, mi sono immaginato il Cholo sulla panchina del Napoli.

Non saprei dire, a freddo, che sensazioni mi ha dato questa idea di futuro. Una roba utopica, perché Simeone è destinato all’Inter o ai top club “veri” (no, non sono la stessa cosa) qualora dovesse mai lasciare la panchina dell’Atletico. Non credo sarebbe una buona idea, soprattutto alla luce di quanto si è visto quest’anno. Alla luce dell’insofferenza che il pubblico napoletano, o una sua porzione variabile, sembra avere verso qualsiasi tipo di approccio, tattico e umano, alla squadra nel caso in cui non si vincesse almeno 3-0. E alla luce di un passato recente e meno recente, in cui tutti aspettavano e rispettavano il proprio turno di critica verso la proposta “provinciale” di Mazzarri e quella “internazionale” di Benitez. 

Un eventuale arrivo di Simeone a Napoli causerebbe la rottura con quella quello che si è dimostrato essere il dispositivo medio di Sarri, di cui abbiamo parlato abbondantemente e che potete approfondire nei due pezzi pubblicati ieri e oggi. Siccome Napoli è bipolare, proponiamo questo pezzo per i pro e quest’altro per i contro. C’è tutto il Napoli di Sarri, qui, ed è completamente diverso da quello che potrebbe costruire Simeone. Un Atletico Napoli che prendesse spunto dalle ultime edizioni dei Colchoneros, infatti, rifiuterebbe il controllo della palla e il gioco spumeggiante per abbracciare un calcio sparagnino, speculativo, forse anche brutto a vedersi. Lo leggi nei numeri: nel campionato spagnolo, l’Atletico è decimo nella classifica del possesso medio (49,3%), 16esimo nella precisione al tiro (il 43% delle conclusioni dei Colchoneros finisce nello specchio della porta) e appena quarto per quanto riguarda il numero di tentativi verso la porta avversaria. Secondo i dati, il Rayo Vallecano tira più dell’Atletico (452 a 436), che conclude in media 12 volte a partita. Il Napoli di Sarri conclude a rete 17 volte ogni 90 minuti.

Per capirci: se Simeone venisse al Napoli, avremmo tanti replay di Napoli-Carpi o Palermo-Napoli. Partite vinte col minimo sforzo, con la garra più che con gli schemi ben oliati di una fase offensiva sbarazzina. E senza goleade, of course: 59 gol in 35 partite di Liga (media 1,6), 8 partite in cui la squadra ha segnato 3 gol (più una da 5 gol) e addirittura 11 match vinti di misura, con un solo gol di scarto. Undici volte Napoli-Carpi, undici volte Palermo-Napoli o Napoli-Torino. Magari concedendo poco e nulla all’avversario (l’Atletico è la miglior difesa della Liga, appena 16 gol concessi), ma facendo una fatica discreta a segnare o anche solo a cercare di concludere verso la porta.

Impossibile, per il Napoli. Inconcepibile per una tifoseria e una tribuna mediale che pretende sempre il meglio dopo averlo toccato con mano più volte, negli anni passati e (soprattutto) nella stagione in corso. Dove i cali non sono ammessi, dove le riconferme post-secondo o post-terzo posto sono una cosa da dubbio amletico. Pensateci, a quest’Atletico Napoli con il Cholo che aizza il San Paolo e che vince, nella sua meravigliosa epopea, una Liga e una Europa League (con una finale di Champions e un’altra da conquistare). Bello, sicuramente. Però poi succede pure che finisci terzo in classifica, come l’anno scorso, a 16 punti dal Barcellona. O magari quinto, come il primo anno, stagione 2011/2012. Atletico fuori dalla Champions e Simeone confermato. Eresia.

Come sarebbe visto e giudicato un Atletico Napoli che gioca male, il più delle volte volutamente? Come sarebbe percapita una squadra che scende in campo per fermare l’avversario e poi, solo dopo, provare anche a vincere la partita? Simeone è questo, e il suo è solo un modo per provare a scrivere la storia sportiva di un piccolo grande club contro i colossi. C’è riuscito col tempo, con la fiducia cieca del suo pubblico. E soprattutto a modo suo. Tre cose che andavano concesse prima, magari senza pressioni, a Mazzarri e a Benitez. Se è stato fatto, è stato fatto male. Non ripetiamo lo stesso errore con Sarri, e pensiamo che a volte il meglio arriva per chi sa aspettare. Lasciamolo progettare, lasciamolo sbagliare. Attendiamo un attimo per giudicare. Proviamoci: scegliamo lui, ora che c’è lui, come nostro Simeone. Senza metterlo in dubbio. Fidiamoci di qualcuno, e oggi facciamolo con Sarri. Gioca anche meglio di Simeone, del resto.

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