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La Superlega è la Playstation che diventa realtà

La Superlega è la Playstation che diventa realtà

Chi è cresciuto con in mano un joystick Playstation, ricorderà la Master League. Un campionato fittizio di 20 squadre europee, il modo migliore per poter inserire qualche squadra di club nei vecchi Cd-Rom da 700 Mb che ospitavano le prime simulazioni di calcio vicine al realismo. Quello scenario da videogames, oggi, sta(rebbe) per diventare realtà, ed anzi è l’argomento numero uno per chi si occupa di calcio. Sta nascendo la Superlega, e sta succedendo proprio perché sono i club a volerlo. I grandi club, ovviamente: ieri il meeting segreto (?) tra le Big Five della Premier League, oggi la risposta tiepida ma comunque non totalmente negativa dell’Uefa. E poi le reazioni dall’Italia, dalla Spagna e le prime fantasie sulle squadre da invitare in questa sorta di lega Nba applicata al calcio europeo. 

Il Sun, che ieri ha sganciato la bomba dell’incontro a Londra tra i club più ricchi della Premier, ha pubblicato subito il primo “elenco eventuale” delle squadre da coinvolgere nel progetto: cinque posti assicurati per l’Inghilterra (ci mancherebbe), quattro alla Spagna e tre alla Germania e l’Italia. Le squadre? Facile individuarle: Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Schalke 04, Paris Saint-Germain. E, dall’Italia, Juventus, Milan e Inter. Sì, esatto. Il Napoli non c’è. E sarebbe davvero paradossale vedersi scappare dal piatto una “propria” idea, sostenuta da anni dal presidente Aurelio De Laurentiis. Il patron azzurro, praticamente a ogni intervista con , non fa altro che chiedere la famosa “mossa” al calcio italiano ed europeo, in modo da svecchiare i vecchi format competitivi ed allargare quella torta che oggi fa capo ai soliti noti. E invece, sempre secondo il Sun ovviamente, niente. Napoli fuori, almeno da una prima selezione. Il motivo è da ricercarsi in un blasone europeo che è nato solo recentemente e in una dimensione economica ancora troppo piccola rispetto ai big club europei: basti pensare che la seconda forza della nostra Serie A, appunto il Napoli, fattura come la 17esima in classifica in Premier League. 

Mettendo da parte toni e ragioni nostalgiche e di romanticismo calcistico, l’eventualità di una Superlega alternativa ai campionati nazionali, o comunque di un nuovo format d’accesso alla Champions, è uno scenario inevitabile. Non tanto per gli ingressi wild che si prospettano quest’anno tra Premier League (Leicester e Tottenham, prima e seconda in classifica) e Serie A (lo stesso Napoli e la Fiorentina), quanto per delle assenze che possono essere giustificate e giustificabili solo da un punto di vista sportivo. Il fatto che una tra Manchester City, Chelsea e Manchester United debba per forza essere assente nel prossimo tabellone di Champions, per quanto sia idea sportivamente “giusta”, rappresenta comunque un delitto sul piano tecnico e soprattutto economico. Oltreché di prestigio e competitività della stessa competizione. Ecco perché, allora, i club inglesi sarebbero interessati più a rivedere le modalità di accesso alla Champions o a “una” Champions, piuttosto che ad abbandonare la ricchissima Premier League.

Lo spiega Calcio e Finanza in un lungo ed esauriente articolo: il massimo campionato inglese è una vera e propria miniera d’oro, tanto che, dall’anno prossimo, anche la neopromossa più piccola guadagnerà 150 milioni di euro grazie alla sola partecipazione. Abbandonare un campionato dai diritti televisivi  più alti rispetto alla Champions sarebbe una follia. Non converrebbe nemmeno agli stessi club inglesi, che pur attratti dagli altissimi introiti di una Superlega europea, finirebbero per perdere milioni a palate per andare a giocare a Sunderland e Southampton. Molto diversa la situazione dei club italiani, che giocano in un campionato con minore appeal e quindi economicamente meno interessante della Premier: Milan e Inter soprattutto, che cercano nuovi soci e nuovi capitali freschi, saluterebbero un invito alla Superlega con mesi di ringraziamenti. Perché significherebbe rivalutare un brand appannato dagli ultimi anni di insuccessi sportivi e di aumentare nuovamente gli introiti. Stessa cosa anche per Juventus e Napoli, le squadre più vincenti degli ultimi cinque anni nel nostro Paese: l’ingresso in un grande campionato su scala continentale potrebbe aumentare i profitti e quindi assottigliare il gap con i top club europei. A dispetto, però e ovviamente, di una reale competizione su scala nazionale. A quel punto, un Chievo-Napoli che valore potrebbe assumere?

Ovviamente, tutte queste sono solo ipotesi e congetture basate sul niente. L’Uefa, infatti, ha già avvertito che «nulla potrà accadere prima del 2018». Ma se la federazione europea in qualche modo nicchia, pure gli altri paesi del Vecchio Continente sembrano ancora un po’ smarriti rispetto alle iniziative e alle notizie che giungono dall’Inghilterra: il Mundo Deportivo, infatti, ha pubblicato oggi un articolo in cui scrive che «sia Eca (European Club Associations) che Barcellona non sono al corrente del progetto della Superlega». Come dire: è ancora presto, andateci piano. Il contrario di quello che scrive il Sun: per il tabloid inglese, il regista del progetto Stephen Ross, proprietario dei Miami Dolphins, sarebbe già pronto a «girare l’Europa» in modo da contattare tutti i club più importanti e lanciare subito il progetto. Evidentemente, questo ricco signore è uno a cui piaceva tanto la Playstation ed era innamorato della Master League.

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