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Insigne è solo l’ultimo: la Nazionale di calcio non ha mai amato i calciatori del Napoli

Insigne è solo l’ultimo: la Nazionale di calcio non ha mai amato i calciatori del Napoli

Il Napoli e l’Italia, intesa come Nazionale di calcio. Un rapporto che già nasce difficile, dati i sentimenti meridionalisti, e quindi fondamentalmente anti-nazionalisti, che da sempre abitano le terre di Partenope. Un rapporto che oggi vive un altro momento di tensione, legato al caso-Insigne, e che ha avuto in realtà poche occasioni per rinsaldarsi in passato: solo quando veramente non si poteva fare a meno, infatti, l’Italia-Nazionale ha pescato nell’organico del Napoli. Ovvero quando il club partenopeo, risultati e albi d’oro alla mano, ha vissuto i suoi periodi di e da grande squadra. 

Un po’ la fine degli anni Sessanta, la seconda bellissima metà degli anni Ottanta. E poi oggi, of course. Dal ritorno in Serie A del 2007, il Napoli è ricomparso nelle liste dei vari ct azzurri dopo quasi un ventennio di assenza. L’ultimo calciatore azzurro prima del 2007 a vestire l’altro azzurro, quello più tendente al blu della Nazionale, è stato Fernando De Napoli. Italia-Germania, 25 marzo 1992: l’ultima partita di Rambo prima dell’oblio che si è concluso al ritorno in Serie A, settembre 2007, con la (sola) convocazione di Paolo Cannavaro per la sfida tra Italia e Sudafrica. Il vero nuovo esordio di un calciatore del Napoli in Nazionale è avvenuto due anni dopo, il 5 settembre 2009. Artefice del “miracolo” è Fabio Quagliarella, che insieme ai compagni Maggio e De Sanctis riporterà il Napoli pure ai Mondiali 2010. Quello in Sudafrica dista vent’anni da Italia 90, ed entrambi rappresentano un record: tre calciatori dell’organico napoletano nella lista dei 22 (poi 23) azzurri Italia. Per le Notti Magiche, si trattò di De Napoli, Carnevale e Ferrara; per le molto meno magiche serate delle vuvuzela, tocca al portiere di riserva De Sanctis e poi a Maggio e Quagliarella. 

Prima e dopo queste due edizioni di Coppa del Mondo, e ci mettiamo dentro anche le varie liste diramate per gli Europei, le cifre diventano (ancora) più basse: Cavanna, Casari, Juliano, Zoff, Bagni e Insigne per la manifestazione iridata; più Bellugi, Romano, Francini e ancora De Napoli, Zoff, Juliano, Maggio e De Sanctis per i vari tornei continentali. Poche presenze, considerando anche le qualifiche di portiere di riserva per Cavanna (1934), Casari (1950), Zoff (1966 e 1970) e De Sanctis (2010 e 2012) e pure i due Mondiali senza giocare di Totonno Juliano, “turista per caso sia a Inghilterra ’66 che a Germania ’74. Come dire: i giocatori per fare numero, che restano in panchina in attesa dell’occasione in campo.

Come per lo stesso Insigne nell’ingloriosa Coppa del Mondo 2014, una competizione a cui il Napoli si presentò come terzo club al mondo per numero di convocati, ben 13. Per Lorenzinho, 33 minuti da subentrato nella clamorosa sconfitta patita contro la Costa Rica a Recife del 20 giugno del 2014. La sua ultima partita in Nazionale prima dell’ostracismo di Conte e del pasticciaccio brutto dello scorso novembre, col ritorno a casa per curarsi da un infortunio e la rinuncia alla maglia azzurra per le sfide contro Belgio e Romania. Una cosa che Conte pare essersi legato al dito, tanto da pensare e ripensare sulla convocazione di Insigne anche in vista del prossimo Europeo. Il secondo miglior marcatore italiano della Serie A (dopo Eder, che proprio italianissimo non è), nonché miglior assistman della Serie A, sarà quindi forse costretto a guardarsi Francia 2016 dal televisore. Non sarebbe una novità, considerando la sua maglia azzurro-Napoli. Un colore che non è molto amato da chi si è trovato a fare le liste per la Nazionale. Lo dice la storia. E mai come questa volta, sarebbe un peccato.

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